CROTTA, Marco Aurelio
Nacque a Genova il 23 giugno 1861 da Giovanni e Caterina Della Casa. A quattordici anni fu costretto ad abbandonare le scuole per le umili condizioni della sua famiglia e a lavorare in darsena come garzone e commesso di bottega. Avendo un'innata disposizione allo studio del disegno, riuscì ben presto a togliersi da un mestiere che non amava e a riprendere a studiare, incoraggiato ed aiutato da alcuni amici, primo fra tutti G. Campora, architetto e poi professore all'Accademia Ligustica di belle arti, con il quale contrasse amicizia fin dal 1878, e da estimatori competenti ed autorevoli della città di Genova come A. Allegro e A. D'Andrade, i quali lo spinsero a seguire i corsi dell'Accademia Ligustica. Conseguito il diploma di architetto, esercitò con fortuna la nuova professione, molto spesso a fianco dei Campora, con il quale, unito da un affiatamento quasi fraterno, portò a termine numerosi rilievi e progetti di restauro dei più noti edifici genovesi.
Il primo lavoro in cui si, rivelò fu il castello Figari a San Michele di Pagana presso Rapallo in stile neomedievale ligure. Ad esso seguirono parecchi altri lavori nei quali l'originale buon gusto si accompagna felicemente ad una sapiente applicazione dell'arte antica e medievale sulle orme di Viollet Le Duc da una parte e di Gino e Adolfo Coppedè dall'altra, nell'uso fortunato del nuovo stile liberty. Tra il 1879 e l'80 il C. compì in collaborazione con G. Campora il rilievo e il restauro del finto matroneo di S. Donato a Genova, misurato con mezzi di fortuna e con grave pericolo della propria incolumità: spetta al Campora la definizione del partito architettonico, al C. di quello decorativo.
Nel 1886 prese moglie dalla quale ebbe due figli. Dal 1894 fu professore all'Accademia Ligustica, dove insegnò fino alla morte che lo colse improvvisa a Genova il 16 dic. 1909 nel pieno dell'attività artistica.
Il C. fu un ottimo disegnatore e soprattutto per questa ragione fu incaricato dal D'Andrade, che a seguito del r. d. 29 nov. 1884 era stato nominato regio delegato per la conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria, di redigere i rilievi e i progetti di restauro di molti beni immobili e compì per lui moltissimi viaggi di ricognizione e di ispezione in territorio ligure-piemontese.
Intorno al 1890 elaborò i progetti per le cappelle mortuarie elevate nel cimitero di Staglieno di Genova per le famiglie Ottone, Gismondi, Liberti e Pratolongo e per il castello "La Perouse", costruito in stile medievale savoiardo a Chambéry su commissione di un signor Tardy. La sua profonda conoscenza dell'arte medievale lo fece collaboratore apprezzato del D'Andrade nei restauri del palazzo S. Giorgio e della cattedrale di Genova, dove, come direttore dei lavori dal 1894 al 1898, fece togliere le cappelle laterali seicentesche, costruite dopo il bombardamento francese della città del 1684 e ridonò al tempio, secondo il gusto dell'epoca, molta della sua primitiva, maestosa semplicità. I lavori continuarono fino al 1907 con il restauro e la decorazione delle volte. Partecipò, sempre a Genova, all'ultimazione dei castello De Albertis a Montegalletto, in puro stile medievale, e ai restauri dei palazzi Migone e Imperiale. A Sarzana disegnò con maestria e dovizia di particolari la maestosa fortezza di Castruccio Castracani, fornendo uno strumento di lettura a tutt'oggi tra i più validi al fine del restauro dell'intero complesso; a Rossiglione, in Valle Stura, trasformò, insieme al Campora, la chiesa parrocchiale. Sono interamente opere sue il palazzo Odero presso la funicolare di S. Anna a Genova, le palazzine Vianson a Pegli, Ottone a Chiavari ed a Torriglia, il castello Peirano a Rapallo ed il convento dei cappuccini a Quinto.
Vicepresidente della Società promotrice di belle arti, membro della Commissione conservatrice dei monumenti, oggetti d'arte ed antichità di Genova e della Società ligure di storia patria fin dal 1883, fu incaricato altresì di redigere i rilievi delle chiese genovesi di S. Stefano e, prima della sua demolizione, di S. Tomaso e si deve alla sua opera se ora, conosciamo l'esatta composizione planovolumetrica di quell'antico monumento romanico. Anche i rilievi e il primo progetto di restauro della chiesa genovese di S. Agostino furono eseguiti dal C. su commissione del D'Andrade come pure i lavori di sistemazione e restauro, condotti in collaborazione con Camillo Boito, della porta Pila, sempre a Genova, che si trovava, prima della sua ricomposizione sopra la stazione Brignole (1951), nel punto ove ora ha termine la via XX Settembre.
Lavorando a S. Agostino insieme al Campora e osservando lo spessore dei muri e la lunghezza dei monoliti dell'abside.1 il C. si accorse di essere sempre in presenza di una misura pari a cin 52 o a multipli o sottomultipli di essa. Ne dedusse che tale fosse la lunghezza del piede liprando che ebbe molta importanza nel sistema metricoitaliano. La misura gli fu confermata dai mattoni raccogliticci trovati alla badia di Tiglieto d'Orba, chiesa cisterciense del 1120, tra le più antiche in Italia, che rilevò e disegnò con cura a partire dal 1900.
Ma il progetto di restauro e la direzione lavori di porta S. Andrea, la porta Soprana dei Genovesi, sono forse l'opera che richiese al C. il maggior impegno di energie. I lavori, iniziati il 23 apr. 1900 a cura dell'impresario Franzone, vincitore dell'appalto e indicato dallo stesso C., e con l'assistenza di un signor Torsegno, stimatissimo capo d'opera dell'epoca, consistettero nella sottomurazione e nel consolidamento della porta e dell'intero muro di cinta adiacente e nella demolizione delle casupole addossate, donando l'attuale aspetto alla porta, che oggi è uno dei principali simboli di Genova.
Fonti e Bibl.: Genova, Arch. arcivescovile: Restauri del duomo di Genova (1898); Genova, Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici della Liguria: Arch. disegni, s. v.; Genova, Arch. stor. del Comune, scat. 1549/1-3; Torino, Museo civico, I. 3022 LT.: Fondo Crotta, disegni non catal.; Genova, Palazzo Rosso, Gabinetto dei disegni e delle stampe: Fondo Crotta, disegni non catalogati; F. Poggi, Necrologie..., in Atti d. Soc. ligure di st. patria, XLIX (1919), 1, pp. 56 s.; E. Marengo-C. Manfroni-G. Pessagno, Il Banco di S. Giorgio, Genova 1911, pp. 295-320; L. De Simoni, La chiesa di S. Tommaso Apostolo in Genova, Milano 1929, pp. 16 ss.; G. Piersantelli, Il mio maestro G. Campora, in A Compagna, V (1932), 9, pp. 4-9 passim; C. Dufour Bozzo, 11 marzo 1882-18 dic. 1914; le laboriose vicende della restituzione di porta S. Andrea a Genova, attraverso i processi verbali.. d. commissione, in Boll. d. Musei civici genovesi, I (1979), 2, pp. 22-29 e. passim; U. Thierne-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 169.