NORD, Mare del (XXIV, p. 913)
Incluso entro paesi altamente sviluppati, tra la penisola scandinava e la Gran Bretagna e le sue dipendenze insulari settentrionali, occupa un ampio tratto dell'estesa piattaforma europea e presenta estesi banchi superficiali, conosciuti per la grande ricchezza di pesce. Già noto come uno dei più frequentati mari del mondo da navi mercantili e passeggeri e da flottiglie di pescherecci, ha assunto una crescente importanza, dopo che sono state scoperte nel suo fondo cospicue risorse minerarie, tanto che ognuno dei paesi che ad esso si affacciano ne hanno reclamato un settore di propria esclusiva competenza.
Da quando nel 1966 si raggiunsero i primi giacimenti di gas naturale c'è stata una gara da parte delle varie compagnie petrolifere internazionali per assicurarsi la concessione di aree di esplorazione e di sfruttamento e da parte degli stati per affermare la loro sovranità su settori prospicienti di mare. Questo risulta politicamente diviso in due grandi zone, una occidentale appartenente al Regno Unito e una orientale divisa tra Norvegia, Danimarca, Rep. Fed. di Germania, Paesi Bassi e Belgio. La linea di separazione tra le due zone corre in senso nord-sud a metà distanza tra le Shetland e la Norvegia, piega leggermente verso oriente a S della Norvegia fin quasi alla latitudine di Newcastle, dove s'incontrano su breve tratto i settori norvegese, danese e tedesco con quello britannico, e piega poi gradualmente verso lo stretto di Dover.
Questa ripartizione politica ed economica del Mare del N. è ormai acquisita e derivata dalle prospettive di valorizzazione della piattaforma continentale e dai diritti che gli stati rivieraschi sono riusciti ad affermarvi nel corso degli ultimi decenni in seguito alla scoperta di petrolio e gas naturale sotto il suo fondo.
Dopo il primo ritrovamento si aprirono per i paesi dell'Europa nord-occidentale le speranze di attingere dalla piattaforma del Mare del N. buona parte del loro fabbisogno di idrocarburi e di svincolarsi in tal modo dalla regione del Golfo Persico, proprio quando la guerra tra Arabi e Israeliani, con la conseguente chiusura del Canale di Suez, e l'aumento dei prezzi del petrolio sembrava stessero per colpire le economie dei paesi sviluppati europei.
Le scoperte del 1969 e degli anni successivi, specie nei settori britannico, norvegese e olandese, se da un lato non hanno corrisposto in pieno alle attese, hanno dall'altro portato allo sfruttamento di ricchi giacimenti metaniferi e petroliferi. Il petrolio è stato trovato nel 1971 nel settore norvegese presso la linea di demarcazione e ha assicurato alla Norvegia una produzione annua intorno ai 10 milioni di t, suscettibili di sensibile aumento; è stato proprio sul campo più produttivo di Ekofisk che nella primavera del 1977 è scoppiato un incendio di vaste proporzioni su una piattafoma, provocando la fuoriuscita di grandi quantità di petrolio che ha inquinato estesamente il mare. Nel settore britannico, dove pur si sono stimate riserve per un miliardo di t di petrolio, sono stati raggiunti imponenti giacimenti di gas naturale dai quali si estraggono oltre 30 miliardi di m3 all'anno, il doppio della produzione italiana. Gli esperti non prevedono si riesca a produrre più di 200 milioni di t di greggio all'anno nel futuro.
La scoperta degl'idrocarburi nella piattaforma continentale del Mare del N. è stato un fatto molto importante per l'Europa occidentale, anche se gli ottimismi iniziali debbono essere moderati, e contribuirà a ridurre la dipendenza di alcuni suoi paesi da altre parti del mondo e a consentire ad essi più ampie possibilità di manovra sul piano economico e politico.