SERRAINERI, Marco
– Nacque forse a Milano non dopo il 1366, da Reoldo Serraineri, di famiglia originaria di Monza; nome e casato della madre sono ignoti.
Nel 1311 un Lanfranco Serraineri era membro del Consiglio generale di Monza; un Aliprando si iscrisse alla matricola dei mercanti (1346), e mercante in stretto rapporto con Venezia, dove risiedeva nel 1361 (Archivio Veneranda Fabbrica del duomo di Milano, AVFDMi, cart. 102) era anche Reoldo del fu Lanfranco, padre di Marco, Lanfranco, Aliprando e di almeno una figlia, Filippina. Non sappiamo quando la famiglia si trasferì a Milano.
Si ha notizia di Marco Serraineri a partire dal 1386, quando diede in moglie la sorella Filippina al milanese Marchino Pozzobonelli con una dote di 200 fiorini d’oro (cart. 103), che segnala un livello sociale medio-alto. In un contratto per vendita di lana egli viene qualificato cittadino e mercante di Milano (cart. 103, 1393); nel 1389 fu deputato della Fabbrica del duomo con l’incarico di procurare materiali dalle cave sul lago Maggiore.
Ebbe l’incarico per un solo anno, ma tanto basta per considerarlo come un prototipo di quei mercanti, imprenditori, homines novi di buona fama personale che – contribuendo e collaborando a fine secolo nel prestigioso ente – perseguirono una tangibile sanzione della loro affermazione civica e sociale. Il successo di Serraineri è dimostrato anche dal matrimonio, in data sconosciuta, con Carina Crispi, figlia del fu Albrigolo e di Stellina Serazzoni (di un’antica e affermata casata mercantile che aveva espresso il mercante Gabrio e il giurista Manfredo: Barbieri, 1961, pp. 120 ss., e AVFDMi, cart. 103, per i rapporti d’affari Serazzoni-Serraineri).
I tre fratelli Serraineri (Marco, Lanfranco e Aliprando) costituivano una società in comunione dei beni, con commissionari a Monza, Como, Genova, Pisa e Venezia. Nel 1395 Marco entrò in società con il milanese Giovannino di Dugnano, che apportava la maggior parte del capitale: poté così ampliare i suoi traffici in Catalogna (ove già risiedeva, a Valencia, Lanfranco) anche grazie ai contatti con Lodi e al guado procurati tramite Dugnano (definito nel carteggio datiniano «bon merchatante di questa terra [Milano]»: L. Frangioni, Milano fine Trecento, II, 1994, p. 496), mentre Marco aveva la direzione degli affari e la gestione della cassa.
L’attività dei Serraineri è ricostruibile sulla base di due registri mercantili, in latino, conservati presso l’Archivio della Veneranda Fabbrica del duomo di Milano (1395-98, edito da Tommaso Zerbi, Il mastro a partita doppia..., 1936; 1402-1407, inedito), fra i pochissimi esistenti per l’area lombarda. Il primo registro è dedicato esclusivamente agli affari della compagnia; nel secondo numerose poste riguardano le spese familiari e consentono di abbozzare un profilo personale di Marco.
Attraverso Genova e secondariamente Pisa, la società Serraineri esportava in Catalogna fustagni, guado, canovacci, armature, filo di ferro e minuterie metalliche, contro lana, pellami e, in secondo piano, frutta secca e riso. Non mancarono episodi di diffidenza tra i Serraineri e Dugnano, che nel 1398 mandò a Valencia un proprio congiunto, il giovane Clemente, con una lettera di presentazione firmata dall’azienda Datini di Milano (L. Frangioni, Milano fine Trecento, cit., II, p. 501); né mancarono pesanti perdite per furti e naufragi. La «società di Catalogna» si sciolse definitivamente con la morte di Dugnano a fine 1398-inizi 1399 (T. Zerbi, Il mastro a partita doppia..., cit., p. XVII), e la stessa fraterna Serraineri venne meno nel 1400, con la rinuncia alla comunione dei beni (AVFDMi, cart. 103, 1410).
Negli anni immediatamente successivi Marco proseguì da solo l’esportazione di fustagni e metallurgia e le importazioni di lana «di San Matteo», allentando però, dopo il 1404, anche la collaborazione con Lanfranco (che prese moglie a Valencia e vi si stabilì definitivamente; Mainoni, 1982, p. 20). Progressivamente, Marco Serraineri abbandonò alcuni comparti commerciali (i panni fini di Como contro l’allume, AVFDMi, reg. n. 68, cc. 29v, 35v, i fustagni, i manufatti di ferro e di ottone). Specializzò invece i propri affari nell’importazione di lana di media qualità, che giungeva a Milano via Genova e, in misura minore, via Venezia (ove era suo rappresentante il monzese Maifrollo Scarsella), poi rivenduta a Monza. Marco aveva quindi mantenuto stretti legami con Monza: la maggior parte dei suoi clienti e fornitori era monzese, come monzesi erano i suoi commissionari a Venezia e Como.
Serraineri non fu un mercante-imprenditore; non seguiva il ciclo della lavorazione tessile, ma vendeva la lana ad artigiani ricevendo il panno finito, solo da tingere; inoltre comperava direttamente, da mercanti monzesi, grosse partite di panni.
Un ulteriore settore del suo impegno commerciale furono i tessuti di canapa, acquistati sul lago Maggiore, condotti a Milano lungo il Naviglio e da lì inviati a Venezia. Dalla città lagunare Serraineri importava spezie, allume, vallonea, lana, pellami semilavorati. Marco fu infine cambista, anche se questa attività era solo collaterale; numerose poste del secondo registro riguardano il pagamento e la riscossione di lettere di cambio, quasi tutte su Venezia.
I disordini e la frammentazione politica che seguirono la morte del duca Gian Galeazzo (1402) danneggiarono gravemente i commerci lombardi, perché l’itinerario per Venezia divenne pericoloso: nel 1404 e 1405 si esaurirono le scorte di spezie che Marco aveva in magazzino da anni, mentre si accumulavano i panni di Monza non esportati. La lotta di parte – accanita e violenta a Monza come a Milano – coinvolse i clienti, i commissionari e i corrispondenti di Marco; esattori e soldati danneggiarono le sue proprietà di campagna. Forse in questa difficile congiuntura Serraineri fece parte del Consiglio della Camera dei mercanti di Milano, perché il mastro Serraineri è l’unica fonte a proposito del negoziato che la corporazione mercantile di Milano (con le consorelle di Como, Monza e di Venezia stessa) condusse con la Repubblica Veneta per l’invio di un presidio armato sul Po, allo scopo di riaprire l’itinerario di Pavia e per l’acquisto di salvacondotti (Mainoni, 1975, pp. 372-375).
In effetti gli affari di Marco migliorarono nel 1406, quando acquistò merci non trattate in precedenza (zafferano, seterie lucchesi) e smerciò canovacci e panni monzesi a Venezia (AVFDMi, reg. 68, cc. 232rv e ss., 242v-243r). Nel 1407, al tempo della morte di Marco, Aliprando condusse da Genova a Milano un’ingente quantità di lana e di cotone (AVFDMi, cart. 103, 1410).
Serraineri, che non risulta essersi mai allontanato, in questi anni, da Milano (se non, una volta sola, per la vicina Monza: AVFDMi, reg. n. 68, c. 126v), mantenne un tenore di vita decisamente agiato, anche grazie alla grande azienda agraria di Cesano Boscone (appartenente in origine alla famiglia Crispi) da lui amministrata: da essa provenivano i prodotti necessari per l’alimentazione familiare, e soltanto frumento, parte del vino e olio risultano acquistati sul mercato. Negli anni 1402-07 Marco acquistò immobili a Monza e a Milano, approfittando, a quanto pare, anche delle necessità finanziarie del cognato Marchino Pozzobonelli (AVFDMi, reg. n. 68, c. 243v). Non possedeva un palazzo di proprietà, ma cambiò anzi ripetutamente abitazione, pagando alti affitti.
Con Marco e con la moglie convivevano il fratello e la moglie di lui (sposata nel 1402), la vecchia madre, un dipendente tuttofare e un numero imprecisato di persone di servizio. Pur non facendo parte di confraternite, era un uomo generoso: nel 1405 diede in sposa una giovane parente a un mercante con il quale era in relazione, con una dote di 100 lire imperiali e un dignitoso corredo di pari valore; pagò inoltre gli studi di un altro nipote. Nello stesso 1405 gli morì l’unico figlio, nato da pochi mesi.
Nel 1407, evidentemente malato, assunse un collaboratore per compilare il registro; testò il 27 luglio e morì nell’agosto. Erede universale – salvo due legati di 500 fiorini ai due fratelli – fu la Fabbrica del duomo di cui era stato ancora deputato nel 1404, mentre Aliprando lo divenne nel 1407. La mancanza dell’originale del testamento impedisce di conoscere le altre disposizioni. Il fatto che al momento della morte fossero ancora viventi la madre, la suocera e il padre della suocera, Gabrio Serazzoni, suggerisce un’età non avanzata.
Il profilo mercantile e personale di Serraineri riflette la fisionomia della mercatura milanese fra i due secoli. Gli aspetti più significativi sono l’azienda su base strettamente familiare, il ricorso sistematico a commissionari, la frequente attività di mediazione e lo scambio di merci contro merci, che giungeva a un uso non casuale del baratto. Preponderante, almeno nel periodo documentato, il ruolo dell’importazione di lana per la produzione dei panni di Monza e la loro esportazione a Venezia. La costituzione della sotietas Catellogne faceva parte di una non effimera presenza dei lombardi nella penisola iberica, che avrebbe poi conosciuto una netta ripresa durante il ducato di Filippo Maria Visconti (1412-47) e, più tardi, nell’età spagnola; rimaneva però subordinata alla necessità di dipendere dagli scali di Genova e di Venezia. Pure tenendo conto dell’indispensabile collaborazione con il fratello Aliprando, Marco Serraineri si configura come lo stereotipo del ‘mercante sedentario’ proposto dalla storiografia come evoluzione trecentesca del mercante che viaggia accompagnando le proprie merci, assai diverso in questo da suoi contemporanei e concittadini estremamente mobili, come Bassiano Pessina socio di Francesco Datini (morto nel 1394), suo figlio Francesco e Marco Carelli (morto nel 1394).
Fonti e Bibl.: Archivio Veneranda Fabbrica del duomo di Milano (AVFDMi), Registri, n. 68; Eredità, cartt. 102, 103; Annali della Fabbrica del duomo, I, Milano 1877, pp. 22, 259, 280, 313; T. Zerbi, Il mastro a partita doppia di una azienda mercantile del Trecento, Como 1936; L. Frangioni, Milano fine Trecento. Il carteggio milanese dell’Archivio Datini di Prato, I-II, Firenze 1994, II, Documenti, ad indicem.
T. Zerbi, Le origini della partita doppia. Gestioni aziendali e situazioni di mercato nei s. XIV-XV, Milano 1952, ad ind.; G. Barbieri, Origini del capitalismo lombardo, Milano 1961, p. 120 (genealogia Serazzoni); F. Melis, Aspetti della vita economica medievale, Siena 1962, pp. 171 s.; P. Mainoni, Un mercante milanese del primo Quattrocento: M. S., in Nuova Rivista storica, LIX (1975), 3-4, pp. 331-377; Ead., Mercanti lombardi tra Barcellona e Valenza nel basso medioevo, Bologna 1982, ad ind.; Ead., Economia e politica nella Lombardia medievale. Da Bergamo a Milano fra XIII e XV secolo, Cavallermaggiore 1994, pp. 197 s.; B. Del Bo, Il «made in Mediolano» nell’ultimo quarto del Trecento, in Spazi economici e circuiti commerciali nel Mediterraneo del Trecento, a cura di B. Figliuolo - G. Petralia - P. Simbula, Amalfi 2017, pp. 107-120 (in partic. p. 114).