ALTIERI, Marco Antonio
Nacque a Roma nel 1450 da Girolamo e da Nicola Capodiferro; nel 1472 sposò Gregoria degli Albertoni. Appartenente alla piccola nobiltà urbana, ben distinta dalla grande nobiltà feudale dei Colonna, degli Orsini, ecc., ricoprì numerose cariche pubbliche. Dal 6 luglio 1482 fu castellano della rocca di Viterbo ed in tale veste contribuì, nel 1484, a comporre una contesa sorta tra i principali esponenti di quella cittadina. Nel 1511,durante una grave infermità del pontefice Giulio II, i baroni romani più potenti, sotto la guida di Pompeo Colonna, tentarono una sollevazione, volta a restituire al Comune e alla nobiltà molti privilegi caduti nelle mani della Curia e del papa. L'A., che era allora conservatore del Comune, tenne in tali frangenti un contegno assai prudente e si fece promotore di un'iniziativa, che, di li a poco, ristabilitosi il pontefice, doveva riportare pace fra inobili ghibellini e quelli guelfi, con la suggestiva cerimonia di un generale giuramento in Campidoglio, che fu detto "Concordia dei baroni" o "Pax romana.. L'A., deputato del rione Pigna, pronunciò il discorso per la pacificazione. È doveroso aggiungere che altre fonti (il Giovio e l'Alberini), riprese, ad esempio, dal Gregorovius, lo annoverano, invece, tra i promotori della congiura antipapale. Nel 1525 divenne guardiano della Società dei Raccomandati all'Immagine del Salvatore di Sancta Sanctorum,di cui faceva parte da tempo e che s'occupava dell'amministrazione dell'ospedale omonimo. Di tale Società egli redasse il catasto e l'elenco dei privilegi, grazie e indulti. Nei giorni del Sacco di Roma (1527) fece parte dell'ambasceria inviata al conestabile Carlo di Borbone per evitare il sacco della città, ma fu trattenuto e maltrattato, e per la sua liberazione il figlio dovette sborsare 300 ducati d'oro. Questo episodio e la morte della figlia Alteria, sopravvenuta di li a poco, finirono per minarne la fibra. Morì a Roma nel novembre 1532 e il suo corpo venne sepolto nella chiesa di S. Maria sopra Minerva.
L'A. manifestò sempre una vivissima devozione per la tradizione secolare di Roma: un documento interessantissimo di questo amore per la sua città è l'opera intitolata Li Nuptiali,che dà una minuta relazione dei costumi romani dell'epoca e specialmente dei riti e delle cerimonie nuziali. Nei Baccanali,invece, raccolse scritture riguardanti per la maggior parte la storia dei suoi tempi, e particolarmente il pontificato di Giulio II. Fra di esse troviamo l'Avviso dello stato della città di Roma nell'infirmità di Giulio XI dato per M.A.A. all'Ill.mo signor Renzo di Cere; il Sermone fatto per M.A.A. quando si conciliaro li Baroni romani al Campidoglio; Forma' del gwramento presosi per li signori Baioni romani, riconciliandosi a tempo di Giulio II; Grazie riferite per M.A.A. alli SS.ri Baroni a nome dei SS.ri Conservatori e del S.P.Q.R.
Ma, accanto a questi scritti politici, v'erano anche tre novelle di tipo umanistico: La Religiosa, La Thoridea, L'Amorosa (le prime due smarrite con la perdita del codice archetipo della raccolta altieriana). È infine notevole il suo testamento, compilato nel 1513, nel quale l'A. raccomanda ai suoi figli e discendenti la conservazione delle sue opere, e fa voti, secondo un costume abbastanza diffuso nell'Accademia romana, perché essi prendano di anno in anno l'iniziativa di celebrare sul Campidoglio il Natale di Roma.
Li Nuptiali furono editi da E. Narducci, che li trasse da un codice della famiglia Altieri, e premise loro un'ampia notizia Intorno alla vita e agli scritti di M.A.A.(Roma 1873).
Le citate scritture politiche dei Baccanali furono pure da lui in gran parte riportate in tale notizia. La novella superstite, L'Amorosa,fu pubblicata da V. Zabughin, in Arch. d. Soc. romana di storia patria,XXXII (1909), pp. 3-62, preceduta da una breve notizia. Ciò che resta dei Baccanali è contenuto nel cod. Barb. lat. 4989 (antico LIV 75).
Bibl.: P. Giovio, Le vite di Leon decimo et d'Adriano sesto sommi pontefici, et del cardinal Pompeo Colonna,tradotte da L. Domenichi, Venezia 1557,cc. 147, 148; G. Amati, Pax romana,in L'Album.XIV (1847), pp. 267-268, 273-276; A. Reumont, Li Nuptiali di M.A.A., in Arch. stor. ital.,XX (1874), pp. 449-463, poi in Il Buonarroti,s. 2, IX (1874), pp. 336-349; D. Orano, Il Sacco di Roma del 1527. Studi e documenti, I. I ricordi di M. Alberini,Roma 1901, pp. 26-28; F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medio evo,XV, Città di Castello 1944, p. 201.