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FRISONI, Marco

di Maria Cristina Loi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)
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FRISONI, Marco (Marco da Campione, Marco Frisone, de Frixono)

Maria Cristina Loi

Probabilmente nativo di Campione, fa parte del consistente gruppo di "maestri campionesi" coinvolti nelle prime fasi progettuali e costruttive del duomo di Milano. Non se ne conosce la data di nascita né si hanno notizie certe su di lui fino al 1386, quando il suo nome compare nei registri dell'Archivio della Veneranda Fabbrica del duomo di Milano.

Qui lo troviamo nominato anche come "Marco da Campione" o come "Marcho de Campiliono dicto de Frixono". Circa il suo appellativo "de Frixono", A.M. Romanini (1973, p. 163) ha suggerito una provenienza, o almeno una formazione germanica; mentre Brivio (1992, p. 209) crede si tratti piuttosto dell'uso invalso, a quei tempi, tra i maestri, di attribuirsi origini diverse, per meglio accreditarsi presso il cantiere. Sanvito (1991, p. 39) ritiene, invece, che "Frixono" non sia un toponimo, ma un cognome comasco.

Il nome del F. ricorre in tutta la storiografia sul duomo di Milano fra quelli dei protagonisti dei primi anni di vita del cantiere. Talvolta è indicato come uno dei probabili autori del progetto originario. Circa il suo nome e il suo ruolo sono spesso emersi, soprattutto negli studi ottocenteschi, alcuni equivoci: talvolta il F. e Marco da Campione non sono stati considerati la stessa persona; mentre altre volte l'artista è stato confuso con Matteo da Campione (architetto del duomo di Monza) o, infine, con Marco da Carona. Tali errori sono dovuti in parte al preponderante numero di lapicidi e ingegneri campionesi nel primo periodo, nonché alle lacune nella documentazione relativa a quegli anni. Negli studi più recenti, chiariti gli equivoci più banali sulla sua identità, si è continuato a includere il nome del F. tra i primi architetti del duomo, in quella sorta di "squadra" di campionesi e milanesi che, con la consulenza di artisti d'Oltralpe, furono i protagonisti delle prime fasi costruttive della chiesa. La Romanini (1973, p. 163) parla di una "diretta partecipazione a livello progettuale e soprattutto del comune far parte, lombardi e nordici, di un'unica équipe con funzioni direttive e operative", ove il ruolo dei campionesi era quello di ovviare ai problemi conseguenti all'uso del marmo e alla sua lavorazione.

Il nome del F. compare per la prima volta negli Annalidella Fabbrica del duomo di Milano il 2 apr. 1387, con riferimento a un lavoro iniziato il 5 marzo (App., I, p. 15), ma il Sanvito (1991, p. 40) già lo segnala in un libro di conti, databile con grande probabilità al 1386. Il nome di "Marcho de Frixono inzinerio" compare anche nel Liber dati et recepti di Beltramolo da Conago (registro 2d: Sanvito, 1991), datato 1387, in una trascrizione manoscritta anonima del 1903, relativa a libri di conti riferibili agli anni 1387-88, come quello di un maestro scalpellino e ingegnere (in una lista presumibilmente completa dei laboratores del cantiere). In queste e in altre liste spesso viene dato soltanto il nome di un maestro seguito da un generico "et sotiis", indicativo del lavorare in squadra dei maestri scalpellini campionesi. Negli Annali dal 3 dic. 1387, assente il maestro Zeno da Campione, che per esperienza e anzianità dirigeva i lavori, è registrato "Marchus de Campiliono" o "de Frixono", che guiderà l'ormai folto gruppo di lapicidi fino al 20 del mese (App., I, pp. 45 s.). Per tutto il 1387 e fino al 1° maggio 1388 (data della nomina a ingegneri della Fabbrica per Giacomo e "Marco da Campione": ibid., p. 56) il F. appartenne al gruppo dei "magistri picantes lapides vivos", anche se già è detto "ingegnere" il 2 maggio 1387 (ibid., p. 16) e poi nella riunione del 20 marzo 1388. Il suo nome continua a comparire nella lista di "ingegneri e maestri" fino alla sua morte (Annali, I, p. 35).

Il 20 marzo 1388 il F. partecipò alla riunione convocata dal vicario del conte di Virtù e dai Dodici di provvisione presso il Broletto Nuovo per interrogare i 13 ingegneri e maestri della Fabbrica sugli "errori" da loro individuati nella costruzione. Alla risoluzione del F. si associò la maggior parte dei presenti (ibid., p. 19), fatto che testimonia la sua importanza all'interno della Fabbrica. Nell'aprile 1388 il F. si occupò dello studio delle modifiche dei piloni centrali del duomo, realizzando dei modellini lignei (Annali, App., I, p. 55).

Morì il 10 luglio 1390 a Milano, dove fu sepolto nella chiesa di S. Tecla.

Fonti e Bibl.: Annali della Fabbrica del duomo di Milano dall'origine fino al presente, Milano 1877-85, I, e Appendice, I (anni 1387-90), ad annos; P.G. Franchetti, Storia e descrizione del duomo di Milano, Milano 1821, pp. 20,139; A. Nava, Memorie e documenti storici intorno alle origini, alle vicende e ai riti del duomo di Milano, Milano 1854, pp. 8-16; G. Calvi, Marco da Campione e la cattedrale di Milano, in Atti dell'Accad. fisio-medico-statistica di Milano, n.s., III (1857-58), pp. 186-202; Id., Notizie sulla vita e sulle opere…, Milano 1859, pp. 63-84; G. Mongeri, L'arte in Milano, Milano 1872, pp. 102 s., 105, 108; G. Milanesi, in G. Vasari, Le Vite… (1568), I, Firenze 1878, p. 270 n. 4; C. Boito, Il duomo di Milano, Milano 1889, pp. 83-88; G. Merzario, I maestri comacini, Milano 1893, I, pp. 330-337; II, pp. 101 s., 109-113; M. Guidi, Dizionario degli artisti ticinesi, Roma 1932, p. 64; P. Mezzanotte, Il duomo, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 874-877; Luca Beltrami e il duomo di Milano, a cura di A. Cassi Ramelli, Milano 1964, pp. 95-98; A.M. Romanini, L'architettura gotica in Lombardia, I, Milano 1964, ad Indicem; Id., in Il duomo di Milano, Milano 1973, ad Indicem; A. Castellano, Dal tardo gotico al primo Rinascimento, in Costruire in Lombardia, a cura di A. Castellano - O. Selvafolta, Milano 1983, pp. 71 s., 89; Le chiese di Milano, a cura di M.T. Fiorio, Milano 1985, p. 23; P. Sanvito, Matteo da Campione ed altri architetti campionesi nelle fonti e menzioni documentarie milanesi, in Monza: la cappella di Teodolinda nel duomo, a cura di R. Cassanelli - R. Conti, Milano 1991, pp. 39-41; E. Brivio, La presenza dei maestri campionesi nel duomo di Milano, in I maestri campionesi, a cura di R. Bossaglia - G.A. Dell'Acqua, Bergamo 1992, pp. 200, 203, 209; Encicl. Ital., VIII, pp. 610 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 496; Il duomo di Milano. Diz. storico artistico e religioso, Milano 1986, pp. 49, 336-338, 490, 562 s., 577.

Vedi anche
Luca Beltrami Architetto italiano (Milano 1854 - Roma 1933). Prof. (dal 1880) all'accademia di Brera e quindi (dal 1891) direttore dell'Ufficio per la conservazione dei monumenti lombardi. Si deve a lui il restauro e la sistemazione del Castello Sforzesco a Milano. Trasferitosi a Roma nel 1920, architetto del Vaticano ... castello architettura Presso i Romani il castellum era un’opera di fortificazione, generalmente di minore entità rispetto al castrum, lungo i confini dell’Impero. I castello erano temporanei o permanenti: i primi erano semplici ridotte, di forma circolare o quadrangolare, spesso senza baraccamenti per le truppe; ... Como Comune della Lombardia (37,3 km2 con 83.175 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. La città è situata a 201 m s.l.m. all’estremità meridionale del ramo occidentale del lago che da essa prende il nome, in una breve pianura limitata a E e a O da colline e montagne; gode di un peculiare ambiente bioclimatico, ... architettura L’arte di dare forma e realizzare spazi fruibili per le necessità dell’uomo. Da un ambito professionale tradizionalmente circoscritto alla sola arte del costruire, il concetto di architettura ha progressivamente definito e ampliato la sua specifica accezione all’arte dell’ideare e progettare arrivando ...
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