CLAUDIO MARCELLO, Marco (M. Claudius Marcellus)
Generale romano dell'epoca della seconda guerra punica.
Nel 222, a Clastidium, vinse i Galli Boi e Insubri, nel 212 conquistò Siracusa. Perì nel 208 in un'imboscata tesagli da Annibale, cui egli aveva più volte dato scacco. Fu console cinque volte.
È estremamente probabile che di un uomo così importante nella storia di Roma esistessero statue e busti nell'Urbe. Sappiamo, rispettivamente da Cicerone e da Plutarco, di sue statue a Siracusa e a Lindo.
Il suo ritratto ci è tramandato dalla moneta coniata nel 42 a. C. da P. Cornelio Lentulo Marcellino, che ci mostra un uomo anziano, sbarbato, magro, dagli zigomi sporgenti, dal naso sottile e lungo, dalla fronte spaziosa. Dietro la sua testa appare la trinacria, simbolo della terra da lui conquistata; sul retro è commemorata la vittoria sui Galli Insubri mediante la figura del console che porta le spoglie opime al tempio di Giove Feretrio. Il realismo accentuato e la ricchezza dei dettagli hanno fatto pensare che il ritratto si sia ispirato a una maschera funeraria: le guance scavate, la magrezza eccessiva, tale che la pelle si tende sopra le ossa, la bocca cadente agli angoli e soprattutto le tempie incavate richiamano alla mente i rilievi funerarî della tarda Repubblica.
È da chiedersi peraltro se la maschera-modello possa aver appartenuto al generale romano, dato che egli morì in guerra e che Annibale provvide a seppellirne il cadavere. La West pensa che il conio monetale sia stato ispirato da una maschera funeraria, ma anche elaborato artisticamente e che segni il tipico punto di distacco della ritrattistica romana dall'influsso ellenistico. Il Vessberg crede invece di riconoscere nell'effigie di C. M. qualcosa di idealizzato, di intonazione stoica e d'influsso ellenistico, ed afferma che l'incisore della moneta ha dato vita ad una creazione fantastica nello stile dell'epoca. Simile è anche l'opinione del Poulsen, che vede in questo ritratto una grande rassomiglianza con quelli di Cesare. Se il carattere, forse ideale, di questa effigie può lasciare dei dubbi circa il suo valore iconografico, essa ha un'individualità spiccata ed inconfondibile, e un notevole merito artistico.
Un'indagine per rintracciare statue somiglianti alla moneta o comunque attribuibili a C. M. fu compiuta dal Bernoulli. Scartate alcune attribuzioni assolutamente improbabili, sono da ricordare: una statua seduta di console del Museo Capitolino (S. Jones, Cat., Fil., n. 98) designata di C. M. in base ad una vaga ipotesi fisiognomica ma completamente diversa dal tipo presente nella moneta; un busto del museo di Napoli, ma diverso dal tipo monetale (Gerhard, n. 387; Guida Ill., n. 773); una testa del Belvedere di Vienna (n. 154) che mostra un uomo molto anziano, dalla conformazione misera del cranio e dal mento recedente; una testa, pure del Belvedere (n. 105), in marmo azzurro e grigio, troppo ben conservata per non destare dubbi sulla sua autenticità (questa testa è somigliantissima con il profilo della moneta); infine, anch'essa somigliante ed artisticamente notevole, una testa degli Uffizî (Dütschke, Oberit., iii, 21), che mostra un vecchio romano magro e dagli occhi infossati.
Bibl.: E. Q. Visconti, Iconografia Romana, Milano 1818, p. 74; J. J. Bernoulli, Röm. Ikon., I, Stoccarda 1882, p. 29; H. A. Grueber, Coins of the Roman Republic, I, Londra 1910, n. 4206; L. Curtius, Ikonographische Beiträge, in Röm. Mitt., XLVII, 1932, p. 208; F. Poulsen, Die Römer der reträge, in Röm. Mitt., XLVII, 1932, p. 208; F. Poulsen, Die Römer der republikanischen Zeit und ihre Stellung zur Kunst, in Die Antike, XIII, 1937, p. 132; S. L. Cesano, I Fasti della Repubblica romana nelle monete di Roma, in Rivista Italiana di Numismatica, I, 2, 1940, p. 164; O. Vessberg, Studien zur Kunstgeschichte der röm. Republik, Lund-Lipsia 1941, pp. 127 e 194.