BONCIARI (Bonciario, Bonciarius), Marco Antonio
Nacque ad Antria, castello del contado di Perugia, il 9 febbr. 1555 da Mario (o Mariotto) e da Francesca di Massolo Puracci. Quantunque di umili condizioni familiari (il padre era calzolaio e pare si facesse gesuita dopo la morte della moglie), fu messo a scuola a Perugia all'età di otto anni, ma dovette ben presto tornare al paese natale per una malattia, e continuò gli studi nella più vicina Corciano. Conosciute le sue buone disposizioni dal cardinale Fulvio della Cornia, fu da questo accolto, nel 1567, nel seminario perugino da poco istituito. Compiuto il corso di lettere e filosofia, a diciannove anni il cardinale lo inviò per un biennio a Roma a perfezionarsi in latino sotto il Mureto, prima di affidargli l'insegnamento nel medesimo seminario: incarico confermato nel 1587, dopo un quinquennio di sospensione seguito alla morte del vescovo protettore, dal cardinale Antonio Maria Gallo.
Le già precarie condizioni di salute si aggravarono per la cecità divenuta completa verso il 1592, quando il B. non aveva che trentasette anni. Proprio allora il nuovo vescovo di Perugia, Napoleone Comitoli, lo chiamò al collegio internazionale di S. Bernardo (ora monastero delle benedettine di S. Caterina) da lui fondato, ed ivi il B. tenne cattedra, fra qualche contrasto con gli emuli, fino alla morte, sopravvenuta a Perugia il 9 genn. 1616. G. B. Artemio recitò l'orazione funebre.
Ciceroniano convinto (al punto di mettere nomi tulliani alla servitù) in anni nei quali il mito del latino andava declinando, agguerrito nei mezzi tecnici e con uno stile di facile andatura, seppe nondimeno far posto, costrettovi dagli argomenti trattati, a un certo rinnovamento lessicale, e trovò anche sul piano umano un compenso all'isolamento fisico determinato dalle infermità, proprio in un'attività indefessa in varie direzioni di letteratura e in una fitta rete di rapporti epistolari talora sollecitati con ambiziosa importunità. Figurano infatti, nel regesto dei corrispondenti, nomi di primo piano nella cultura di quel tempo: i cardinali Baronio, Bellarmino, Ascanio Colonna e Federico Borromeo, Bernardino Baldi, Ericio Puteano, Giusto Lipsio, Aldo Manuzio il Giovane, Fulvio Orsini, Gian Vincenzo Pinelli, Luigi Alamanni, Belisario Bulgarini, Francesco Benci, Giambattista Marino, Gaspare Murtola e altri; lo ricordano con onore il Lancellotti (L'Hoggidì, Venezia 1658, II, p. 415) e il Fioretti (Proginnasmi poetici, Firenze 1638, IV, prog. 1, 32, 39, 47, 57, 63, 65); tra le accademie alle quali fu ascritto si annoverano gli Insensati di Perugia (nel 1592, col nome di Oppresso) e gli Umoristi di Roma (nel 1611); tra i riconoscimenti pubblici, le chiamate a cattedre da Bologna, da Pisa, da Padova, e, forse, da Milano per la Biblioteca Ambrosiana.
Oltre ai volumi di lettere, che ne fanno uno dei più importanti epistolografi tra la fine del sec. XVI e il principio del XVII, si possono menzionare le seguenti opere, talune delle quali furono ristampate più volte: il De bello litteratorum, poemetto satirico con curiosa mescolanza di piani storici (Elio Donato e Guarino Veronese - le cui grammatiche il B. aveva pubblicato nel 1593 - sono cacciati da Roma per una congiura di pedagoghi loro rivali e riparano, dopo varie peripezie e difesi alla fine da un saggio somigliante all'antico Edipo - in cui non è difficile ravvisare lo stesso B. -, in Perugia, dove prendono stabile dimora); il dialogo Estaticus, che rimane, insieme col posteriore Ragionamento dell'accademicoAldeano di Niccolò Villani, l'unico trattato di poesia giocosa; il Thrasimenus (pubblicato postumo dal nipote), due centurie di "esempi" moraleggianti che si fingono narrati sulle rive del lago dai dipnosofisti accademici Tranquilli (tra i quali il Coppetta e il Caporali); e, in volgare, la Risposta a Giambattista Sacco circa il poetare in lingua latina (con interessanti giudizi sui poeti). Di tutte si danno qui indicazioni bibliografiche complete: Oratio Perusiaein seminario habita XVKal. Quint. 1587..., Perusiae 1587; Donati et Guarini grammaticainstitutio, Perusiae 1593; Introductionis ad artemrhetoricam libri IIex Cicerone potissimumdeprompti et adpuerorum usum accommodati, Perusiae 1596; Hieropylus,carmen de sacrisforibus a Clemente VIIIP.O.M.patefactis anno saeculariMDC, Perusiae 1600 (secunda editio..., Perusiae 1603); Oedipus,sive de bello litteratorum lusus, Perusiae 1603 (in successive edizioni anche con frontespizio diverso: Paedagogomachia sive de bello litteratorumapud AcademicosAugustos); Epistolae, Perusiae 1604 (editio secunda, esemplata sulla prima, Marpurgi Cattorum 1604); Seraphidoslibri III, Perusiae 1605 (svolge in esametri l'argomento dell'indulgenza plenaria ottenuta da S. Francesco alla Porziuncola; vi sono uniti altri scritti minori); Idyllia et selectarumepistolarum centuria nova,cum decuriisduabus, Perusiae 1607; Opuscula decem varii argumenti, Perusiae 1607 (morali, apologetici, critici e di varia erudizione; il secondo è un interessante raffronto tra lo stile di Plinio il Giovane e quello di Cicerone); Estaticus sivede ludicra poesidialogus, Perusiae 1607; Triumphus Augustus,sive de sanctis Perusiae translatis libri IV. Eiusdem alia poemata pia,moralia,iocosa, in Augusta Perusia 1610 (tra gli ultimi la Satyra adversus poetas); Sancti Caroli humanafelicitas oratio et alia, Perusiae 1614 (in fine la Risposta a G. Sacco... in cui si dimostrano l'eccellenza,la difficoltà ed il mododi poetare nella lingua latina); EpistolarumvolumenI,libri XIIad Neapolionem, Perusiae 1614 (con la data in fondo del 1613; dedicata al vescovo Napoleone Comitoli, è questa la maggiore raccolta di lettere del B., provveduta degli argomenti e degli indici; il secondo volume non apparve per la morte dell'autore); Pro poemate ludricroapologia tribus expositadisquisitionibusper epistolam, Perusiae 1615 (con la seconda edizione dell'Estaticus: è una risposta alle critiche mosse al De bello litteratorum); Thrasymenus siveanthologiae illustrium exemplorum decades duae, in Augusta Perusia 1641.
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