BIGONGIARI, Marco
Nacque a Lucca circa il 1615, figlio di Vincenzo, musico della città, e suo allievo. Secondo il Pellegrini, è assai probabile che il B. sia stato il giovanissimo compositore dell'intermezzo satirico di F. Sbarra,Il disinganno, eseguito nel carnevale 1633 a Lucca nel Teatro de' Borghi. Entrato a far parte come musico soprannumerario della Cappella Palatina il 22 dic. 1636 (per il Nerici, fu eletto il 31 marzo 1637), il B. ne divenne ordinario nel 1643 e serbò tale ufficio per oltre quarant'anni, fino alla morte. Compositore assai stimato di musica sacra e drammatica - della quale, sembra, sia stato il primo nella sua città -, ebbe anche gl'incarichi di organista e maestro di cappella alla chiesa collegiata di S. Michele in Foro a Lucca e d'insegnante nel locale seminario di S. Martino. Il 15 nov. 1644, desideroso, forse, di miglior fortuna o d'approfondire la sua esperienza musicale, chiese licenza al Senato lucchese di potersi assentare dal servizio della Cappella Palatina per tre anni, senza perdere, tuttavia, il diritto al suo posto e allo stipendio. Ottenuta la licenza, egli fu assente, però, dal 1646 al 19 giugno 1650 (data del suo rientro in servizio, dopo il prolungamento, concessogli il 22 nov. 1649, fino a tutto maggio 1650), ma s'ignora dove abbia trascorso quegli anni.
Una lettera di B. Ferrari della Tiorba nel 1643 (citata dal Pellegrini) induce a supporre un soggiorno del B. forse a Venezia per interessamento dello stesso Ferrari, ma ciò non è comprovato da alcun documento.
Tornato a Lucca, il B. riprese a comporre con notevole successo per il teatro su libretti dello Sbarra, partecipando anche agli "applausi musicali" per le feste dei Comizi di Lucca, o delle "Tasche", del 1654 e del 1657. Nel 1654 venne anche rappresentata al Teatro de' Borghi, dal 3 febbraio alla fine del carnevale, l'opera Alessandro il vincitor di se stesso, che il B. scrisse in collaborazione con A. Cesti per la versione lucchese quasi nuova dello stesso libretto dello Sbarra, già musicato dal Cesti e rappresentato a Venezia nel 1651 al Teatro dei SS. Giovanni e Paolo. L'opera riscosse grandi consensi e fra gli interpreti eseguì il ruolo di Apelle un certo Francesco Bigongiari, forse fratello del musicista. Il 19 luglio 1655 fu concessa al B. una nuova licenza per un anno, dal giorno della partenza, senza stipendio. Ancora attivo per molti anni nella sua città, il B. vi morì il 31 marzo 1686.
Delle sue musiche, sono conservate presso l'archivio della famiglia Puccini a Lucca solo due Messe, una a otto voci sopra il madrigale Mentre qual viva pietra di L. Marenzio, e l'altra a sei voci.
Risultano perduti, invece, i seguenti lavori drammatici (oltre a quelli già citati), composti quasi tutti su testi dello Sbarra: Gli amori di Bacco, "intermezzi" di grande successo (Lucca, Teatro de' Borghi, 6 genn. 1643); Erminia (ibid., gennaio 1644); La verità raminga (Lucca, Teatro del Seminario della cattedrale, 25 febbr. 1650. Secondo il Pellegrini, quest'opera sarebbe di dubbia attribuzione al B., assente in quel periodo da Lucca); La moda (ibid., 8 apr. 1652, in collaborazione con il fratello Giovanni); La tirannide dell'interesse, "tragediapolitico-morale" (Lucca, Teatro de' Borghi, 5 febbr. 1653; ripetuta nel 1658 e nel 1668); La libertà trionfante (testo di L. Breni, ibid., Giornata prima delle Tasche 1654); L'invidia abbattuta (testo di C. Altogradi, ibid., Giornata prima delle Tasche 1657); La corte, "dramma morale rappresentato in musica per intermezzi" (ibid., carnevale 1657); La forza dell'opinione (Lucca, Teatro del Seminario della cattedrale, carnevale 1658); La fortuna esecutrice dei decreti di Astrea (ibid., 28 marzo 1658, per l'ingresso in diocesi del cardinale G. Buonvisi).
Fratello suo fu Giovanni, nato a Lucca circa il 1617. Sacerdote e musicista, nel 1648 fu nominato maestro di cappella del seminario di S. Martino e tale titolo, che ebbe per primo, indicò da allora anche il maestro di cappella della cattedrale, essendo questa la stessa del seminario. Cappellano beneficiato del seminario, qui Giovanni si dedicò soprattutto all'insegnamento della musica; verso il 1650 risulta essere anche violoncellista. Come compositore, oltre alla collaborazione con il B. per l'opera sopra citata La moda (1652), si ricorda di Giovanni soltanto un "motto" (motetto) scritto per la Coronazione del Volto Santo (12 sett. 1655) e nulla altro. Sostituito nel suo ufficio dal sacerdote G. Papera il 10 febbr. 1689, Giovanni morì a Lucca verso la fine del 1692.
Bibl.: D. A. Cerù,Cenni stor. dell'insegnamento della musica in Lucca..., Lucca 1871, pp. 58 s.; L. Nerici,Storia della musica in Lucca, in Mem. e doc. per servire alla storia di Lucca, XII, Lucca 1880,passim (v. Indice, p. 432); A. Pellegrini,Spettacoli lucchesi nei secc. XVII-XIX,ibid., XIV, ibid. 1914, pp. 71-161,passim; U. Rolandi,Spettacoli musicali per la funzione delle "Tasche" in Lucca, in Boll. bibliogr. music., VII (1932), n 1, p. 32; C. Schmidl,Diz. univ. dei musicisti" I, p. 184; Suppl., p. 100; Encicl. dello Spettacolo, II col. 507; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 262.