Risi, Marco
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, nato a Milano il 4 giugno 1951. Dopo un lungo 'tirocinio' in diversi ambiti dell'ambiente del cinema, si è rivelato attento osservatore del mondo della delinquenza minorile dirigendo Mery per sempre (1989) e Ragazzi fuori (1990), in cui delinea con partecipazione e un taglio realistico 'all'americana' le vicende vissute da alcuni ragazzi dentro e fuori dal carcere, inaugurando così il cosiddetto neo-Neorealismo. Nel 1989 ha ricevuto ex aequo il Gran premio speciale della giuria al Festival di Montréal per Mery per sempre, nel 1991 il David di Donatello come miglior regista ex aequo per Ragazzi fuori, e nel 1998 il Nastro d'argento come miglior produttore per Il bagno turco ‒ Hamam (1997), esordio nella regia di Ferzan Ozpetek.
Figlio di Dino Risi, iniziò il suo lavoro nel cinema come aiuto regista dello zio Nelo Risi in Una stagione all'inferno (1971) proseguendo poi con lo stesso ruolo in alcuni film di buon esito commerciale di Alberto Sordi, Duccio Tessari e Carlo Vanzina. Più rilevante e personale è apparso il suo lavoro di soggettista e sceneggiatore per Caro papà (1979) e Sono fotogenico (1980), diretti dal padre, mentre l'esordio nella regia era avvenuto nel 1978 con l'interessante documentario televisivo Appunti su Hollywood. All'inizio degli anni Ottanta ha accentuato una propensione per la commedia giovanilistica, facendosi notare con l'esile Vado a vivere da solo (1982), il più brioso Un ragazzo e una ragazza (1984) e il riuscito Colpo di fulmine (1985), interpretati da Jerry Calà, che costituiscono un complessivo ritratto generazionale sull'immaturità dei trentenni, tra grottesco e commedia sentimentale. Dopo gli apprezzamenti ricevuti per il rude e antimilitaristico Soldati 365 all'alba (1987), e dopo le prove di Mery per sempre e Ragazzi fuori, con Il muro di gomma (1991), ricostruzione dei retroscena dell'inquietante disastro di Ustica, e Il branco (1994), denuncia di un vergognoso caso di stupro di gruppo, ha forzato lo stile in senso politico-pamphlettistico, mentre la sua vena brillante ha oscillato tra l'approssimazione canaille di Nel continente nero (1992) e il gusto malinconico delle peregrinazioni argentine di Tre mogli (2001). Il miglior film di R. e insieme il più sfortunato al botteghino (è stato smontato due volte dalla programmazione) è L'ultimo capodanno (1998), tratto da un racconto di N. Ammaniti, apocalittica sarabanda grottesca che fotografa un manipolo di trucidi cittadini romani è l'ultima notte di dicembre, abilmente concertata sui detriti di una dilagante 'cattiveria' in controtendenza rispetto alle melensaggini della commedia contemporanea.Come produttore ha ottenuto notevoli risultati, per es. con l'umorismo hellzapoppin di Mille bolle blu (1993), con la farsesca crudeltà di Camerieri (1995), entrambi di Leone Pompucci, e con il mystery dell'anima Il bagno turco ‒ Haman di Ozpetek.