MARCO di Ubaldo
Nacque a Pisa nella prima metà del XII secolo. Apparteneva al ramo della famiglia dei conti di Pisa che si denominava "de filiis Ubaldi", da un Ubaldo vissuto nell'ultimo quarto dell'XI secolo, trisavolo di Marco.
Nella casata, originata da un Ghisolfo vissuto nel secondo quarto del X secolo, nella seconda metà di quel secolo fu trasmesso per tre generazioni, di padre in figlio, l'ufficio di conte di Pisa. Ma nella lotta, scoppiata nel 1002, per la corona regia e imperiale tra Arduino d'Ivrea ed Enrico di Sassonia, i conti presero le parti del primo, che risultò soccombente, e furono perciò privati dell'ufficio comitale. Lasciata la città, dove peraltro era debole il loro radicamento, essi preferirono rivolgere l'attenzione all'area collinare dove si concentrava il loro patrimonio e dove, tra la fine del X secolo e l'inizio dell'XI, incastellarono un piccolo gruppo di località (Montemassimo, Parrana San Giusto, Parrana San Martino, Pandoiano, Castiglioncello), in due delle quali (Montemassimo e Castiglioncello) riuscirono pure a esercitare, tra l'XI e il XIII secolo, diritti di carattere signorile derivati dalle prerogative di origine pubblica già da essi detenute. Il titolo comitale, una volta perduto l'ufficio cui era connesso, fu abbandonato per oltre un secolo per essere ripreso dai primi decenni del XII secolo, ma non in modo costante. All'altezza della sesta generazione, nell'ultimo quarto dell'XI secolo, la casata si divise in due rami, più tardi denominatisi dei conti di Montemassimo e dei conti di Porto, ai quali ultimi appartenne Marco. Le loro abitazioni, attestate a Pisa dagli anni Sessanta del XII secolo, si trovavano a sud dell'Arno, nella parte occidentale del quartiere di Chinzica.
Del padre di M., Ubaldo, già defunto nel 1167, non è noto niente oltre il nome. M. fu il primo e unico membro della casata a far parte di un Collegio consolare, in un anno particolarmente difficile, il 1167, nel pieno dello scisma che travagliava la Chiesa in seguito alla duplice elezione pontificia, nel 1159, di Alessandro III e di Vittore IV.
Vittore IV fu sostenuto dall'imperatore Federico I Barbarossa, alla cui politica aderì il Comune di Pisa, mentre l'arcivescovo della città, Villano, seguito dalla grande maggioranza della popolazione, manifestò la sua fedeltà ad Alessandro III. L'8 marzo 1167 i consoli di Pisa, rafforzando la stretta alleanza con il Barbarossa nell'imminenza dell'arrivo della spedizione imperiale contro Roma, s'impegnarono a riconoscere l'antipapa Pasquale III e a far prestare giuramento a lui anche da parte del presule e del clero. Di fronte al rifiuto di Villano, i consoli elessero il 21 marzo un nuovo arcivescovo nella persona del canonico Benincasa, che si era posto a capo del partito scismatico e che fu consacrato dall'antipapa. Nei mesi successivi i Pisani parteciparono attivamente alla spedizione, che portò alla conquista di Roma ma si risolse in un fallimento quando, nell'estate, la peste fece strage dell'esercito imperiale.
Il disastro romano compromise per sempre la possibilità dell'impresa antinormanna e a Pisa gli entusiasmi per la politica imperiale si raffreddarono rapidamente, tanto più che la città era di nuovo in guerra con Genova e Lucca. La politica pisana divenne così più agile, libera e indipendente e, pur evitando di urtare Federico I, cercò nuovamente accordi con altre forze toscane e l'alleanza con l'Impero bizantino: una solenne ambasceria, cui partecipò M. in qualità di sapiente, insieme con il console Alberto Bulsi e il sapiente Burgundione da Pisa giudice, partì da Pisa il 7 nov. 1168 e, dopo aver stipulato trattati con Ancona, Spalato e il 13 maggio 1169 con Ragusa, per assicurarsi punti di approdo amici lungo la rotta per Costantinopoli in vista della possibile ostilità veneziana, ottenne nel luglio 1170 il rinnovo dei privilegi dall'imperatore Manuele I Comneno. Gli ambasciatori rientrarono in città il 9 nov. 1171.
Oltre all'attività pubblica, di M. si conoscono solo altre due notizie di carattere privato. Il 28 luglio 1178 lui e i cugini del padre, risultati soccombenti nella vertenza patrimoniale che da tempo li opponeva ai Gualandi Bocci, dovettero restituire al figlio della cugina del nonno di M. la quota ereditaria, già spettante a costei, dei castelli di Montemassimo e di Castiglioncello. Il 25 luglio 1180 M. consentì alle divisioni patrimoniali tra i figli Lamberto, Tegrimo e Ubaldo. Questa è l'ultima informazione su M., che risulta morto il 18 ag. 1189.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Diplomatico primaziale, 28 luglio 1178; Diplomatico, S. Bernardo, 25 luglio 1181; Diplomatico, S. Lorenzo alla Rivolta, 18 ag. 1190; B. Maragone, Annales Pisani, a cura di M. Lupo Gentile, in Rer. Ital. Script., 2a ed., VI, 2, pp. 41-44, 47, 54; G. Müller, Documenti sulle relazioni delle città toscane coll'Oriente cristiano e coi Turchi fino all'anno 1531, Firenze 1879, pp. 45, 54; G. Ciccone, Famiglie di titolo comitale nel territorio di Livorno e Porto Pisano, in Boll. stor. pisano, LVII (1988), p. 145; O. Banti, Il trattato tra Pisa e Ragusa del 1169, nel quadro dei rapporti tra Pisa e Costantinopoli e dell'antagonismo con Venezia nell'Adriatico nella seconda metà del sec. XII, in Id., Scritti di storia, diplomatica ed epigrafia, a cura di S.P.P. Scalfati, Pisa 1995, pp. 292-294, 297, 302 s.