PARENTI, Marco
– Nato il 25 aprile del 1421, presumibilmente a Firenze, fu l’unico figlio maschio di Parente di Giovanni e Tommasa di Antonio Sangalli.
Tipici esponenti della gente nuova, originari del Mugello, i Parenti si erano inurbati nel Trecento; Giovanni, avo di Parenti, fu uno dei leader della fazione avversa alla Parte guelfa tra gli anni Cinquanta e Settanta. Emarginati dalla vita politica in età albizzesca, i tre figli di Giovanni (Bernardo, Stefano e Parente) si dedicarono all’attività imprenditoriale nel settore della seta, raggiungendo così una condizione di agiatezza, e reinserendosi – grazie all’arte di Por Santa Maria – nella vita politica e amministrativa.
Parenti si immatricolò nell’Arte della seta il 15 gennaio 1435, a 14 anni; ma il suo impegno nel fondaco paterno non durò a lungo: nel 1447 era ancora in affari, ma già nel 1451 aveva cessato l’attività e aveva data a pigione una bottega in Por Santa Maria. Questa scelta è da ricollegare al matrimonio che Parenti contrasse tra il 1447 e il 1448 con Caterina, figlia del defunto Matteo di Simone Strozzi. È questo un passaggio-chiave della sua biografia. La tranquillità economica e il coronamento, grazie a queste nozze, di una chiara ascesa sociale indussero infatti Parenti a ritirarsi dagli affari per dedicarsi più liberamente ad altre occupazioni: in particolare alla gestione del patrimonio fondiario e finanziario e alla cura degli interessi dei cognati Filippo e Lorenzo Strozzi, ma anche alla politica e alla vita culturale cittadina, alla quale già partecipava attivamente essendo a contatto (sin dagli anni Quaranta) con Leon Battista Alberti e con i più vivaci circoli umanistici.
Matteo Strozzi era stato una figura di rilievo nel panorama politico e culturale di Firenze finché, nel 1434, non rimase vittima delle ritorsioni politiche seguite al ritorno dall’esilio di Cosimo de’ Medici. Confinato a Pesaro, vi morì poco dopo lasciando la moglie Alessandra Macinghi e un buon numero di figli in tenera età, fra cui Caterina, Filippo e Lorenzo. Nel 1447, all’epoca dell’accordo matrimoniale, i due giovani Strozzi non erano ancora soggetti ad alcun bando (lo sarebbero stati dal 1458); ma per venticinque anni vissero lontano da Firenze, operando nella rete di aziende creata da tre cugini del padre, nell’intento di ricostruire la fortuna, non solo economica, della famiglia. Le nozze di Caterina con Parenti furono il mezzo architettato da Alessandra Macinghi Strozzi per procurare ai due figli un alleato solido e affidabile che potesse gestire i loro affari in città con efficacia e lealtà. La scelta si rivelò quanto mai indovinata. Parenti si pose con dedizione al servizio dei cognati, occupandosi di ogni loro interesse: dalle transazioni mercantili e finanziarie alle faccende domestiche, senza tralasciare i rapporti con uomini di Stato, mercanti, letterati o artisti. Grande impegno egli profuse nel procurare loro prestigiosi matrimoni fiorentini, e ancor più si spese per perorare il loro richiamo in patria, ottenuto finalmente nel 1466.
Il legame con una famiglia invisa ai Medici non favorì Parenti in termini di carriera politica personale. Nel marzo-aprile 1454 aveva ottenuto il riconoscimento più alto, essendo stato estratto fra i priori (in tale veste poté assistere da vicino alla conclusione della pace di Lodi, di cui lasciò una personale testimonianza nel suo libro di ricordi), ma nel giugno dell’anno successivo si vide estromettere, insieme ad altri diciotto cittadini, dalle borse elettorali. Che ciò fosse dipeso dal suo legame con gli Strozzi lo dimostra il fatto che la sua emarginazione dai maggiori ruoli statali si protrasse per oltre dieci anni, cessando solo dopo la riabilitazione di Filippo e Lorenzo. Negli anni Settanta, Marco tornò a ricevere incarichi di rilievo: fu membro degli Ufficiali della torre (1471), dei Capitani di Orsanmichele (1474), dei Sei di mercanzia (1475) e degli Ufficiali del banco (1478), e per tre volte console dell’Arte della seta.
Il rapporto privilegiato con gli Strozzi non esaurisce, tuttavia, il ricco mondo di relazioni di Parenti, che all’equilibrio e all’affidabilità univa spiccate doti intellettuali. Intima e duratura fu la sua amicizia con Alberti, di cui fu lungamente procuratore. Il legame con l’architetto-scrittore, documentato fin dagli anni Quaranta, emerge più chiaramente dalle lettere di Parenti di metà anni Sessanta. Gli eventi di quegli anni, seguiti alla morte di Cosimo de’ Medici, influenzarono profondamente sia i Ricordi storici di Parenti sia il De iciarchia di Alberti, due testi di riflessione storico-politica in cui è stata colta una notevole consonanza di percezione della realtà fiorentina e un analogo sentimento di disillusione per il venir meno delle libertà repubblicane (Boschetto, 2001).
Come sopra accennato, sin dagli anni giovanili Parenti aveva frequentato ambienti umanistici nei quali il culto delle lettere antiche si saldava con la passione per la vita civile. Negli anni Quaranta egli si unì al cenacolo di Niccolò della Luna (morto intorno al 1451), ispirato al magistero di Filelfo e luogo di formazione per giovani cultori di letteratura e filosofia greca e latina, quali Alamanno Rinuccini, Antonio Rossi, Andrea Alamanni, Donato e Piero Acciaiuoli. Con gli stessi compagni, e con Pierfilippo e Pandolfo Pandolfini, Parenti si ritrovò ben presto nei periodici incontri che si tenevano presso la villa di Franco Sacchetti, dove spiccava la personalità dell’Argiropulo.
Del circolo di villa Sacchetti, di chiara impronta aristotelica e contrapposto al platonismo ficiniano, ci offrono una viva descrizione Cristoforo Landino nelle Disputationes camaldulenses e soprattutto Vespasiano da Bisticci nella biografia dello stesso Sacchetti, ove Parenti è presentato come elemento di riconosciuto valore. Queste attestazioni della sua operosità intellettuale, insieme a quelle lasciate da Acciaiuoli, da Filelfo, da Benedetto Colucci e tanti altri, ci restituiscono l’immagine di un uomo ben inserito nel dibattito filosofico e letterario, particolarmente versato nella filosofia naturale e buon conoscitore della lingua latina, benché carente nella conoscenza del greco.
L’attiva partecipazione di Parenti al fermento culturale e politico del tempo si tradusse tuttavia in un solo scritto significativo. Si tratta dei Ricordi storici (tale il titolo assegnatogli nella recente edizione: Parenti, 2001), pervenuti anonimi in un manoscritto cinquecentesco (Firenze, Biblioteca nazionale, Magliabechiano XXV.272), attribuito a Parenti da Mark Phillips (1978) ed edito nel 2001 da Manuela Doni Garfagnini, che l’ha datato in modo convincente alla fine degli anni Settanta, dopo la congiura dei Pazzi (1478).
L’opera è dedicata agli anni 1464-67 e costituisce a un tempo una testimonianza di prima mano degli eventi di quel periodo e una riflessione critica sulla delicata fase politica vissuta dalla Repubblica fiorentina all’indomani della morte di Cosimo il Vecchio, e culminata nel fallito colpo di Stato contro Piero de’ Medici nel 1466. Lo spirito repubblicano e antitirannico che pervade la visione dell’autore fa dei Ricordi storici una delle espressioni più genuine della resistenza opposta dal tradizionalismo civico fiorentino all’avanzare di un modello di tipo signorile.
La nuova datazione dell’opera ne estende la chiave di lettura antimedicea fino a comprendervi l’esperienza laurenziana, che avrebbe di fatto ispirato Parenti nell’attuazione del suo progetto storiografico. Questa collocazione temporale rivela una stretta correlazione fra i Ricordi storici e il De libertate di Alamanno Rinuccini o le Vite di Vespasiano da Bisticci, opere altrettanto improntate ai valori del repubblicanesimo, i cui autori si erano formati presso gli stessi circoli culturali frequentati da Parenti. Più scontato è ovviamente il rapporto con la Storia fiorentina di Piero Parenti, figlio di Marco, tanto da accreditare l’ipotesi di un progetto comune fra padre e figlio (R. Fubini, Una premessa, in Parenti, 2001, p. XIII).
Di Parenti si conservano altri scritti: in particolare una raccolta di lettere, indirizzate nella quasi totalità a Filippo e Lorenzo Strozzi, ora disponibili in edizione (Parenti, 1996), e un libro, ancora inedito, di ricordi, debitori e creditori, ricco di notizie d’interesse familiare e patrimoniale, conservato all’Archivio di Stato di Firenze (Carte strozziane, s. II, 17 bis).
La committenza artistica di Parenti rimane limitata, includendo tuttavia alcuni dei maestri del suo tempo, quali Domenico Veneziano, Giuliano da Maiano e Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia. A essi e ad altri artefici meno noti Marco affidò la decorazione del proprio spazio domestico, in particolare la camera da letto, l’ambiente più rappresentativo della sua casa in via del Cocomero, nei pressi della cattedrale (Lydecker, 1987, pp. 214-218). Malgrado le considerevoli facoltà economiche, Parenti non aderì alla tendenza del patriziato fiorentino a costruirsi un grande palazzo di famiglia, limitandosi ad ampliare e ristrutturare la residenza paterna.
Marco Parenti cessò di vivere il 7 giugno 1497 all’età di 76 anni. Il suo corpo fu deposto nella sepoltura di famiglia a S. Maria del Fiore, accanto al campanile. Il figlio Piero, unico erede, si fece continuatore del suo libro di ricordi familiari, ma soprattutto riprese – e con maggior successo – l’opera storiografica che il padre era riuscito solo ad abbozzare.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Arte della seta, 8, c. 145r; Carte Strozziane, s. II, 17 bis; Catasto, 715, c. 215; 825, cc. 492r-494v; 926, cc. 161r-162v; 1019, cc. 181r-182r; Tratte, 77, c. 68v; Firenze, Biblioteca nazionale, Magliabechiano XXV.272; A. Macinghi Strozzi, Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo XV ai figliuoli esuli, a cura di C. Guasti, Firenze 1877; M. Parenti, Lettere, a cura di M. Marrese, Firenze 1996; Id., Ricordi storici. 1464-1467, a cura di M. Doni Garfagnini, Roma 2001.
A. Della Torre, Storia dell’Accademia Platonica di Firenze, Firenze 1902; L. Martines, The social world of the florentine humanists: 1390-1460, Princeton 1963; H. Wohl, Domenico Veneziano studies: the Sant’Egidio and Parenti documents, in The Burlington magazine, CXIII (1971), 824, pp. 635-641; R. Saxl, An iconographic program by M. P., in Renaissance quarterly, XXVII (1974), pp. 293-299; M. Phillips, A newly discovered chronicle by M. P., ibid., XXXI (1978), pp. 153-160; J.K. Lydecker, Il patriziato fiorentino e la committenza artistica per la casa, in I ceti dirigenti nella Toscana del Quattrocento. Atti del V e VI convegno del Comitato di studi... Firenze... 1983, Monte Oriolo-Impruneta 1987, pp. 209-221; M. Phillips, The memoir of M. P.: a life in Medici Florence, Princeton 1987; L. Fabbri, Alleanza matrimoniale e patriziato nella Firenze del ’400. Studio sulla famiglia Strozzi, Firenze 1991; M. Doni Garfagnini, M. P.: ricordi per una storia dell’età medicea, in I ceti dirigenti in Firenze dal gonfalonierato di giustizia a vita all’avvento del ducato. Atti del VII convegno del Comitato di studi... Firenze... 1997, a cura di E. Insabato, Lecce 1999, pp. 245-264; F. Edler De Roover, L’Arte della seta a Firenze nei secoli XIV e XV, a cura di S. Tognetti, Firenze 1999; L. Boschetto, Leon Battista Alberti e Firenze. Biografia, storia, letteratura, Firenze 2000; A. Crabb, The Strozzi of Florence: widowhood and family solidarity in the Renaissance, Ann Arbor 2000; L. Boschetto, Nuove ricerche sulla biografia e sugli scritti volgari di Leon Battista Alberti. Dal viaggio a Napoli all’ideazione del De iciarchia (maggio-settembre 1465), in Interpres, XX (2001), pp. 180-211.