OLIVETTI, Marco Maria
– Nacque a Roma il 24 maggio 1943, secondogenito di Oscar e di Lucia Giannini.
Conseguita la maturità classica presso l’Istituto S. Maria, si iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Roma La Sapienza, legandosi a Enrico Castelli, titolare dell’insegnamento di filosofia della religione. Seguito da quest’ultimo, e con correlatore Franco Lombardi, si laureò nel 1965 con una tesi dal titolo Il tempio simbolo cosmico. La trasformazione dell’orizzonte del sacro nell’età della tecnica, divenuta poi la sua prima monografia (Roma 1967).
In questo lavoro, segnato dagli interessi filosofici del maestro sul rapporto conflittuale tra il kerygma (annuncio) cristiano e la modernità secolarizzata improntata al pensiero scientifico e al primato della tecnica, Olivetti affrontava la questione della definizione dello spazio sacro nell’età contemporanea attraverso un’analisi delle modalità costruttive degli edifici sacri nel secondo dopoguerra.
Insegnò storia e filosofia presso l’Istituto S. Maria dal 1967 al 1973. Nel 1968 ottenne la libera docenza in filosofia della religione e dal 1969 fu professore incaricato presso l’Università di Chieti. Nel 1975 passò, come professore straordinario di filosofia morale, all’Università di Bari e, dall’anno successivo, all’Università di Trieste, dove rimase fino al 1979, quando successe a Castelli, scomparso nel 1977, nella cattedra di filosofia della religione a Roma, per la quale aveva già tenuto corsi dall’anno accademico 1974-75.
Nel 1972 si unì in matrimonio con Maria Adele Valentini, da cui ebbe i figli Maria Livia e Giovanni.
I suoi interessi, sempre nell’alveo di ricerche filosofico-religiose, si erano indirizzati verso la filosofia dell’età dell’idealismo tedesco, con la pubblicazione della sua seconda monografia, L’esito teologico della filosofia del linguaggio di Jacobi (Padova 1970). Di maggiore respiro teoretico e storiografico è Filosofia della religione come problema storico. Romanticismo e idealismo romantico (ibid. 1974), opera di cui era programmato un secondo volume che però non vide mai la luce. Le linee fondamentali della sua concezione della filosofia della religione vi sono espresse nello stretto nesso stabilito tra la filosofia della religione nelle sue origini moderne, nell’età del criticismo e dell’idealismo, e la filosofia della storia. Il volume effettivamente pubblicato seguiva l’ecclesiologia romantica tra Schleiermacher e Schelling, mentre il volume soltanto progettato avrebbe dovuto, come si ricava dalla prefazione, analizzare il fallimento del preteso superamento del romanticismo nella filosofia dell’identità hegeliana per ritornare al trascendentalismo kantiano come via possibile dopo il fallimento della filosofia della storia.
Una densa messa a punto della sua visione della filosofia della religione nell’età moderna si trova nella voce Filosofia della religione, composta per l’opera collettanea in quattro volumi La filosofia, curata nel 1995 per UTET da Paolo Rossi.
Gli interessi per la filosofia classica tedesca accompagnarono permanentemente la sua attività di ricerca: a documentarlo, oltre una parte importante della sua produzione saggistica, la curatela di classici del pensiero tedesco quali La religione entro i limiti della sola ragione di Immanuel Kant (Roma-Bari 1980) e il Saggio di una critica di ogni rivelazione di Johann Gottlieb Fichte (ibid. 1998), quest’ultimo in prima traduzione italiana.
Anche nella fase di insegnamento in diverse università italiane mantenne la sua residenza a Roma, dove lo legava anche l’eredità scientifica di Castelli. Alla morte del maestro, ne raccolse la direzione della rivista Archivio di filosofia (fondata da Castelli nel 1931), a partire dal fascicolo n. 1 del 1978 su Lo spinozismo ieri e oggi. Assunse inoltre la vicedirezione dell’Istituto di studi filosofici, che Castelli aveva diretto fin dalla sua costituzione nel 1939, perseguendo molteplici interessi culturali, ma, a partire dal 1961, concentrandone l'attività nell’annuale programmazione a Roma di Colloqui internazionali di filosofia della religione, che avevano visto nel corso del tempo la partecipazione delle migliori menti filosofiche e teologiche in campo europeo e anche mondiale. Olivetti, il quale aveva iniziato precocemente a prendere parte ai Colloqui ed era entrato a far parte della ristretta cerchia di intellettuali che con Castelli interloquivano nel pensarne temi e organizzazione, in qualità di vicedirettore condivise per alcuni anni con il direttore dell'Istituto Vittorio Mathieu la programmazione e la conduzione dei Colloqui. Dal 1988, assunta in prima persona la direzione, portò i Colloqui, passati nel frattempo a una cadenza biennale, a distaccarsi dall’originaria tematica della demitizzazione per rivolgersi a una messa a punto dello status della filosofia della religione e anche a un attraversamento della tradizione filosofica e teologica alla luce dei molteplici indirizzi filosofici dell’età contemporanea. Rispetto alla conduzione precedente si allargò decisamente anche lo spettro di rappresentatività delle diverse correnti filosofiche e delle diverse aree linguistiche.
Questo lavoro organizzativo, unito allo sviluppo dell'attività scientifica, consolidò la posizione di Olivetti anche nel panorama internazionale, con la collaborazione con l’Institut international de philosophie, l’adesione a società scientifiche internazionali, la regolare partecipazione ai convegni giapponesi sull’‘eco-etica’ organizzati da Tomonobu Imamichi.
L'ultima monografia, espressione del suo pensiero maturo, è Analogia del soggetto (Roma-Bari 1992), in cui si confronta con le diverse correnti della filosofia contemporanea, dall’esistenzialismo heideggeriano alla pragmatica comunicativa apeliana al pensiero di Emanuel Levinas, del quale condivide l’idea dell’etica come filosofia prima, guidato dalla tesi fondamentale, espressa già nella breve prefazione, che «non esiste un’essenza dell’essere umano. Tale essenza è "immaginata", e senza siffatta immaginazione l’essere e l’umano non si coapparterrebbero».
Ulteriore riconoscimento del suo profilo di studioso fu la cooptazione, nel 2003, a socio dell’Accademia dei Lincei. Nel corso della sua carriera universitaria alla Sapienza rivestì numerosi gli incarichi organizzativi: fu direttore del dipartimento di ricerche storico-filosofiche e pedagogiche dal 1990 al 1995 e poi ancora dal 1999 al 2000 e fu protagonista della riorganizzazione delle facoltà della Sapienza che portò alla nascita, prima in Italia, della facoltà di filosofia, di cui fu preside dal 2001 e con un secondo mandato dal 2004.
Morì improvvisamente a Roma il 28 ottobre 2006.
Fonti e Bibl.: Le fonti documentarie sono custodite dalla famiglia; alcune fonti sulla vita professionale sono conservate negli archivi dell’Università di Roma La Sapienza. Sulla vita e l’opera: M.M. O. Un filosofo della religione, in Archivio di filosofia, LXXVI (2008), 3, e in particolare: F.V. Tommasi, Nota biografica, pp. 267-271, e Bibliografia degli scritti di M. M. O., a cura di S. Bancalari, pp. 273-286.