ATTILIO REGOLO, Marco (M. Atilius Regŭlus)
Console nel 267 e nel 256 a. C. ed eroe della prima guerra punica, nel corso della quale portò audacemente la guerra in Africa, ove fu fatto prigioniero. Notissimo il racconto del suo supplizio dopo la volontariamente infruttuosa missione a Roma per trattare la pace.
L'identificazione iconografica di A. R. che nel passato ebbe maggior fortuna fu quella con l'effigie di una moneta che reca il nome di Livineio Regolo pretore e che talora non ha neanche questa scritta (tanto celebre il personaggio - congetturava il Bernoulli - da poter fare a meno della leggenda). Ma l'uomo imberbe dal naso aquilino e dal mento grasso di questa moneta è un pretore, che il nipote o il figlio L. Livineio Regolo - prefetto dell'Urbe nel 46-45 a. C. - volle celebrare nei suoi denarî.
Un chiodo, supposta allusione al leggendario martirio, nel retro di tre gemme (Cades, v: 133, 135, 136) ad una delle quali è stato poi apposto il nome dello sfortunato condottiero, costituisce anch'esso un debole elemento per l'identificazione. Si tratta di un uomo anziano, alquanto grassoccio, dai capelli tagliati a spazzola e col labbro inferiore un po' pendente.
Forse le gemme o forse le monete sono all'origine del nome di M. Atilius Regulus inciso in epoca moderna su un'erma di Brocklesby Park (Michaelis, n. 34) che raffigura un romano imberbe, coi capelli tagliati a spazzola, fronte calva, volto largo, naso aquilino, labbro inferiore prominente. Non è da escludere che l'attribuzione sia stata determinata (è ipotesi del Bernoulli) dal taglio dei capelli, ritenuto a torto elemento decisivo per situare un ritratto in epoca scipionica: in tal caso peraltro il personaggio sarebbe di una quarantina d'anni posteriore ad A. R. e sarebbe più logico pensare a Fabio Massimo o a Claudio Nerone.
Discende dalle monete pure la denominazione di A. R. data ad un'erma dalla base cubica, forse proveniente da Ercolano (Gerhard, n. 408): si tratta di un individuo dai capelli un po' arricciati, con volto pieno, naso diritto e collo grosso e corto.
Bibl.: E. Q. Visconti, Iconografia Romana, Milano 1818, p. 45; E. Gerhard, n. 408; J. J. Bernoulli, Röm. Ikon., I, Stoccarda 1882, p. 27; A. Michaelis, Ancient Marbles in Great Britain, Cambridge 1882, p. 231; H. A. Grueber, Coins of the Roman Republic, I, Londra 1910.