Bechis, Marco
Regista e sceneggiatore cinematografico, nato a Santiago del Cile il 24 ottobre 1957 da madre cilena di origine svizzero-francese e da padre italiano. È uno dei registi più interessanti del cinema italiano contemporaneo per la sua costante riflessione su linguaggio e forma, nell'ambito di una produzione caratterizzata dal forte impegno politico e civile.Durante l'infanzia è vissuto tra Brasile (San Paolo) e soprattutto Argentina (Buenos Aires), dove ha poi studiato economia e lavorato come maestro elementare. Negli anni della dittatura militare argentina (1976-1983), dopo un periodo di detenzione, è stato espulso dal Paese (1977) per motivi politici e si è rifugiato in Italia. Stabilitosi a Milano, ha iniziato a occuparsi di arte, interessandosi di fotografia e realizzando installazioni video e fotografiche; ha anche trascorso lunghi periodi a New York, Los Angeles e Parigi. Nel 1981 ha frequentato a Milano la scuola di cinema Albedo, al termine della quale ha iniziato la sua attività di video maker. Dopo alcuni video sperimentali come Absent (1984) e Storie metropolitane (1988), ha firmato il suo primo lungometraggio, Alambrado (1991). Pur essendo arrivato al cinema quasi casualmente, B. ha mostrato sin dai suoi primi lavori un interesse specifico per un linguaggio filmico capace di visualizzare le forme del vissuto politico ed esistenziale dei personaggi. In Alambrado, una regione mitica dell'Argentina come la Patagonia (dove vive la famiglia protagonista del film) viene svuotata dei condizionanti cliché dell'immaginario collettivo per trasformarsi in una sorta di teatro immenso, all'interno del quale si muovono vari personaggi alla ricerca di un'identità. Nel mediometraggio girato in video Luca's film (1996), forse il suo progetto più personale, B. ha utilizzato materiali girati durante un viaggio compiuto con un amico, poi morto, che diventa un percorso alla scoperta di sé stessi e delle proprie scelte. Mentre nel suo secondo lungometraggio, Garage Olimpo (1999), che gli è valso numerosi riconoscimenti in vari festival internazionali, si ricostruisce il rapporto tra un torturatore e una ragazza imprigionata, durante la dittatura argentina, in un sotterraneo utilizzato come centro clandestino di tortura. La città di Buenos Aires appare drammaticamente sdoppiata: in contrapposizione con la sua normalità di metropoli affaccendata, affiora una dimensione segreta e tragica nella quale migliaia di prigionieri politici vengono torturati e uccisi. B. ha così riaffermato la possibilità di un cinema politico, evidenziando il conflitto tra un'esistenza individuale e l'appartenenza a una storia collettiva: tema, questo, ribadito in Figli/Hijos (2001), in cui una ragazza, figlia di desaparecidos, si pone alla ricerca del fratello e scopre che è stato adottato dai responsabili della morte dei genitori.
G. Noriega, La náusea, in "El amante cine", 1999, 90, pp. 21-22.
E. Siciliano, Cinema & film, Milano 1999, pp.153-55.
G. Valens, Garage Olimpo. Tous coupables, in "Positif", 1999, 470, pp. 41-42.
H. González, Procedimento, ironia, argentinidad, in "Kilometro 111", 2000, 1, pp. 141-45.