Margherita di Navarra
Sorella del re di Francia Francesco I, autrice di poesie e novelle (1492-1549). Figlia di Luisa di Savoia, amica di V. Colonna, protettrice di L. Alamanni, M. visse in un ambiente intriso di cultura italiana, nel quale D. era conosciuto, letto e commentato. Copie della Commedia e di altre opere di D., oltre che dei commenti del Lana, del Barzizza e del Landino, erano nei castelli in cui dimorò; forse fu fatta per lei la traduzione del Bergaigne e forse per la sua cerchia la traduzione che ci è conservata in un manoscritto torinese. Tutto questo, naturalmente, non dimostra di per sé che la conoscenza della Commedia fosse in M. profonda; anzi, se si passano in rassegna (come ha fatto R.J. Clements) le reminiscenze dirette dell'opera dantesca nelle opere di M., si riscontra che esse sono sì abbastanza numerose, ma limitate all'Inferno (anzi, ai primi cinque canti) e forse all'ultima parte del Paradiso. E tuttavia le allusioni alla figura di D. - sia pure di un D. visto in una luce tutta particolare - e gli echi di alcuni passi dell'Inferno - sia pur letti in modo unilaterale e distorto - sono spia sufficiente della presenza di D. nella cultura di M. e del suo ambiente. Se è vero, inoltre, che le quattro composizioni in terzine di M. usano quel metro in modo abbastanza diverso dal modello dantesco (che, semmai, fu seguito più fedelmente da Lemaire des Belges), anch'esse rappresentano, a parte ogni questione un po' oziosa sulle precedenze e le derivazioni più o meno dirette, una spia della presenza del modello dantesco, mediato magari attraverso i Trionfi, nella poesia francese del tempo.
M., che aveva un temperamento appassionato ed era di spiriti riformatori e calvinisti, non poteva provare interesse per le parti teologiche e dottrinarie della Commedia e non penetrò mai molto a fondo nel poema; si ritagliò l'immagine di un D. peccatore e pellegrino che cerca la strada verso Dio e si compiacque d'identificarsi con lui ogni volta che si sentiva in un deserto morale simile al suo.
Il Dialogue en forme de vision nocturne, prima opera di M., è una visione a cui sembra estraneo il modello dantesco; è però in terza rima. Le petit auvre dévot et contemplatif è il testo in cui si avverte più forte il modello dantesco; nella parte iniziale sono riecheggiati temi e versi dell'Inferno (la foresta del peccato, ecc.). In un ‛ rondeau ' contenuto in una lettera del 1534 a Francesco I, riportato dal Dorez e dal Clements, M. lamenta il trascorrere della giovinezza, sostiene che bisogna nascondere la malinconia e accenna in tono quasi scherzoso a D.: " Oh! que je vois d'erreur la teste ceindre / A ce Dante, qui nous vient icy peindre / Son triste enfer et vieille passion! "; D. è un uomo maturo, un peccatore tormentato dalla lussuria. La novella LV dell'Heptaméron (cfr. ediz. a c. di M. François, Parigi 1967, 374) contiene una parafrasi incidentale di If III 51: " Je le veulx bien, dit Hircan, combien qu'il me fasche de parler de ces gens là, car il me semble qu'ilz sont du rang de ceulx que Virgille dict a Dante: ‛ Passe oultre, e n'en tiens compte ' ". Il poema Prisons ha molti tratti in comune con la Commedia (la visione, la lenta ascesa, il pellegrinaggio di un prigioniero liberato verso Dio, l'aiuto di una guida che viene dall'aldilà, tre passioni tiranniche da vincere, ecc.). E c'è anche, verso la fine del II libro, un'allusione diretta alle tre fiere dell'Inferno, interpretate secondo il commento del Landino. Il tono generale, tuttavia, è lontano da quello dantesco. Il poema Le Navire, in terza rima, ha qualche vaga reminiscenza dantesca. In due ‛ rondeaux ', riprodotti da H. de La Ferrière-Percy, dal Dorez e dal Clements, sono parafrasati i versi di Francesca (If V 121-123); si tratta di un ‛ topos ', tuttavia l'immagine doveva avere per M. un fascino tutto particolare.
Bibl. - V. alla voce FRANCIA (particolarmente i contributi di H. Oelsner, A. Counson, A. Farinelli, W.P. Friederich, H. Hauvette, E.L. Kastner, P. Hazard, M. Mignon, F. Simone, R. Beyer). E inoltre: H. de La Ferriére-Percy, M. d'Angoulême, étude sur ses dernières années, Parigi 1862; A. Lefranc, Les dernières poésies de M. de Navarre, ibid. 1896; E.E. Parturier, Les sources du mysticisme de M. de Navarre, in " Revue de la Renaissance " VI (1904) 2 ss.; L. Dorez, François Ier et la Commedia, in Union Intellectuelle Franco-Italienne, Dante..., Parigi 1921, 107-123, 249-257; P. Jourda, M. d'Angoulême, ibid. 1930, particolarmente 371-374, 567-568, 572-575 (recens. di A. Renaudet, in " Revue du Seizième Siècle " XVIII [1931] 272); R.J. Clements, M. de Navarre and D., in The Peregrine Muse, Chapel Hill 1959, 98-112.