Vedi BRUTO, Marco dell'anno: 1959 - 1994
BRUTO, Marco (Q. Caepio Brutus, nato M. Iunius Brutus)
Ardente fautore della repubblica, dopo aver parteggiato per Pompeo ed essere stato perdonato da Cesare, partecipò attivamente alla congiura delle Idi di Marzo e, dopo la morte del dittatore, tentò invano di restaurare gli ordinamenti passati. Sconfitto a Filippi da Antonio ed Ottaviano, si dette la morte.
L'effigie di B. minore ci è nota attraverso quattro serie di monete, coniate durante la guerra civile, posteriori alla morte di Cesare. Si tratta di due aurei, un denaro e una moneta di bronzo: il primo aureo fu coniato da Pedanio Costa, di cui reca il nome, e mostra al rovescio il ritratto di Lucio Bruto, il primo console; il secondo aureo ha sul rovescio il nome di Servilio Casca Longo ed un trofeo; del denaro, coniato da Pretorio Cestiano, con nel rovescio due pugnali incrociati ed il berretto frigio e la scritta eid(ibus) mart(iis), parla anche Cassio Dione (xlvii, 25); la moneta in bronzo, coniata in Macedonia e molto rara, non reca il nome di B., ma la sua effigie è riconoscibile per la notevole rassomiglianza con i tipi che abbiamo elencato, i quali tra loro corrispondono molto bene.
Il viso di B. è ossuto, la fronte è bassa, la bocca sporge in avanti e le labbra sono tumide. Folti capelli circondano la testa ed una peluria un po' rada (la barba lasciata crescere in segno di lutto dall'inizio delle guerre civili) copre le gote ed il debole mento.
I varî tipi non si basano sullo stesso modello: dalle altre effigi si distingue particolarmente quella incisa sull'aureo di Casca Longo: i capelli sono folti e disordinati e scendono sulla fronte e sulla nuca; le sopracciglia sollevate e l'abbondante capigliatura dànno un che di disordinato e di selvaggio a Bruto. Il Vessberg pensa che il modello di cui l'artefice si servì sia di poco anteriore alla battaglia di Filippi e rifletta la piena maturità di Bruto. Le altre due effigi che compaiono nell'aureo di Pedanio Costa e nel denaro ci mostrano un B. più giovane. Non è escluso che esse si siano ispirate a due diversi modelli, magari ambedue di un periodo anteriore a quello della morte di Cesare. La moneta di bronzo macedone ci mostra B. senza barba; questo ritratto proviene da un filone diverso da quello degli altri tre.
Un'ampia rassegna di tutti i ritratti che sono stati di volta in volta detti di B. è compiuta dal Bernoulli, che al riguardo ha anche esaminato le gemme incise, senza peraltro, tranne che nel caso del profilo dell'aureo di Pedanio Cestiano ripreso in un onice, riconoscere con certezza in nessuna di esse l'effigie del tirannicida.
La tradizione letteraria ci suggerisce diverse indicazioni circa l'esistenza di ritratti di B. dopo la sua morte e quel che sappiamo delle tendenze libertarie o comunque anti-imperiali vive nei secoli successivi ci fa sicuri che i busti del cesaricida dovevano essere abbastanza diffusi. Ciò nonostante si deve rimanere in atteggiamento negativo o almeno insicuro di fronte a quasi tutte le identificazioni di presunti ritratti di Bruto.
Il più famoso di questi è quello di marmo del Museo Capitolino (S. Jones, Catal., Glad. 16, p. 355) probabilmente del I sec. d. C., opera di valore intrinseco notevolissimo per la bontà della fattura. Si tratta di un busto ben conservato di un uomo tra i 30-40 anni. I capelli che scendono sulla fronte e la forma stessa della testa offrono diversi punti di contatto con le effigi delle monete. Anche le labbra gonfie ed il viso magro si accordano con esse. Manca invece la barba. È vero - come osserva il Bernoulli - che anche nelle monete la barba è indicata con molta discrezione e non fa parte della caratteristica fisionomica, essendo soltanto un temporaneo segno di lutto; tuttavia la forma della bocca è diversa, il mento è meglio formato e l'insieme più bello. In sostanza la designazione del busto capitolino fu data in base ad un'ipotesi fisiognomica (lo sguardo cupo, da congiurato), come è avvenuto del resto per altre identificazioni.
"Bruto minore" fu denominato il busto di un giovinetto dal piccolo mento e dagli occhi piccoli, trovato a Pompei nel 1868 e trasportato al museo di Napoli (Ruesch, n. 1084). Le rilevanti differenze con il busto capitolino e con le monete non possono essere giustificate col solo argomento della differenza d'età del personaggio.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Röm. Ikon., Stoccard 1882, I, p. 187 ss.; H. A. Grueber, Coins of the Roman Rep., Londra 1910, p. 477, nn. 57-58; E. Strong, La scultura romana da Augusto a Costantino, Firenze 1923, I, p. 365; L. Curtius, Ikonographische Beiträge, in Röm. Mitt., IV, 1932, p. 138; S. L. Cesano, I fasti della Rep. Rom. sulle monete di Roma, in Studi di Numismatica, I, 1940, 2, p. 138; O. Vessberg, Studien zur Kunstgesch. der röm. Rep., Lund-Lipsia 1931, p. 155.