MARESCOTTI (Marscotti) DE’ CALVI, Agamennone
– Nacque a Bologna intorno al 1434, figlio primogenito e naturale di Galeazzo. La data della nascita si desume da una lettera inviata dal M. al Consiglio degli anziani di Bologna il 31 genn. 1471, in occasione della nomina a podestà di Firenze, nella quale dichiara di avere compiuto trentasei anni.
Il 7 sett. 1466 sposò Emilia di Iacopo Dal Lino, da cui ebbe Galeazzo e tre figlie, Aurelia, Laura e Teodora, maritate rispettivamente ai bolognesi Borso Dalla Volta, Giulio Fantuzzi e al romagnolo Giampietro Rondinelli.
Avviatosi allo studio del diritto insieme con il fratello Achille, conseguì la laurea in diritto civile il 2 ott. 1466 presso lo Studio bolognese, dove dall’anno accademico 1466-67 ebbe l’incarico «ad lecturam Digesti novi in tertiis»; da quella data compare con continuità nei rotuli dello Studio bolognese, con l’eccezione del 1471. Nel 1468 e nel 1470 tenne la lettura straordinaria serale del Digestum Infortiatum, nel 1469 sempre quella straordinaria serale del Digestum novum e tra il 1472 e il 1473 quella mattutina nei giorni festivi del Codice. Il 12 sett. 1469 fu aggregato al Collegio dei dottori di diritto civile, in sostituzione del deceduto Bornio da Sala, sebbene macchinazioni dei candidati procurassero per due volte il rinvio delle votazioni e della sua elezione. I legami di colleganza e di amicizia del M. con la famiglia da Sala, certamente tra le meno compromesse con la consorteria dominante dei Bentivoglio, furono anche di natura letteraria e personale. Tra il 1476 e il 1499 il M. fu eletto ripetutamente priore del Collegio di diritto civile. Il 29 ott. 1474 fu esaminato e approvato in diritto canonico. Tra il 1474 e il 1493 fu incaricato della lettura festiva di Sesto e delle Clementine, ed entrò nel Collegio di diritto canonico, di cui tra il 1483 e il 1492 fu più volte priore. Fonti erudite riportano incarichi amministrativi ricoperti dal M. in diverse città dell’Italia centrale: fu podestà a Firenze, Siena, Lucca e Perugia, ma solo per il primo (1471) e terzo incarico (1496) esistono conferme documentarie.
Nei decenni Sessanta-Ottanta del secolo i Marescotti erano saldamente inseriti nel ceto dominante bolognese e il M. ricoprì cariche pubbliche. Fu eletto nel Consiglio degli anziani per l’ultimo bimestre del 1464, tra settembre e ottobre del 1467 e ancora tra marzo e aprile del 1480. All’amicizia che legava il pontefice Sisto IV al padre si devono la nomina a senatore di Roma nel 1471 e l’incarico di cameriere segreto del pontefice. Nel novembre 1488 i rapporti tra il M. e la consorteria dominante dei Bentivoglio mutarono repentinamente a causa del suo coinvolgimento nella fallita congiura ordita ai danni di Giovanni (II) Bentivoglio da alcuni membri della potente famiglia Malvezzi, sino a quel momento alleata dei Bentivoglio. La reazione di Giovanni fu spietata e diede origine a una sanguinosa e indiscriminata repressione di tutti gli oppositori al suo regime, descritta con toni drammatici nelle cronache cittadine. Il M. riuscì ad avere salva la vita grazie ai meriti acquisiti dal padre, ma la diffidenza nei suoi confronti non venne meno; egli preferì dunque allontanarsi dalla città, dove tornò solo sporadicamente: negli anni successivi visse tra Roma e Bologna.
Nel 1494 papa Alessandro VI lo nominò per la seconda volta senatore di Roma. All’inizio del 1497, dopo avere ricoperto l’incarico podestarile a Lucca nel quadrimestre precedente, rientrò a Bologna, accolto con diffidenza e addirittura considerato colpevole di intrattenere uno scambio epistolare con i Malvezzi, banditi dalla città; le accuse si rivelarono tuttavia infondate. Constatato il pericolo cui si esponeva rimanendo in città, nel 1500 si trasferì di nuovo a Roma, dove fu nominato senatore per la terza volta. Nel frattempo, il re di Francia Luigi XII era riuscito ad avere la meglio sulle truppe di Ludovico Sforza ed era entrato in Milano, assecondando indirettamente le intenzioni di Alessandro VI di conquistare con le armi Bologna, per mezzo dell’esercito di Cesare Borgia. In questo frangente, nei primi mesi del 1501 il M. si trovava nuovamente in città, dove, insieme con il fratello Giasone e i nipoti Agesilao e Ludovico, figli del fratello Tideo, fu accusato di agire di conserva con le truppe pontificie. Fu convocato davanti al Senato per rendere conto delle accuse che lo volevano in relazione epistolare con Cesare Borgia allo scopo di facilitare l’ingresso in città dell’esercito nemico. In aprile, dopo un’inquisizione durata quattro giorni, il M. e i suoi congiunti furono rilasciati; ma, prelevati nuovamente con pretesti, furono condotti in carcere, dove si consumò per ordine e mano di Ermes Bentivoglio il loro massacro. Pare che Ermes agisse all’insaputa del padre Giovanni e su istigazione della madre, Ginevra Sforza. Sta di fatto che, convocato un manipolo di nobili, si recò nelle carceri dove erano detenuti i Marescotti e, fattasi aprire la porta grazie a un ordine falsificato del gonfaloniere di Giustizia, consumò la carneficina.
A detta delle cronache coeve, fu proprio il M. il primo a cadere, il 3 maggio 1501, sotto i colpi dei sicari.
Dell’eccidio e della personalità del M. resta il ricordo accorato del domenicano Leandro Alberti nelle sue Historie di Bologna: «Spiacque molto questa cosa alli prudenti cittadini, cioè fussero uccisi tanti nobili cittadini e massimamente messer Agamennone, ch’era huomo molto ben ornato de beni così dell’animo come del corpo. Era di venerabile aspetto, letterato, astuto, eloquente e di gran conseglio» (I, p. 141). Di lì a breve seguirono la condanna al bando e la confisca dei beni del figlio del M., Galeazzo, che si trasferì a Roma e si mise al servizio di papa Giulio II. Con lui entrò a Bologna nel 1506, allorché i Bentivoglio abbandonarono la città al trionfale ingresso del pontefice. Dopo che i Bentivoglio, nel maggio 1511, riuscirono a tornare a Bologna, in luglio, Galeazzo fu coinvolto nel complotto ordito da alcuni cittadini per consegnare la città alle truppe pontificie e fu ucciso per mano di Luigi Griffoni e Battista Bianchetti su ordine di Ermes Bentivoglio.
Il manoscritto B.2124 della Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna, miscellaneo della seconda metà del XV secolo, restituisce parziale riflesso delle relazioni e degli interessi culturali dei Marescotti, da Galeazzo senior al M., ai suoi fratelli e ai nipoti. Di particolare interesse è la tenzone in esametri scambiata dal figlio del M., Galeazzo, con Nicola Guarnerio di Brescia, aperta da un carme di Guarnerio dedicato alla madre di Galeazzo, Emilia. Un epigramma inviato al M. dal giurista e poeta Roberto Orsi di Rimini documenta i rapporti che, secondo Sabbadini, essi intrecciarono sul finire degli anni Sessanta. La parte finale del codice comprende, autografi, l’Epistola domini Agamennonis Marscotti Calvi conquerentis de Amore, inviata al collega Ludovico da Sala, risalente al 1457, e la Consolatoria domini Agamennonis Marscotti domino Angelo Nicolino clarissimo doctori Florentino, la cui conoscenza risalirebbe, secondo Sabbadini, al soggiorno fiorentino del M. come podestà. Chiudono il codice una lettera scritta al padre del M. da Francesco Filelfo e un epigramma diretto al M. da Pietroantonio Salanda. Alcuni versi latini dedicati nel 1487 dal M. al notaio Cesare Nappi si trovano nel manoscritto 52.II.1 (c. 192r) della Biblioteca universitaria di Bologna.
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