POLO, Marco (XXVII, p. 719)
Gli studî sui P. e i loro viaggi sono stati molto abbondanti nell'ultimo ventennio, anche in relazione al settimo centenario della nascita di Marco; si sono avuti importanti contributi da filologi, da geografi ed anche da studiosi di altre discipline; né sono mancate ricerche archivistiche. Ma pochi dati biografici si sono aggiunti a quelli già noti. Si sa ora con certezza che Marco è nato nel 1254, che il soggiorno in Cina durò dalla primavera inoltrata del 1275 ai primi mesi del 1292, che al suo ritorno a Venezia egli si ammogliò, ormai quarantacinquenne, con la nobildonna Donata Badoer, dalla quale ebbe tre figlie, Fantina, Bellela e Moreta; che morì la sera dell'8 gennaio 1324 poche ore dopo aver fatto testamento. È anche accertato che la famiglia P. era inscritta fra le nobili veneziane. Una delle figlie di Marco, Fantina, andò sposa a un Marco Bragadin; rimasta vedova, fu in lite coi Bragadin per rivendicare i beni dell'eredità paterna dei quali si ha un lungo inventario (in data 12 luglio 1366); questo documento consente, insieme con altri, di ricostruire, almeno in parte, il patrimonio, non vistoso, dei P., che dopo la morte del padre Niccolò e dello zio Matteo, era venuto nelle mani di Marco, unico superstite dei tre viaggiatori.
Circa l'itinerario percorso per recarsi in Cina e sul soggiorno presso il Gran Can si sono pure fatti alcuni nuovi accertamenti, sebbene, come è noto, il libro di Marco P., il Milione, mescoli narrazioni di cose da lui effettivamente vedute, con notizie avute da informatori degni di fede, senza sempre distinguere le due categorie.
Può ritenersi accertato che i P., nella prima parte del viaggio, da Laiazzo ad Hormūz, passarono per l'Armenia (probabilmente per Tabrīz), ma non discesero attraverso la Mesopotamia a Baghdād, bensì continuarono attraverso la Persia per Yezd e Kirmān. I Polo pertanto non visitarono personalmente Baghdād. Rinunziando a imbarcarsi ad Hormūz, riattraversarono la Persia e valicarono l'Hindu - Kush, poi il Pamir; qualche nuova ipotesi su questa parte dell'itinerario merita attenzione. Sull'itinerario dell'ultima parte del viaggio, dal Tangut a Chemenfu sussistono ancora dubbî.
Una questione lungamente dibattuta riguarda le funzioni ordinarie che Marco P. ebbe presso il Gran Can. Appare oggi probabile che esse fossero di varia specie, talvolta di vero e proprio inviato ufficiale presso rettori di province o presso capi di paesi vassalli, più spesso di ispettore in materia finanziaria o di controllore dei monopolî imperiali (proventi di miniere e di saline, tasse sulle spezie, le seterie, ecc.). È del tutto improbabile che Marco fosse governatore della provincia o città di Janfer o di altre città; dovuta ad equivoco è la notizia della sua presenza, col padre e lo zio, all'assedio di Sanian-fu, dove essi avrebbero costruito apparecchi da assalto, poiché da fonti cinesi si rileva che la presa di quella città, dopo lungo assedio, avvenne prima dell'arrivo dei P. in Cina.
Si tende oggi a ridurre alquanto il numero e l'estensione dei viaggi compiuti da Marco in Cina, ma rimangono sicure e ben documentate dal suo libro le due missioni principali, una nelle province meridionali dell'Impero fino allo Yünnan e un'altra da Cambalù attraverso le più popolose e ricche province della Cina centrale e orientale fino al porto di Zayton. Altri minori viaggi compì certamente. Non pare che si spingesse in Birmania e non è necessario (né sembra probabile) supporre una sua visita all'India durante la permanenza in Cina. Le località della Cina menzionate dal Milione sono ora tutte identificate, tranne forse cinque o sei.
Riguardo al viaggio di ritorno per mare, risultano confermate la autenticità e l'importanza delle notizie su Sumatra, la cui identificazione con la Java Minor di Polo si ritiene sicura (Java Maior, dove le navi non approdarono, sarebbe Borneo), e delle ricche informazioni sull'India raccolte de visu nel lungo itinerario costiero e nelle frequenti soste.
Sulla prigionia di Marco P. nelle carceri genovesi dal settembre 1298 al settembre dell'anno successivo, non è emerso nessun nuovo documento. Oggetto di lunghi e non ancora esauriti dibattiti fra gli studiosi rimane tuttavia la parte che ha certamente avuta il compagno di prigionia di Marco, Rustichello, nella stesura del racconto del viaggio.
Appare probabile che a lui si debbano alcuni malintesi che hanno dato molto filo da torcere ai critici moderni; a lui l'inserzione, talvolta fuori posto, di digressioni che disturbano la ricostruzione esatta degli itinerarî, a lui anche l'aggiunta di frange letterarie e di elementi attinti a leggende correnti al suo tempo, o comunque aderenti al gusto del tempo. Ma il testo rustichelliano fu indubbiamente approvato e fatto suo da Marco, cui si deve il nucleo principale di indiscussa genuinità.
Quattro anni dopo la pubblicazione (1935) della fondamentale edizione del Milione curata da L. F. Benedetto, fu ritrovato nella Biblioteca Capitolare di Toledo il famoso Codice Zelada (testo latino), che il Benedetto aveva utilizzato in una copia tardiva della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Il codice è stato integralmente pubblicato, ma in traduzione inglese, da A. C. Moule e P. Pelliot (1939).
Sull'influenza esercitata dai viaggi dei P. nuovi importanti documenti sono venuti in luce da ricerche di archivio. Da questi si rileva che, a partire già dal secondo decennio del secolo 14°, mercanti veneziani affluivano in Persia (dove dal 1324 Venezia ebbe a Tabrīz un proprio console), in India ed anche nel Catai, che anzi vi costituirono compagnie (societates) per commerciare con l'India e la Cina; in una di queste compagnie membro di primo piano risulta un Giovanni Loredan che aveva già prima del 1338 soggiornato nel Catai.
L'influenza del libro di Marco P. sulla cartografia è già nota; nulla di nuovo è sostanzialmente emerso dalle più recenti indagini. Che Marco abbia portato a Venezia delle carte geografiche cinesi pare doversi escludere.
Bibl.: Testi: A. C. Moule e P. Pelliot, Marco Polo. The description of the World, vol. I, Londra 1939 (pubbl. interrotta per la morte del Pelliot); Marco Polo. delle cose de' Tartari e dell'Indie orientali, Venezia 1954 (ristampa del testo ramusiano) a cura del comune di Venezia; Marco Polo. Il Milione nella edizione di G. B. Ramusio, a cura di R. Giani, Roma 1954; Marco Polo. Il Milione, a cura di R. Allulli, Milano 1954; Il libro di Marco Polo detto Milione, Milano 1954 (testo dell'"Ottimo"; note e glossario di P. Rivalta; pref. di S. Solmi); Marco Polo. La description du Monde, texte intégral en français moderne avec introduction et notes par L. Hanbis, Parigi 1955 (utile per le ricche note erudite).
Studî varî: Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Nel VII Centenario della nascita di Marco Polo, Venezia 1955 (raccolta di contributi di R. Almagià, F. Babinger, R. Gallo, G. Luzzatto e altri); L. Olschki, L'Asia di Marco Polo, Firenze 1957 (scritti varî; fondamentale); Ist. Ital. per il Medio Oriente, Oriente Poliano, Roma 1957 (studî e conference di varî autori stranieri ivi tenute); L'Asia nella cartografia degli Occidentali, Cat. della Mostra tenuta nella Bibl. Marciana a cura di T. Gasparrini-Leporace, Venezia 1954.