FORCELLINI, Marco (Marco Antonio)
Fratello minore del più noto Egidio, nacque a Campo, frazione di Alano di Piave (oggi Belluno, allora Marca trevigiana), il 25 apr. 1712, da Bernardino e da Maddalena Elisabetta anch'ella Forcellini (quondam Girolamo).
Le fonti a stampa parlano di una povera famiglia di contadini, ma cio e in contrasto con l'atto di battesimo, in cui al padre viene attribuito il trattamento di "signore", e con una lettera del fratello Egidio (da Padova, 24dic. 1751, Lettere... [1876], p. 177), nella quale questi, descrivendo un ritratto che gli stavano facendo, scrive di avervi fatto dipingere "l'arme di casa". Le condizioni economiche erano comunque certamente modeste.
La prima educazione fu impartita al F. da un vecchio zio paterno, Uberto, parroco di Segusino, paese limitrofo a Campo. Seguì poi i corsi di grammatica e retorica nel seminario di Ceneda, dove era prefetto degli studi il fratello Egidio, di lui maggiore di ben 24 anni, che sempre gli fece da padre; successivamente frequentò i corsi di filosofia e matematica (ma anche quelli di diritto, che completerà solo molto più tardi), al seminario di Padova, nel quale lo stesso fratello, ormai rinomato latinista, si era trasferito. In quell'ambito il F. svolse per qualche tempo mansioni di assistente per le discipline umanistiche e - poiché sapeva di musica - di "maestro dei cantori", anche se contemporaneamente aveva già dato inizio all'attività letteraria, svolgendo approfondite ricerche sulle opere di S. Speroni, che sfoceranno in una delle sue pubblicazioni più importanti.
Verso il 1738, non intendendo abbracciare la carriera ecclesiastica (fino a quel tempo lo si trova spesso indicato con l'appellativo di abate), lasciò Padova per Venezia, entrando come pedagogo in casa Dolfin, dove molto si affezionò al suo pupillo Zanetto. Già dai tempi del seminario aveva instaurato un rapporto di amicizia e di collaborazione con Natale Dalle Laste (il Lastesio, che dal 1737, entrato in contrasto col Facciolati, aveva aperto a Venezia una scuola privata), amicizia che fu un vero e proprio sodalizio letterario e che sfociò in diverse opere "a due mani", durando fino alla morte, attraverso una fitta corrispondenza quando essi furono divisi. Vero simbolo della loro perfetta intesa e dei loro bizzarri entusiasmi giovanili fu Feste trevigiane d'amore, poema in tre canti in ottava rima per le nozze del conte Fiorino d'Onigo con la contessa Anna Bellati (Venezia 1745), "meditato, digerito e scritto in tre giorni", componendo un verso per uno alternativamente, con l'obbligo per di più "di non ripetere mai in niun canto la stessa rima". L'anno precedente, sempre a Venezia, avevano pubblicato Canti tre per le nozze della contessa Caterina Bellati e del conte Giuseppe di Porcia. Ma a livello di assai maggiore impegno i due avevano già portato a compimento un lavoro di ampio respiro, la pubblicazione delle Opere di Sperone Speroni (Venezia 1740).
L'opera, in cinque tomi, comprendeva l'intera produzione speroniana, quella già edita accuratamente collazionata con i manoscritti originali, e quella inedita. Opera personale ed esclusiva del F. fu un'ampia biografia dello Speroni, che costituisce il tomo V, e che M. Foscarini (Della letteratura veneziana, Venezia 1752, p. 333) giudicò "scritta con impareggiabile accuratezza".
Un altro impegnativo lavoro è rappresentato dall'edizione delle Opere di monsignor Della Casa (Venezia 1752, tre voll.): questa volta la maggior parte dell'impegno fa del F., che riordinò e collazionò tutti i componimenti di quell'autore, eliminò la zavorra che appesantiva i commenti dell'edizione di Venezia del 1729, e fornì utili e puntuali annotazioni al Canzoniere, aggiungendo in chiusura il catalogo di tutte le voci adoperate dal Della Casa. Grande importanza nella vita del F. ebbe poi la frequentazione di Apostolo Zeno, reduce da Vienna, del quale alleviò gli ultimi anni (morirà ottantaduenne nel 1750), diventandone visitatore assiduo e benefico; dalle loro lunghe conversazioni, comunque, attinse abbondanti materiali, che servirono alla stesura di un Diario zeniano, rimasto inedito nonostante le esortazioni del fratello Egidio perché lo pubblicasse, ma che servì a F. Negri per la sua Vita dello Zeno, uscita nel 1816. Curò invece l'edizione di Lettere di A. Zeno ... nelle quali si contengono molte notizie attinenti all'istoria letteraria de' suoi tempi... (Venezia 1752, tre voll., ristampate in sei volumi da I. Morelli, con l'aggiunta di altre 400, ibid. 1785). Il F. fornì inoltre la Prefazione alla Biblioteca dell'eloquenza italiana di G. Fontanini quando fu ristampata (Venezia 1758; poi Parma 1803) con note dello Zeno.
Di carattere gioviale, il F., come pure il Dalle Laste, fu membro della giocosa accademia veneziana dei Granelleschi, pur senza mai spingersi a scrivere poesie bernesche, che ripugnavano alla sua concezione "alta" della letteratura. In quell'ambito egli pubblicò un piccolo ma assai interessante lavoro: Saverio Bettinelli aveva dato alle stampe un poemetto in quattro canti, Le raccolte (1751), in cui aveva attaccato e condannato in modo molto drastico l'uso delle raccolte di poesie d'occasione, che in verità aveva raggiunto eccessi ridicoli; i Granelleschi incaricarono il F. di ribattere, ed egli lo fece con il Parere, o sia Lettera scritta da un amico del Friuli ad un amico di Venezia sopra il poemetto intitolato "Le raccolte", con la risposta dell'amico di Venezia all'amico del Friuli (Venezia 1758), rarissima edizione che uscì anonima. Si tratta di un'arguta confutazione delle esagerazioni anche formali del Bettinelli, inviso ai Granelleschi, in cui il F., pur facendo una critica fine e garbata di alcuni tipi di raccolte, però sostiene con valide argomentazioni l'utilità di molte altre. La Risposta dell'amico di Venezia, invece, è di Gaspare Gozzi e segue una linea burlesca e rissosa.
Poiché la letteratura non forniva al F. sufficienti guadagni, dopo l'abbandono dell'attività di pedagogo in varie case e un periodo a Venezia in cui divise dimora e mensa col Dalle Laste, egli, conseguita verso il 1753 la laurea in utroque nell'università di Padova, cercò di farsi strada nei pubblici impieghi: vinto un concorso, cominciò ad accompagnare in qualità di giudice criminale i reggenti veneti in varie città di Terraferma. Fu vicario o luogotenente generale a Belluno, a Verona, a Bergamo e a Brescia; la sua reputazione professionale crebbe al punto che venne prescelto come consultore del governo veneto nella controversia che quello ebbe nel Mantovano col governo asburgico circa i reciproci diritti sulle acque del fiume Tartaro. Ebbe anche la carica di deputato straordinario "ad pias causas" e di revisore dei brevi. Era però rimasto amante degli ozi campagnoli, della natura e dell'agricoltura, onde, quando si presentarono i primi disturbi dell'età con la chiragra, accettò di buon grado l'offerta dei conti di Collalto, feudatari di San Salvatore di Majano, ritirandosi in quel villaggio intorno al 1769, in qualità di vicario civile e criminale dei giusdicenti.
Ivi trascorse serenamente gli ultimi anni, sposato con un'Alba di casato non conosciuto che gli diede due figli, Ubertino e Betta, alla cui educazione si dedicò personalmente, continuando insieme con loro l'applicazione alle lettere greche, latine e italiane, pur mantenendo una regolare corrispondenza con gli antichi amici (specialmente col Dalle Laste), un tempo assidui frequentatori con lui del rinomato caffè letterano veneziano di Menegazzo, fra cui N. Tron, G. e D. Farsetti, C. e G. Gozzi, L. Da Ponte e G. Baretti. Nel 1786 perse l'ultimo dei fratelli (Egidio era già morto nel 1768) e accolse presso di sé il figlio di quello, Uberto, che gli restò vicino fino all'ultimo.
In quel tempo compose la satira Un giorno di carnovale in Parnaso, in cui fa strazio del Facciolati, che egli e il Dalle Laste avevano sempre detestato, sia per motivi personali (erano stati sottoposti a lui nel seminario di Padova), sia perché quello aveva sempre sfruttato il lavoro di Egidio senza riconoscerlo, anche se Egidio se ne era sempre schermito: il Facciolati era morto nel 1769, ma questa satira rimase egualmente inedita, insieme col Diario zeniano sovra menzionato, con i Dialoghi contro il lusso, con molti consulti legali, e colle lettere al fratello Egidio e a G. Gennari, che si conservano nella Biblioteca del Seminario di Padova.
Il F. morì a San Salvatore di Majano, in Friuli, il 27 nov. 1794.
Fonti e Bibl.: Vicenza, Biblioteca civ. Bertoliana, cod. 428 (s. 3.20): lettere; Bassano del Grappa, Biblioteca civica, Epist. Gamba, 1277 s.: lettere al conte G. Camposampiero; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. italiani, cl. VII, 1658 (=840): scritture dei deputati straordinari "ad pias causas"; 1816 (=7618): Zibaldone di scritture amministrative di M. F., cc. 93-119, 737-748 (Consorzio del fiume Tartaro, dazi, tabacchi); Novelle letterarie di Firenze, I (1740), coll. 641 s. (sul vol. I delle Opere di Sperone Speroni); N. Dalle Laste, Lettere familiari, con una narrazione intorno all'autore dell'abate L Morelli, Bassano 1805, pp. XIX, LI s., 21, 24, 26, 48, 143 s. e passim (anche Appendice alle lettere..., ibid. 1841, e Lettere inedite..., ibid. 1885); G.A. Moschini, Della veneta letter. del sec. XVIII fino a' nostri giorni, IV, Venezia 1808, p. 73; I.B. Ferrari, Vitae virorum illustriuni seminarii patavini, Patavii 1815, p. 325; M. Forcellini, Sei lettere familiari non più stampate, a cura di G. Gamba, Venezia 1835; E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri, II, Venezia 1835, pp. 49-52; A. Franceschi, Biografia di M.A. F. pubblicata nelle nozze delli signori Defendente Bidasio con Marina..., Treviso 1837; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia e i suoi ultimi cinquant'anni, Appendice, Venezia 1856, p. 49; A G. B. Bidasio - Imberti nel fausto dì delle nozze della sua Ilda diletta. Due lettere non più stampate di M.A. F. pubblicate da A. Franceschi per argomento di antica osservanza, Treviso 1857; Lettere di E. Forcellini al fratello Marco, con la biografia di Egidio e altre aggiunte, Padova 1876, a cura di I. Bernardi - F. Corradini (93 lettere di Egidio al F. dal 1734 al 1765, pp. 53-196; 7 lettere del F. a Egidio dal 1739 al 1747, pp. 199-225; 101 lettere del Dalle Laste al F. dal 1738 al 1791, pp. 235-346; brevi notizie dei Dalle Laste e del F., pp. 227-234); E. Forcellini, Tre lettere al fratello Marco, Thiene 1880; Carteggio sopra un rifiuto di due orologi d'oro ricusati per motivi d'onore da N. Dalle Laste e M. F. ..., a cura di A. Franceschi, Rimini 1881; Le "Raccolte" con il parere dei Granelleschi..., a cura di P. Tommasini Mattiucci, Città di Castello 1912; Tre lettere inedite di M. F., a cura di L. Alpago Novello, Feltre 1935; A. Bertagnin, M. F., in Il Gazzettino di Venezia, 29 giugno 1946; P.G. Molmenti, La storia di Venezia nella vita privata, Trieste 1973, pp. 95, 282, 340 n.; Storia della cultura veneta, Il Settecento, I, Vicenza 1985, pp. 132 n. 3, 147 n. 54, 204, 243; II, ibid. 1986, p. 197 n. 61. Si veda anche la bibl. relativa al fratello Egidio.