SONDA, Mare della (A. T., 84-85 e 95-96)
Questo bacino fa parte di quel Complesso di mari che costituiscono il Mediterraneo Australasiatico (v.), posto tra le coste orientali del continente asiatico a NO. e quelle della Nuova Guinea e dell'Australia a S. Il frastagliamento del continente ha prodotto una suddivisione delle acque che s'insinuano tra le terre, ripartendosi in varî bacini, favorite in ciò anche dai notevoli movimenti tettonici che hanno sconvolto quest'area della superficie terrestre. Il bacino marino detto più propriamente Mare della Sonda è chiamato da alcuni anche Mar di Flores, poiché a S. è limitato da una lunga catena di isole, le Piccole Isole della Sonda, di cui le principali e più estese sono Flores e Sumbava. Il mare resta diviso dall'Oceano Indiano da questo stretto cordone insulare che, iniziandosi da Giava, prosegue per le Piccole Isole della Sonda fino alla Nuova Guinea. Piccoli e angusti sono gli stretti che lo mettono in comunicazione con l'Indiano (Lombok, Alas, Sape, Ombai of Maloea). A occidente e a settentrione ampia e intima è invece la comunicazione col Mar di Giava direttamente, e col Mar di Celebes attraverso lo stretto di Makassar (largo circa 200 km.). Più a oriente il mare s'interna profondamente entro l'Isola di Celebes, formando il Golfo di Boni; nella parte nord-orientale non v'è chiara demarcazione verso i mari delle Molucche e di Banda. Risulta così un caratteristico bacino, nel quale le condizioni chimico-fisiche sono fortemente influenzate da quelle dei mari circostanti.
La morfologia è attualmente ben conosciuta soprattutto per merito delle ricerche dello Snellius, compiute per iniziativa del governo olandese sotto la direzione di P. M. van Riel; da questi studî, eseguiti in tutto il Mediterraneo Australasiatico, risulta che una vasta area di questo mare è al disotto dei 5000 metri e il fondo è assai movimentato soprattutto in vicinanza delle coste, dove presenta generalmente pendenze notevoli. Lungo le Piccole Isole della Sonda e Celebes hanno assai larga diffusione i recinti corallini, mentre a grande profondità dominano i depositi di fanghi calcarei blu con elementi silicei del microplancton di superficie.
La temperatura e la salinità risentono l'influenza dell'ampia comunicazione con i bacini circostanti e del regime dei monsoni che dominano tutta la zona. In superficie si hanno oscillazioni termiche relativamente piccole degli alti valori della temperatura, mentre in profondità essa si stabilizza a 3°,7. I valori della salinità poco si discostano da quelli della media degli oceani; secondo i reperti della recente spedizione essi si aggirano intorno a 34,5-35 per mille. Le correnti superficiali, influenzate dai monsoni, e quelle profonde, dovute a variazioni delle condizioni chimico-fisiche soprattutto, sono chiaramente avvertibili specialmente nello Stretto di Makassar, dove a 50 metri di profondità è stata misurata una corrente di 83 centimetri al secondo diretta verso SSE., mentre a profondità maggiori si hanno generalmente correnti deboli (1-1,5 miglia all'ora) che raggiungono il valore di 9 miglia orarie tra l'Isola di Sumbava e quella di Flores.
Bibl.: E. v. Everdigen, The Snellius Expedition, in Journal du Conseil, V, Copenaghen 1930, p. 320; Ph. H. Kuenen, Geological Results. II. Geology of Coral Reefs, in The Snellius Expedition, ecc., Utrecht 1933; O. Krümmel, Handbuch der Ozeanographie, I e II, Stoccarda 1907 e 1911; P. M. v. Riel, The Snellius Expedition, in Journal du Conseil, VII, Copenaghen 1932, n. 2, p. 212; C. Wallaux, Géographie générale des mers, Parigi 1933.