GINANNI, Marco Antonio
Nacque a Ravenna il 27 marzo 1690 dal conte Prospero e da Isabella Fantuzzi dei conti di Primaro, entrambi patrizi ravennati.
La famiglia paterna, d'antica origine ungherese e di tradizione ghibellina, dopo diversi trasferimenti s'era stabilita a Ravenna sullo scorcio del secolo XV con Michelangelo e Baldassarre, che vi aveva sposato un'Elisabetta della casata Rasponi. La famiglia materna era invece un ramo dell'importante ceppo bolognese, anch'esso a Ravenna dal secolo XV, e vantava allora, cugino del G., il noto cardinale Gaetano Fantuzzi. Un fratello cadetto del G., Giuseppe (1692-1753), fu naturalista, autore di importanti studi di ornitologia e altri temi zoologici, le cui opere edite gli ottennero l'aggregazione all'Accademia bolognese, e nel 1746 l'ascrizione della famiglia alla nobiltà romana; uno zio, l'abate cassinese Pier Paolo, fu un notevole erudito, autore fra l'altro di preziose Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati (Faenza 1769).
Persi i genitori in tenera età, il G. ricevette le cure dell'avo paterno, e la prima educazione nel collegio dei nobili di Ravenna; fu poi affidato ai somaschi del Collegio Clementino in Roma, dove studiò con profitto umane lettere e filosofia. Rientrato in patria si tuffò con entusiasmo nella vita culturale locale, divenendone uno dei pilastri. La sua attività letteraria ebbe inizio con saggi di poesia italiana (circa sessanta sonetti, in parte pubblicati in raccolte del tempo, e altre piccole cose) e con l'oratoria, per la quale l'attiva partecipazione alla vita amministrativa ravennate gli offriva frequenti occasioni: fin dal 1722 infatti era stato eletto tra i capi priori, e nel 1731 capo del magistrato dei Savi. Ricoprì queste cariche con onore e diligenza, fu più volte ambasciatore presso i legati apostolici di Romagna e fu parte attiva nelle questioni più importanti della pubblica amministrazione (i Ginanni avevano cinque seggi nel Consiglio, superati solo dai Rasponi con nove).
Tuttavia il G. dedicò l'impegno maggiore alle due accademie cittadine, quella dei Concordi e quella degli Informi, alle quali fu ascritto giovanissimo e dove si fece apprezzare con interventi frequenti e qualificati. Col tempo però si dedicò soprattutto alla seconda, della quale divenne protettore e mecenate: dal 1720 l'ospitò nel suo palazzo e nel 1729 ne fu acclamato principe perpetuo (rinunciò alla carica solo quando la sua salute declinò seriamente). Contribuì anche all'attività degli Informi con prose e rime, e ne presiedette regolarmente le riunioni. Frutto di questa attività furono alcune pubblicazioni: Nella elezione in protettore della città di Ravenna del cardinale Cornelio Bentivoglio legato. Ragionamento, Ravenna 1722; Prefazione per l'Accademia degli Informi nella erezione dellastatua nel pubblico palazzo al cardinale Giulio Alberoni, e Introduzioneall'Accademia degli Informi, mentre si eresse nella piazza pubblica la statua di Clemente papa XII (entrambe ibid. 1738); Dichiarazione del conte Marcantonio di Prospero Ginanni intorno a un monogramma (in A. Calogerà, Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, Venezia 1728-55, XLV, pp. 353 ss.).
Ma la notorietà postuma del G. è legata a una sola e importante opera specialistica, alla quale lavorò per anni nonostante i molti impegni, raccogliendo e organizzando materiale e informazioni; da appassionato di araldica, constatato che in Italia la disciplina era poco coltivata rispetto al resto d'Europa e priva d'una codificazione comune a tutte le regioni, decise di riempire la lacuna. Dopo aver sottoposto il suo lavoro manoscritto a un esperto, l'abate B. Collina, che ne fu entusiasta, pubblicò infine L'arte del blasone dichiarata per alfabeto con le figure necessarie per la intelligenza de' termini in molte tavole impresse inrame e tre indici, due delle voci in franzese, e latino, e uno de' nomi delle famiglie, comunità e società di cui sono l'arme blasonate (Venezia 1756), un sontuoso volume curato da G. Zerletti e corredato da 35 tavole di stemmi accuratamente incisi (25 per tavola).
L'opera, caratterizzata da una notevole precisione e concisione, con un chiarissimo corredo di indici poco comune ai tempi, è ancora assai apprezzata dagli specialisti (divenuta rara e ricercatissima, ne è stata fatta una ristampa anastatica, Bologna 1968).
Il G. sposò Alessandra Gottifredi, dell'illustre famiglia romana, da cui ebbe il figlio Francesco. Nel 1746, per solennizzare l'ascrizione della famiglia alla nobiltà romana, fece edificare una cappella alla Beata Vergine nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano, e incrementò l'estensione dei possedimenti familiari in quella località, ottenendo per i Ginanni il titolo di conti di Santo Stefano. Lavorò a un buon numero di altre opere, rimaste inedite presso la famiglia e, in copia, nella Biblioteca di S. Vitale. Nella prefazione de L'arte del blasone (p. 9) affermava: "io feci il Blasone di Ravenna, in cui sono tutte le arme delle famiglie ascritte alla nobiltà ravennate". Quest'opera è stata pubblicata con il titolo Il blasone di Ravenna e delle famiglie descritte alla nobiltà ravennate, a cura di G. Rabotti, Ravenna 1983.
Dopo la pubblicazione dell'opera la vita del G., priva di grandi avvenimenti, fu quella d'un colto gentiluomo di provincia del Settecento. Nel 1769 problemi di salute lo obbligarono a rinunciare alle attività pubbliche.
Morì a Ravenna nel 1770.
Fonti e Bibl.: Novelle della repubblica delle lettere (Venezia), XI (1739), 6, p. 45; P. Paciaudi, De veteri Christi crucifixi signo…, in A.F. Gori, Symbolae litterariae…, III, Florentiae 1743, p. 228; Storia letteraria d'Italia, III, Venezia 1750, libro II, cap. 9, pp. 189 s.; A. Pinzi, Appendix ad dissertationem de nummis Ravennatibus, Mediolani 1752, p. XXII; Novelleletterarie di Firenze, XVIII (1757), col. 423; XXII (1761), col. 17 (articoli elogiativi di G. Lami); P.P. Ginanni, Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati, I, Faenza 1769, pp. 355 ss.; C.G. Jöcher, Allgemeines Gelehrten Lexikon… Fortsetzungen und Ergänzungen…, II, Leipzig 1787, ad vocem; P. Uccellini, Dizionario storico di Ravenna, Ravenna 1855, p. 202; F. Mordani, Vite di ravegnani illustri, Torino 1879, pp. 184 ss., 263 ss.; M. Maylender, Storia delle Accademie d'Italia, III, Bologna 1929, pp. 277 ss.; P. Fabbri, Giuseppe e Francesco Ginanni…, in Bollettino economico della Camera di commercio, industria… di Ravenna, 1993, n. 1-2, pp. 83 ss.; Storia di Ravenna, IV, Dalla dominazione veneziana alla conquista francese, a cura di L. Gambi, Venezia 1994, pp. 40, 74, 122 n. 218, 366 s., 371 n. 95, 395.