CETIUS FAVENTINUS, Marcus
Sotto questo nome si trova, in alcuni codici di Vitruvio, una epitome del trattato vitruviano, la cui utilità così è giustificata dall'autore: "Intorno alla conoscenza dell'arte architettonica diffusamente Vitruvio Pollione ed altri scrissero con grande dottrina. Ma perché la loro lunga e difficile esposizione non distogliesse gli ingegni più umili dalla materia, ho deciso di presentare qui alcune poche parti in stile dimesso e limitatamente agli usi privati". Il trattatello, per confronti con Isidoro e Palladio, può essere posto intorno al 400 d. C.; esso consta di 30 capitoletti, di cui gli ultimi due non derivano da Vitruvio. Può essere interessante il confronto con Vitr., i, 2 circa le "parti dell'architettura", che in latino sono otto e in greco cinque: tàxis (ordinatio), diàthesis (dispositio), eurhythmìa (venustas et decor), symmetrìa (modulorum mensurae), oikonomìa (distributio), restando, pare, senza termine corrispondente greco la aedificatio, la conlocatio, e la machinatio.
Da ricordare una frase all'inizio del primo capitolo: "le costruzioni potranno essere belle ed utili se prima si siano apprese le regole scientifiche già sperimentate dell'arte" (si ante huius artis peritus ordo discatur). Orbene, l'aggettivo peritus = dotto, scientifico, provato, è stato inteso dal Moe (I numeri di Vitruvio trad. it., Milano 1954, p. ii), nel senso di "perduto" (péritus da pereo!); è entrato troppo facilmente in circolazione (Plessner, Sterngeborenes Olympia, 1956, pp. 6 e 59; e altri).
Bibl.: Edito in calce al Vitruvio del Rose (1867 e 1899) e del Krohn (1912). Gensel, in Pauly-Wissowa, III, 1899, c. 2013.