CURZIO, Marco
Nel 362 a. C. si aprì nel Foro di Roma una voragine, e gli aruspici o i libri Sibillini ammonirono che per colmarla bisognava sacrificare in essa quello che il popolo romano aveva di più prezioso. Mentre gli altri erano incerti, un valoroso cavaliere, Marco C., chiese se vi fosse per i Romani un bene maggiore delle armi e del valore, e armato e a cavallo, votandosi agli dei inferi, si lanciò nell'abisso, mentre tutti gettavano su di lui doni ed offerte. Perciò il sito della voragine, che si richiuse su di lui, fu detto lacus Curtius, e vi sorgevano un puteale, tre alberi ed are per il culto dell'eroe. Per altri invece il nome veniva da un sabino Mettius Curtius, che al tempo di Romolo era caduto col cavallo in una palude che da lui avrebbe preso il nome, o dal console del 445 C. Curtius Philo, che aveva per ordine del Senato ricinto quel luogo, che era stato colpito dal fulmine. Il sacrificio di C. è rappresentato in un celebre bassorilievo del Museo Mussolini, e gli avanzi del lacus furono scoperti nel Foro nel 1904.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, 1900, col. 1864; C. Hülsen, ibid., col. 1892; Röm. Mitteilungen, 1902, p. 322 e 1905, p. 68; Il Foro Romano, Roma 1905, pp. 121-122; E. De Ruggiero, Il Foro Romano, Roma 1913, p. 243; S. Ball Platner, A topographical dictionary of ancient Rome, Oxford 1929, pp. 310-311; A. Furtwängler, Die antiken Gemmen, Lipsia-Berlino 1900, II, p. 36; III, pp. 284, 452.