Marcello, Marco Claudio
Console romano (51 a.C.), partigiano di Pompeo e fiero avversario di Giulio Cesare, cui cercò più volte di opporsi; battuto, si ritirò a Mitilene. Più tardi (nel 46) Cesare aderì alla richiesta del senato di consentire il ritorno in patria di M., e Cicerone esaltò l'atto di clemenza nell'orazione pro Claudio Marcello. Ma M. non riuscì a ritornare in Italia, poiché venne trucidato ad Atene; Cesare fu ingiustamente sospettato di aver ordinato l'assassinio. D. lo cita in Pg VI 125, nella celebre apostrofe all'Italia, ai papi e all'imperatore: e un Marcel diventa / ogne villan che parteggiando viene, cioè " ogni peggior cittadino, che segua la parte popolare, diviene un fierissimo oppugnatore dei diritti e dell'autorità dell'impero " (Casini).
Secondo altri D. alluderebbe al Marcello vincitore di Siracusa e dei Galli, console nel 222, nel 214, nel 210 e nel 208, eroe della seconda guerra punica, l'" insignis spoliis Marcellus " di Aen. VI 855, e pertanto l'espressione dantesca varrebbe semplicemente: " si sente un gran condottiero ogne villan, ecc. "; ma il primo riferimento sembra migliore, consentendo un più preciso collegamento polemico tra gli antichi e i nuovi nemici dell'autorità imperiale (i pompeiani e i moderni capipartito), onde la bella glossa di Benvenuto: " Vult ergo poeta dicere tacite, quod sicut olim Marcellus ex magna affectione praesumpsit et insurrexit contra Caesarem primum imperatorem, ita hodie omnis castellanus et villanus praesumit et insurgit contra imperatorem ".