BARBAVARA, Marco
Figlio di Ottaviano, segretario nella cancelleria del duca di Milano, e di Bianca Visconti, nacque verso gli ultimi anni del sec. XV. Studiò diritto a Pavia, dove fu alunno di Giasone del Maino ed ebbe condiscepoli l'Alciato, il Belloni, il Cotta, l'Arrigoni e altri giuristi lombardi, con alcuni dei quali collaborò più tardi alla compilazione delle costituzioni milanesi, ordinata da Francesco II Sforza. Nel 1512 fu ammesso nel Collegio dei nobili giureconsulti di Milano.
Contrariamente alle tradizioni della sua famiglia, i cui membri avevano preso parte attiva alla politica e all'amministrazione sotto i Visconti e sotto gli Sforza, il B. si dedicò inizialmente, per vari anni, alla professione forense, forse a causa delle mutate condizioni politiche dello stato. Tuttavia, con il ritorno di Francesco II, entrò anch'egli nella carriera amministrativa. Fu vicario di provvisione a Milano, poi funzionario e questore del magistrato delle entrate straordinarie del ducato e infine pretore a Novara, ove rimase per due bienni.
Creato senatore da Francesco II, svolse m tale qualità numerose missioni ed incarichi. Fu per due volte inviato dalla città di, Milano all'imperatore Carlo V; retatore in Senato di varie questioni di interesse generale dello stato; incaricato nel 1534 e nel 1535 di dirimere alcune controversie di confine tra Milano e il duca di Savoia; finalmente nominato membro della commissione per la compilazione delle costituzioni dello Stato di Milano.
Dopo la morte di Francesco II nel 1535, fu confermato senatore da Carlo V, impadronitosi del Milanese. Nel biennio 15381539 fu podestà di Cremona, che, come Piacenza, aveva diritto a un funzionario di rango senatorio. Il B. vi si distinse per un'accorta vigilanza del movimento ereticale - tanto da sollecitare ispezioni in luogo dello stesso governatore marchese del Vasto - e anche per l'energia nel difendere le popolazioni locali dai soprusi delle truppe che percorrevano in quegli anni il territorio milanese: il che gli guadagnò la riconoscenza dei cittadini, che concessero a lui e ai suoi figli ed eredi la cittadinanza cremonese (privilegio in data 4 dic. 1539).
Il 3 ott. 1541 il B. presentò a Carlo V, insieme ai colleghi senatori membri della commissione, il testo definitivo delle Constitutiones Domimi Mediolanensis, alla cui redazione aveva preso una parte di primo piano. Rivide, corresse e ordinò anche i nuovi Statuti di Vigevano, di cui fu relatore in Senato e che fece approvare nel 1543. Il 24 ott. 1550, in seguito alla morte del senatore Sacco, fu nominato da Carlo V presidente del Senato.
Il B. manifestò subito propositi energici: ma le condizioni politiche dello stato non consentivano ormai alle magistrature milanesi quasi nessuna autonornia e l'attività del B. nei due anni in cui fu a capo del Senato si esauri in una sterile rivendicazione dell'autorità e del prestigio delle istituzioni milanesi e dell'autonomia dello stato.
Il 10 marzo 1552 protestò per il divieto posto da Carlo V di commerciare con Lione: divieto imposto dal persistere del conflitto franco-spagnolo, ma dannoso agli interessi economici milanesi. In quegli stessi mesi, discutendosi il progetto del trattato di amicizia e alleanza difensiva tra Milano e i cantoni svizzeri, stipulato poi il 6 maggio 1552,il B. criticò severamente le concessioni a suo avviso eccessive fatte agli Elvetici. Pure nel 1552,essendo stati imprigionati a Cremona vari eretici, tra i quali Bartolomeo, Giovanni e Tommaso Maggi, il B. propose al governatore, Ferrante Gonzaga, di far partecipare al processo contro di loro anche il podestà, adducendo il motivo che il fermento di natura religiosa poteva sfociare in rivolta politica - "in seditione et desubedienza, in diservizio grandissimo di Sua Maestà" (cfr. Chabod, Per la storia,religiosa..., p. 245) - ma in realtà, essendo il podestà di Cremona un senatore, per tentare di far valere il principio dell'intervento del Senato anche in materia religiosa.
Il B. morì improvvisamente a Milano il 4 dic. 1552.
Fonti e Bibl.: Corrispondenza da Cremona e carteggio in qualità di presidente del Senato, in Arch. di Stato di Milano, Cancelleria Spagnola: Carteggio generale, ad annos. Altri documenti in Fondo di Religione,v. m., cart. 2115.
M. A. Nattae Orationes,Papiae 1552 (contiene una dedica al B.); E. Sacchetti, Vigevano illustrato,Milano 1648,1). 86;J. De Sitonis De Scotia, Theatrum equestris nobilitatis, Mediolani 1706, 1). 46;F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, II, 1, Mediolani 1745,COI. mq; A. Visconti, La pubblica amministrazione nello stato milanese durante il predominio straniero (15411796), Roma 1913, p. 7; F. Chabod, Per la storia religiosa dello Stato di Milano durante il dominio di Carlo V. Note e documenti,in Ann. del R. Ist. stor. ital. per l'età moderna e contemporanea, II-III (1936-37), pp. 99 s., 156-159, 239, 244 s., 249; Id., L'epoca di Carlo V, in Storia di Milano, IX, Milano 1960, pp. 205, 454.