BIANCHI, Marco
Nacque a Correggio; la sua attività di pittore d'architettura e d'ornato è documentata a partire dal 1740. Il Bigi ha lasciato di lui una biografia molto estesa, ma scarsamente attendibile a causa di evidenti forzature.
La minuzia con la quale egli si accanisce nel tentativo di fornire una cronologia il più possibile circostanziata delle opere certe (collocate però entro un arco di tempo assolutamente inesatto: basti pensare alla nascita fissata al febbraio del 1636) fa sorgere il sospetto di una involontaria quanto pericolosa confusione tra due distinte biografie di artisti.
Maggiori garanzie offrono invece i dati, quasi sempre molto scarni, reperibili attraverso le fonti più antiche. Da queste sappiamo che la città di Modena, dove il B. insegnò architettura al collegio dei Nobili, divenne ben presto il campo d'azione più adatto ad esplicare quel discreto talento pittorico che gli procurò le successive commissioni decorative per la chiesa di S. Margherita (cappella di S. Diego), di S. Giorgio (cappella dell'Epifania, tuttora esistente), di S. Barbara (cappelle di S. Carlo, S. Anna, SS. Michele, Liberata e Francesco di Sales) ed anche l'incarico di dipingere a fresco architetture e prospettive nell'interno del casino Meloni, nei pressi di Carpi, a Villa Santa Croce.
Dall'opera del Gandini sui teatri modenesi si ricava una documentazione alquanto sommaria della attività scenografica del B., che dovette peraltro avere ben più numerose scritture.
A lui si debbono le scene per l'Ezio di P. Metastasio (Teatro Comunale, 26 dic. 1740), per il Vologeso re dei Parti di L. Leo (Teatro di Corte, carnevale 1750), per il Caio Mario di vari autori (dicembre 1751, ancora al Teatro comunale) e per La scuola delle cantatrici di G. B. Lampugnani (Teatro comunale, 28 dic. 1760).
Il B. morì, probabilmente a Modena, il 27 agosto 1765.
Del figlio Giuseppe dà notizia il Gandini (II, pp. 39, 212), pur senza fornire gli estremi cronologici della vita. Fu anche lui maestro di architettura civile e militare al collegio dei Nobili ed ebbe attività prevalentemente scenografica. Per il Teatro ducale di Modena allestì il Caio Mario, con la collaborazione di Giovanni Menabue (26 dic. 1774), e per quello del collegio di S. Carlo disegnò alcune scene insieme con il cavalier Fontanesi di Reggio (7 luglio 1781).
Fonti e Bibl.: G. F. Pagani,Le Pitture e Sculture di Modena, Modena 1770, pp. 33, 74, 77, 78; G. Tiraboschi,Biblioteca modenese…, VI, Modena 1786, p. 333; P. Zani,Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 43; F. De Boni,Biogr. degli artisti…, Venezia 1852, p. 102; Q. Bigi,Di M. B., in Atti e mem. delle RR. Deputaz. di storia patria per le prov. mod. e parm., VI (1872), pp. 421-423; A. Gandini,Cronistoria dei teatri di Modena dal 1539 al 1871, Modena 1873, I, pp. 60, 99, 106; II, p. 25; U. Thieme F. Becker,Künstler-Lexikon, III, p. 584; Encicl. dello Spettacolo, II, coll. 462 s.