VAN BASTEN, Marco
La carriera di Marco Van Basten inizia nell'Ajax: cresciuto nel mitico stadio 'de Meer', esordisce in prima divisione il 3 aprile 1982 (Ajax-Nijmegen), non ancora diciottenne, chiamato a sostituire addirittura Johan Cruijff, l'idolo dei suoi sogni di ragazzo. Scaduto il contratto con l'Ajax, con tre titoli olandesi, una Coppa delle Coppe, quattro titoli di capocannoniere e un premio Scarpa d'oro in bacheca, si impegna con Silvio Berlusconi che, dopo avere visionato una videocassetta con il meglio dei suoi gol, fa di tutto per ingaggiarlo. Arriva al Milan nell'estate del 1987: un miliardo e 800 milioni il costo del suo cartellino secondo i parametri UEFA. In quell'estate il Milan getta le fondamenta della sua leggenda: oltre a Van Basten arriva infatti Ruud Gullit, un altro olandese, strappato al PSV Eindhoven, il club della Philips. A differenza del connazionale che, trecce al vento, è in grado di sprigionare una terrificante forza d'urto, Van Basten è un artista dell'area di rigore: sembra danzare con il pallone tra i piedi e quasi addomesticarlo, prima di trasformarlo in un'arma letale per i portieri; non a caso lo chiamano 'il cigno' ma anche il 'Nureiev dell'area di rigore'. La sua prima stagione a Milano, quella che caratterizzerà la 'rivoluzione' berlusconiana, producendo l'unico scudetto di Sacchi, lo vede in parte emarginato a causa di una caviglia che lo costringe a un intervento chirurgico. Con il Milan lanciato all'inseguimento del Napoli, rientra in squadra il 10 aprile 1988, contro l'Empoli, subentrando a Virdis nel secondo tempo: sarà suo il gol decisivo e dal quel momento i rossoneri diverranno irresistibili. Van Basten nel Milan vince tutto, regalando emozioni e suggestioni, con l'Olanda diventa campione d'Europa nel 1988, arrivando pure al Pallone d'oro, il trofeo che, annualmente, certifica il migliore giocatore del continente (dietro di lui Ruud Gullit e Frank Rijkaard, olandesi e milanisti, in un tripudio a strisce rosse e nere). Vincerà altri due Palloni d'oro, il più grande centravanti del calcio moderno: l'anno successivo (ancora una tripletta milanista con il secondo posto di Franco Baresi e il terzo di Rijkaard), e nel 1992. Nonostante l'anima olandese abbia caratterizzato soprattutto il Milan del quadriennio di Sacchi, Van Basten offre il meglio di sé quando sulla panchina rossonera approda Fabio Capello: Sacchi, con il suo rigore tattico, sovente ne ingabbiava gli estri, di qui i frequenti scontri ideologici tra i due. Capello, invece, è più duttile e gli consente di esprimersi in assoluta libertà. Il risultato che ne consegue è il Milan degli Invincibili, quello che rimarrà imbattuto per 58 gare di Campionato, vincerà tre scudetti consecutivi, sarà capace di segnare 74 gol in una sola annata (1991-92). Purtroppo, la fragilità delle sue caviglie gli impedirà di partecipare fino in fondo alla travolgente avventura dei rossoneri di Capello. Gioca infatti la sua ultima partita il 26 maggio 1993, a Monaco di Baviera, finale di Coppa dei Campioni, vinta dal Marsiglia per 1-0, e il 17 agosto del 1995 saluta per l'ultima volta San Siro e i suoi tifosi prima di una sfida amichevole tra Milan e Juventus.