GUARDUCCI, Margherita
Nacque a Firenze il 20 dic. 1902 da Federico e da Bianca Tiezzi, in una famiglia di vecchie origini cittadine. Compiuti i primi studi nella città natale, si laureò, nel 1924, presso l'Università degli studi di Bologna. Negli anni 1925-28 frequentò i corsi di perfezionamento della Scuola nazionale di archeologia, a Roma i primi due anni e l'ultimo presso la Scuola archeologica italiana di Atene, sotto la direzione di A. Della Seta.
Durante il soggiorno in Grecia l'incontro a Creta con F. Halbherr fu determinante per l'orientamento iniziale dei suoi studi verso l'epigrafia e le antichità greche. Halbherr (dal 1889 professore a Roma di epigrafia greca) aveva progettato di pubblicare un corpus delle iscrizioni greche e latine di Creta anteriori al VII secolo d.C. provvedendo a un'ampia raccolta del materiale; alla sua morte, nel 1930, il compito di portare a termine il lavoro avviato fu ereditato dalla G. che, avendo ottenuto nello stesso anno la libera docenza, nel 1931 ebbe anche l'incarico dell'insegnamento tenuto da Halbherr nell'Università di Roma.
I quattro volumi delle Inscriptiones Creticae, pubblicati a Roma fra il 1935 e il 1950, riuscirono ben più che "una semplice raccolta di testi": di fatto il commento che accompagna i singoli documenti è tale da farne una vera e propria trattazione "della topografia, dell'archeologia, della storia, delle istituzioni, della religiosità delle antiche città cretesi" (Lazzarini, 2000).
Nel frattempo la G. - che, oltre ai viaggi cretesi, riteneva rilevante per la sua formazione il semestre di perfezionamento nello studio dell'epigrafia trascorso tra il 1928 e il 1930 a Berlino, durante il quale aveva avuto modo d'incontrare U. von Wilamowitz - aveva pubblicato uno studio su L'istituzione della fratria nella Grecia antica e nelle colonie greche d'Italia, intrapreso per chiarire gli aspetti fondamentali delle istituzioni politiche cretesi, ma esteso successivamente a tutto il mondo greco (Memorie dell'Accademia nazionale dei Lincei, s. 6, VII [1937], pp. 5-101; VIII [1938], pp. 65-135). Nel 1942 vinse per concorso la cattedra di epigrafia e di antichità greche nell'Università di Roma, dove continuò a insegnare fino al 1973. Per altri cinque anni svolse quindi la sua opera di docente presso la Scuola nazionale di archeologia, della quale tenne anche la direzione.
Frutto essenzialmente della sua lunga attività didattica furono i quattro volumi di Epigrafia greca pubblicati a Roma dal 1967 al 1977.
Di questi, sono assai pregevoli il primo, dedicato alla storia dell'alfabeto greco e alle iscrizioni della Grecia arcaica, e l'ultimo per l'ampio spazio riservato all'analisi delle iscrizioni greche cristiane, di cui si riconosce la "novità ideologica dei contenuti" e che non sono mai considerate "avulse dal mondo pagano e dalla tradizione classica" (Lazzarini).
L'interesse della G. per l'archeologia e per l'epigrafia cristiane era in effetti notevolmente cresciuto dopo che nel 1952, per incarico di Pio XII, aveva potuto partecipare alle indagini archeologiche ed epigrafiche nella necropoli vaticana sotto la basilica di S. Pietro. Presentò i risultati delle sue ricerche nei tre volumi dedicati a I graffiti sotto la confessione di S. Pietro in Vaticano (Città del Vaticano 1958), nei quali rilevava fra l'altro l'esistenza di una "crittografia mistica" paleocristiana basata sul simbolismo alfabetico.
Le conclusioni della G. su La tradizione e Le reliquie di Pietro (ibid. 1963, 1965) suscitarono accese polemiche, alla stessa maniera del successivo rifiuto di attribuire ad Arnolfo di Cambio il S. Pietro della basilica vaticana (Riflessioni sulla statua bronzea di s. Pietro nella basilica vaticana, in Xenia, XVI [1988], pp. 57-72). Ugualmente aspra fu la controversia aperta dalla sua analisi sulla "fibula prenestina", della quale arrivava a negare l'autenticità, proponendo di riconoscere gli autori del falso, fatto a Roma, in F. Martinetti e W. Helbig, strettamente legati "da molteplici interessi di carattere economico" (La cosiddetta Fibula prenestina. Antiquari, eruditi e falsari nella Roma dell'Ottocento, in Memorie dell'Accademia nazionale dei Lincei, s. 8, XXIV [1980], pp. 413-574). A falsari di ambiente romano la G. avrebbe riferito anche la realizzazione del Cosiddetto trono di Boston (Bollettino d'arte, LXXII [1987], 43, pp. 49-62).
Precedentemente la G. aveva studiato Gli avori erculei della cattedra di S. Pietro (Memorie dell'Accademia nazionale dei Lincei, s. 8, XVI [1971-72], pp. 263-350), su cui sarebbe ritornata più avanti, nel 1988 (Il trono di Massimiano Erculio e la cattedra di S. Pietro, in Bollettino d'arte, LXXIII, 52, pp. 1-12), e aveva cercato di dimostrare che la statua di S. Ippolito conservata all'ingresso della Biblioteca apost. Vaticana era il risultato di un'arbitraria composizione di pezzi diversi dovuta a Pirro Ligorio che aveva restaurato come maschile una statua femminile, copia romana di un originale greco del III secolo a.C. (La statua di "Sant'Ippolito" in Vaticano, in Rendiconti della Pontificia Accademia romana di archeologia, XLVII [1974-75], pp. 113-190).
I suoi contributi allo studio della religione greca e romana sono stati raccolti, a cura di L. Moretti, in Scritti scelti sulla religione greca e romana e sul cristianesimo, Leiden 1983. Ivi, a pp. XI-XXIV, un elenco completo delle opere della G. fino al 1983, che integra le bibliografie pubblicate in Archeologia classica, XXV-XXVI (1973-74), pp. XI-XX, e Biografie e bibliografie degli accademici lincei, Roma 1976, pp. 969-979.
La G. morì a Roma il 2 sett. 1999.
Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei ed effettivo della Pontificia Accademia di archeologia, la G. fu membro fra l'altro della R. British Academy, dell'Istituto archeologico germanico, di quello di Studi etruschi e dell'Accademia di lettere e belle arti di Napoli.
Fonti e Bibl.: Necr.: D. Mazzoleni, in Atti e memorie della società istriana di archeologia e storia patria, n.s., XLVII (1999), pp. 567-570; M.L. Lazzarini, in Studi romani, XLVIII (2000), pp. 418 s.; M. Sordi, in Aevum, LXXIV (2000), pp. 359 s.; M.L. Lazzarini, in Antiquité tardive, IX (2001), pp. 5-23. Si veda, inoltre, S. Accame, F. Halbherr e G. De Sanctis. Pionieri delle missioni archeologiche italiane a Creta e in Cirenaica, Roma 1984, passim; Id., F. Halbherr e G. De Sanctis. Nuove lettere dal carteggio De Sanctis (1892-1932), Roma 1986, pp. 192 s., 200-204; G. Salmeri, Epigrafia e storia antica nel Mediterraneo: il caso "italiano", in L'archeologia italiana nel Mediterraneo fino alla seconda guerra mondiale, a cura di V. La Rosa, Catania 1986, pp. 203-229; M. Cagnetta, Antichità classiche nell'Enciclopedia Italiana, Roma-Bari 1990, pp. 103, 220; La ricerca archeologica nel Mediterraneo: P. Orsi, F. Halbherr, G. Gerola, Rovereto 1992, ad ind.; A. Di Vita, 1884-1994: cento anni di archeologia italiana a Creta, in Creta antica (catal. della mostra), Roma 1994, pp. 30 s.; All'ombra dell'Acropoli: generazioni di archeologi fra Grecia e Italia, a cura di V. La Rosa, Atene 1995, p. 93; M. Barbanera, L'archeologia degli Italiani, Roma 1998, pp. 131, 222; Enc. Italiana, App. III, 1, p. 797; App. V, 2, p. 530.