BERING, Mare e Stretto di (A. T.,1-2-3)
Mare marginale (2.260.000 kmq. di superficie), dipendenza dell'Oceano Pacifico, chiuso ad O. dalle coste della Siberia e dal Camciatca, a S. dalle isole Aleutine, a E. dalle coste dell'Alasca. Comunica col Mare Glaciale Artico per mezzo dello Stretto di Bering (navigato per la prima volta dal danese Vitus Bering nel 1728), che divide l'Asia dall'America, ha 92 km. di larghezza tra il Capo Orientale e il Capo Principe di Galles ed è profondo dai 40 ai 90 m. Col Pacifico il Mare di Bering comunica ampiamente a SO., tra il Camciatca e la più occidentale delle Aleutine, e per mezzo degli stretti che separano l'una dall'altra queste isole, a SE. La metà meridionale scende fino a 3939 m. di profondità, mentre la metà settentrionale ha raramente profondità superiori ai 200 m.; l'origine della prima sembra debba attribuirsi a sprofondamento, quella della seconda a ingressione. Le coste sono, per lo più, alte e poco articolate.
Nell'inverno la maggior parte del Mare di Bering è coperta di ghiacci, prevalentemente di origine locale. In luglio, agosto e settembre il limite meridionale dei ghiacci sale a N. dello stretto, perché venti meridionali spingono una forte corrente, con acque relativamente calde, dal Pacifico verso settentrione. Ad ogni modo le acque si riscaldano solo superficialmente (6-8°): a 50 m. di profondità si trovano già temperature inferiori a 0°.
Lungo le coste del Mare di Bering e in alcune delle sue isole (Eering, 1592 kmq., Nunivak, S. Lorenzo, ecc.) si trovano alcune fiorenti pescherie.
Bibl.: W. K. Dall, Hydrology of the Bering Sea, Washington 1892; F. Hegemann, Eis und Strömungen im Bering Meer, in Ann. Hydrogr., 1890.
L'arbitrato per il Mare di Bering. - Numerose spedizioni russe completarono, nella seconda metà del sec. XVIII, l'esplorazione di questo mare e dei suoi dintorni, ed esso divenne ben presto molto noto per la caccia delle foche da pelliccia. Per disciplinare tale caccia, il governo russo ne diede nel 1799 il monopolio per venti anni alla Russian-American Company, a cui rinnovò la coucessione allo scadere del primo periodo.
Intanto, di fronte alla concorrenza che a questa compagnia facevano le flottiglie dei pescatori inglesi e americani e ai procedimenti irregolari usati nella pesca, il governo russo emanava il 4 settembre 1821 un ukase col quale dichiarava che tutto il Mare di Bering, dallo stretto fino al 51° di lat. N., faceva parte delle acque territoriali russe ed era, di conseguenza, inaccessibile ai pescatori stranieri. Gli Stati Uniti e l'Inghilterra sollevarono vivaci proteste contro tale dichiarazione e il governo russo dovette cedere e riconoscere la libertà di pesca in questo mare, con i trattati conclusi, rispettivamente, il 17 aprile 1824 con gli Stati Uniti e il 28 febbraio 1825 con l'Inghilterra.
Dopo la cessione dell'Alasca agli Stati Uniti, avvenuta il 30 marzo 1868, per oltre un trentennio non sorsero contestazioni circa il Mare di Bering. Il governo americano, però, non appena la concorrenza dei pescatori inglesi e canadesi si fece sentire seriamente, con grave danno della compagnia americana dell'Alasca, alla quale gli Stati Uniti avevano nel frattempo concesso il monopolio della pesca, intervenne bruscamente, adducendo a motivo il pericolo di distruzione che correvano le foche. Da Washington si pretese di proibire la caccia da parte di navi estranee alla compagnia dell'Alasca in tutto il Mare di Bering e si procedette senz'altro, nel 1886, alla cattura di alcune golette inglesi da pesca, a 70-80 miglia dalla costa americana, condannandone i capitani a una pena di 30 giorni di prigione e ad un'ammenda di 500 dollari. A giustificare la cattura delle navi e la condanna, la corte di Sitka (Nuova-Arcangelo) sostenne che il Mare di Bering era un mare chiuso.
Alle proteste diplomatiche dell'Inghilterra, il ministro di stato americano, Blaine, con una nota del 12 gennaio 1890, che sembrò assai strana, rispondeva affermando che la cattura e l'uccisione delle foche costituiva un atto immorale, che la distruzione di esse era contra bonos mores e che dal punto di vista giuridico gli Stati Uniti erano subentrati nei diritti della Russia, la quale aveva emanato il noto ukase del 1821. L'Inghilterra ribatté producendo la protesta indirizzata alla Russia nel 1821 da lord Londonderry e riportando il testo del trattato da lei concluso con la stessa nel 1825.
Il conflitto, dato l'atteggiamento reciso assunto dalle due parti e gl'interessi in giuoco, appariva irriducibile; alla fine, gli Stati Uniti proposero di addivenire ad un accordo, firmato a Washington il 29 febbraio 1892, col quale le parti s'impegnarono di sottoporre la controversia ad un tribunale arbitrale e ad accettarne senz'altro le decisioni, dandovi pieno corso. Il tribunale fu composto di sette membri, tra i quali il marchese Visconti Venosta; esso si riunì a Parigi ai primi del 1893, sotto la presidenza del rappresentante francese barone de Courcel, ed emise la propria decisione il 15 agosto dello stesso anno.
La sentenza arbitrale trattò esaurientemente la questione. di diritto, circa il carattere da attribuirsi al Mare di Bering e il reclamo inglese e la questione relativa alle foche e ai sistemi di pesca. Nei riguardi della questione di diritto, il tribunale respinse la pretesa degli Stati Uniti che il Mare di Bering potesse considerarsi come un mare territoriale. Nei riguardi, invece, dei criterî di pesca usati per la caccia alle foche, il tribunale riconobbe, secondo la tesi degli Stati Uniti, l'urgente necessità di provvedimenti, per evitare la distruzione progressiva di questi animali. Il tribunale cercò, in tal guisa, di conciliare convenientemente gli interessi della compagnia americana dell'Alasca, quelli dei pescatori inglesi e canadesi nel Mare di Bering e la necessità di assicurare la regolare riproduzione del prezioso anfibio.
La sentenza arbitrale fu lealmente accettata ed eseguita dalle due parti, e l'opinione pubblica dei due paesi ne rimase soddisfatta.
Bibl.: United States Blue Books, nn. 1-8; Compte-rendu des séances du tribunal d'arbitrage siégéant à Paris, Parigi 1893; T. Barclay, La question des pêcheries de la mer de Behring, in Revue de droit intern., 1893; Browning, The Behring sea question, in The Law Quarterly Review, VII (1891), p. 128 segg.; E. Engelhardt, Du droit de propriété revendiqué par les États-Unis d'Amérique sur les phoques à fourrures de la mer de Behring, 1894; H. Fromageot, L'arbitrage de la mer de Behring, 1894; Tracy, The Behring sea case, in The North American Review, 1893, p. 543 segg.; Wishart, The Behring sea question, the arbitration treaty award, with a map, Edimburgo 1893.