Vedi MARCO AURELIO dell'anno: 1961 - 1995
MARCO AURELIO (M. Aurelius Antoninus)
Imperatore romano. Nato nel 121 d. C. col nome di M. Annio Vero dal padre omonimo e da Domizia Lucilla, morto di peste nel 18o, probabilmente a Vindobona (Vienna), secondo altri nel campo militare di Sirmio (Pannonia Inferior). Fu adottato dall'avo paterno, che ne curò l'educazione, estesa, oltre che alla filosofia e all'eloquenza, anche alla pittura. Con la successiva adozione da parte di Antonino Pio nel 138 cambiò il nome in quello con il quale è storicamente noto; fu nominato Cesare nel 139, console nel 140 e nel 145; nel 146 ebbe la potestà tribunicia e l'imperio proconsolare. Sposò la cugina Faustina (v. faustina minore) morta nel 176 in Oriente, figlia di Antonino Pio, e ne ebbe 13 figli. Nel 161 successe a Antonino Pio e chiamò il fratello di adozione Lucio Vero a condividere il potere. Per la prima volta a Roma ci furono due Augusti. Durante tutto il regno dovette fronteggiare agitazioni, ribellioni e attacchi dei popoli sottomessi all'Impero: nel 162 la rivolta in Britannia, poi l'irruzione dei Catti, le questioni di confine con i Parthi che avevano invaso l'Armenia e la Siria (guerra affidata a L. Vero, 161-165; trionfo comune nel 166); più grave la guerra contro i Quadi e i Marcomanni, che giunsero sino ad assediare Aquileia. I mezzi per affrontare le guerre furono ottenuti anche con la vendita all'asta di tesori dei palazzi imperiali. Nel 167 riuscì a battere i Germani; morto nel 169 L. Vero, assunse personalmente il comando militare (nei suoi scritti si trovano tracce della sua ripugnanza alla guerra e insieme del suo alto senso del dovere verso lo Stato), stabilendo il campo prima a Carnuntum, poi a Sirmio. I Quadi furono battuti nel 170-171; ma la lotta contro i Marcomanni si trascinò sino al 175; il 23 novembre del 176 celebrò il trionfo e gli venne eretto un arco onorario a tre fornici ai piedi del Campidoglio verso il Foro (C.I.L., vi, 1014). Il personaggio che nei rilievi riferibili a quest'arco ed in altri, accompagna l'imperatore va, con tutta probabilità identificato in Claudio Pompeiano (v.). Nel 177 univa all'impero il figlio Commodo. Nei Colloqui con se stesso (Τὰ εἰς ἐαυτὸν), meglio noti come Ricordi, lasciò una forte impronta della sua personalità ispirata all'ascetismo del tardo stoicismo di Epitteto.
Si deve al concorso di varie circostanze, se l'iconografia di M. A. è tanto più ricca di quella degli altri imperatori: la lunghezza del suo regno, le varie e gloriose vicende, la spiccata personalità e il largo consenso che intorno a sè raccoglieva. Il suo ricordo durò sino all'età di Costantino, tanto che nei panegirici costantiniani vi si fa più volte riferimento e che, ancora nel tardo Impero, privati cittadini serbavano la sua immagine fra quella degli dèi penati (nascondendo forse sotto la venerazione dell'imperatore-filosofo i propri sentimenti di avversione al cristianesimo da M. A. rigidamente osteggiato: v. atenagora).
Il più antico ritratto di M. A. è quello sul tergo di una moneta di Antonino Pio con la leggenda Aurelius Caesar Augusti Pii filius consul designatus (139 d. C.), a cui si fa corrispondere un ritratto nel Palazzo dei Conservatori (Fasti Mod., i, 6) sul quale persiste tuttavia una incertezza di attribuzione fra M. A. e Lucio Vero. Col 140 d. C. (1° consolato) si inizia una monetazione propria affiancata da un ritratto di cui si conservano molti esemplari, il più noto dei quali è un busto del Museo Capitolino (Galleria 28). Tuttavia la insolita qualità del ritratto monetale fa supporre l'esistenza di un modello assai superiore agli esemplari rimasti e dovuto ad artista greco. M. A. giovinetto, men che ventenne, ha un volto pieno e ovale circondato da una massa di capelli ricciuti plasticamente trattati.
Il confronto con una serie monetaria (Cos. Des., ii) fa datare al 144 d. C. un ritratto inserito su una statua eroica già a Lansdowne House, ove una lieve barbula ombreggia il volto del futuro sovrano. Stilisticamente questi ritratti giovanili sono ancora fedeli ad una tradizione classicista adrianea. Nel 147 M. A. fu insignito della prima potestà tribunicia; in occasione della nascita del primo figlio egli era stato nominato da Antonino Pio corregnante. Fu allora probabilmente coniato un ritratto ufficiale riconosciuto in un gruppo di monete e di ritratti (Museo del Foro Romano n. 1211; Museo di Napoli busto n. 6091, testa n. 6094, ecc.) ove egli appare con un volto più affilato, la barba più pronunciata e l'espressione assorta accentuata dalla incisione delle pupille. Alle monete degli anni 153-7 corrispondono poi una testa del Museo Provinciale di Tarragona ed una al museo del Cairo. Nel 161 muore Antonino Pio. L'ascesa al potere del nuovo sovrano, affiancato dal fratello Lucio Vero, è sottolineata nella iconografia dalla creazione di un nuovo tipo: è il primo ritratto imperiale di M. A. e nei lineamenti profondamenti segnati, nell'intensità espressiva degli occhi prominenti, nel colorismo delle chiome e della barba traspare ormai lo spirito inquieto e patetico del nuovo imperatore (Museo Nazionale Romano n. 726; Dresda; Museo Capitolino, Salone 32; museo di Napoli n. 6092; busto loricato a Corfù opera di un artista greco, ecc.). Le monete del 164-6 riproducono il tipo rappresentato dai busti del Louvre n. 1159 e del Vaticano (Sala Busti 285) e dalla famosissima statua equestre in bronzo dorato nella piazza del Campidoglio.
Il pittoricismo delle chiome e della barba e le profonde ombre nel volto scavato si accentuano con i caratteri di un più intenso espressionismo nei ritratti posteriori con il busto del Louvre 1166 (circa 175 d. C.) e gli altri eseguiti nei brevi soggiorni romani dell'imperatore (negli anni 169 e 176-8), impegnato duramente nelle campagne germaniche (ad esempio il ritratto del Museo Nazionale Romano 688).
Ai ritratti dei primi anni del governo di M. A. si accosta un gruppo di opere provinciali eseguite da artisti o da maestranze locali, come il ritratto di Londra, ove M. A. è rappresentato nelle vesti di frater arvalis, il busto da Probalinthos (Louvre) e teste ad Alessandria, a Istanbul (da Ayvalik), a Gerusalemme (da Gerasa), ecc. Il busto aureo da Avenches (l'antica Aventicum, in Svizzera) non è riconducibile a nessun tipo noto; gli spiccati caratteri provinciali pongono quest'opera alla confluenza di correnti di arte barbarica e romana. Alcuni elementi attardati di gusto traianeo hanno reso problematica una datazione precisa; tuttavia talune peculiarità tecniche, come il taglio del busto, e taluni caratteri espressivi, come la fissità dello sguardo,hanno fatto pensare piuttosto ad un ritratto eretto probabilmente poco dopo la morte dell'imperatore (18o d. C.). Sappiamo del resto che anche a Roma, nella Curia, gli fu eretta, postuma, una statua d'oro. Da ricordare ancora fra i ritratti postumi la colossale testa da Acqua Traversa al Louvre e la statua, dal volto quasi del tutto abraso, nella Tomba dei Valeri (databile 180-190: M. Guarducci, Cristo e San Pietro in un documento precostantiniano della Necropoli Vaticana, Roma 1953, pp. 11-13).
Alla copiosa produzione ritrattistica del tempo di M. A. si accompagna una serie di rilievi onorifici, nei quali si sono riconosciuti i resti della decorazione scultorea dei monumenti eretti in memoria dei suoi trionfi e degli episodî del suo impero.
Al 161 appartiene la colonna onoraria in granito eretta ad Antonino Pio da M. A. e Lucio Vero nel Campo Marzio. La base quadrangolare marmorea di questa colonna, conservata ora nel cortile della Pigna (Vaticano), presenta in rilievo, su una faccia, l'apoteosi di Antonino e Faustina, su altre due scene di giostre militari e, sulla quarta, un'iscrizione. Le sculture seguono ancora moduli adrianei e appaiono il prodotto di un gusto accademico, quale traspare pure nella decorazione del tempio di Antonino e Faustina eretto nel Foro Romano pressocché nella stessa epoca.
I tre rilievi del Palazzo dei Conservatori, ove sono rappresentati una profectio-clementia, un sacrificio compiuto dall'imperatore e il suo trionfo, appartenevano probabilmente all'arco innalzato nel 176 all'incrocio del Clivus Argentarius con la Via Lata, per celebrare le vittorie sui Germani e sui Sarmati. L'avanzo di una quarta lastra fu riconosciuta dal Wegner in un frammento di rilievo con una testa di M. A. a Copenaghen (Gliptoteca Ny Carlsberg).
Altri otto rilievi di età aureliana furono impiegati nella decorazione dell'attico dell'Arco di Costantino. Essi illustrano scene della vita pubblica dell'imperatore (rex datus, prigionieri, adlocutio in castris, adventus, profectio, lustratio, congiarium, sottomissione di barbari) e vanno anche loro riferiti ad un monumento onorifico, che la Strong voleva il medesimo cui appartennero i tre rilievi capitolini, mentre il Wegner lo riconobbe più tardo e identificabile con un tetrapylon onorario databile dopo il 180 e probabilmente anche posteriore alla morte di Marco Aurelio. Si è pensato anche (Becatti) che gli otto rilievi decorassero invece le due facce di un arco d'accesso alla piazza con la colonna coclide e il tempio del divo Marco, monumenti eretti tutti nei primi anni di Commodo. Tale seriore cronologia è stata stabilita in base agli stringenti confronti fra tali rilievi ed i tardi ritratti imperiali e soprattutto con il monumento più noto: la colonna coclide (v. colonna, Colonna coclide istoriata, n. 2), ancor oggi in piedi al centro di Roma. Iniziata per decreto del Senato verso il 180 la Colonna Antonina non fu terminata che nel 192. Su una spirale di 23 giri, divisa in due parti da una vittoria, sono illustrate le due campagne, germanica del 171 e sarmatica del 173-5, secondo i moduli del rilievo storico iniziati dal più prossimo precedente di questo monumento, la Colonna Traiana. La base, già ornata di rilievi, fu radicalmente trasformata dell'architetto di Sisto V, Domenico Fontana (1589). La colonna culminava col gruppo di M. A. e Faustina. Il dissolvimento formale, di cui la scultura aureliana precedente aveva già mostrato chiaramente i sintomi, appare qui in uno stadio così accentuato da far porre questo monumento alla soglia di quell'epoca detta della "tarda antichità" (v.). La violenta pittoricità delle figure ottenuta mediante il solco inciso di contorno e l'uso del trapano, l'addensarsi dei gruppi senza nessuna misura "classica", ma secondo intenti illusionistici, l'espressiva sommarietà dei particolari, il significato dei prodigi illustrati secondo una sensibilità pateticamente spiritualista, sono il segno di una nuova realtà umana quale si era venuta concretando durante il lungo regno di Marco Aurelio.
Fra gli altri monumenti significativi del regno di M. A. si ricordano: il tetràpylon in onore di M. A. e L. Vero eretto a Tripoli nel 163-4; i colossali rilievi con scene di battaglia e figure allegoriche, ora a Vienna, provenienti da un monumento di Efeso, ove appare un forte influsso pergameno (161-165); una numerosa serie di sarcofagi con scene mitologiche o, particolarmente, con scene di battaglia; il tesoro argenteo di Marengo, ritratti imperiali e privati, mosaici, affreschi, quadri rinvenuti nelle varie regioni dell'Impero che godettero durante questo tempo di una tranquillità economica e politica che si sarebbe ben presto profondamente alterata.
Bibl.: P. v. Rohden-V. Arnim, in Pauly-Wissowa, I, 1894, cc. 2279-2309, s. v. M. Annius Verus; J. J. Bernoulli, Röm. Ik., II, 2, Stoccarda 1889, 1891, pp. 162-187; E. Strong, La scultura romana, Firenze 1923, p. 253 ss.; S. Aurigemma, L'Arco di M. A. a Tripoli, in Boll. d'Arte, XIX, 1925, pp. 554-570; M. Wegner, Die kunstgeschichtliche Stellung der Marcussäule, in Jahrbuch, XLVI, 1931, pp. 61-174; A. Levi, La patera argentea di Parabiago, Roma 1935; G. Rodenwaldt, Ueber den Stilwandel in der Antoninischen Kunst, in Abhandl. Preuss. Akad., III, 1935, pp. 1-27; G. Bendinelli, Il tesoro di argenteria di Marengo, Torino 1937; M. Wegner, Bemerkungen zu den Ehrendenkmälern des M. A., in Arch. Anz., LIII, 1938, pp. 155-195; id., Die Herrscherbildnisse in Antoninischer Zeit, Berlino 1939, pp. 33-47; 166, 210; P. Schazmann, Buste en or repr. l'emp. M. A. trouvé à Avenches en 1939, in Zeitschr. f. Schweiz. Arch. u. Kunstgeschichte, II, 1940, n. 2, pp. 69-93; W. Zwikker, Studien zur Markussäule, Amsterdam 1941; P. G. Hamberg, Studies in Roman Imperial Art, Upsala 1945; La colonna di M. A. illustrata a cura del Comune di Roma, Roma 1955: G. Becatti, La colonna coclide istoriata, Roma 1960, pp. 47-82.