MARGHERITA Paleologo, duchessa di Mantova e marchesa del Monferrato
MARGHERITA Paleologo, duchessa di Mantova e marchesa del Monferrato. – Nacque l’11 ag. 1510 a Pontestura, secondogenita del marchese del Monferrato Guglielmo e di Anna d’Alençon.
Nel 1517 nulla lasciava presagire che M. sarebbe un giorno subentrata alla sorella maggiore Maria nelle intricate vicende matrimoniali che in quel tempo presero l’avvio fra questa e Federico Gonzaga, erede del Marchesato di Mantova. Nell’aprile di quell’anno Federico, di ritorno dalla Francia, aveva voluto celebrare durante la sosta a Casale Monferrato gli sponsali con Maria, di appena otto anni, promettendo di condurla a Mantova e di consumare il matrimonio al compimento del quindicesimo anno di età. Giunto il 1524, l’anno stabilito, Federico, ormai marchese di Mantova, tergiversò e, nel 1528, pur di ottenere lo scioglimento del matrimonio, volse a proprio favore persino un tentativo di avvelenamento ai danni della sua amante Isabella Boschetti, imputandone Anna d’Alençon e la figlia Maria. Clemente VII avallò il progetto e il 6 maggio 1529 emise a favore di Federico una sentenza di annullamento dell’unione adducendo la mancata consumazione. Nel marzo 1530, durante il soggiorno mantovano di Carlo V, Federico ottenne, oltre al titolo ducale, la mano della zia dell’imperatore Giulia d’Aragona.
Il 6 giugno 1530 morì il giovane marchese del Monferrato Bonifacio Paleologo, fratello minore di M.; gli successe lo zio Giovanni Giorgio e alla sua morte, che si prevedeva prossima, Maria, la sposa ripudiata da Federico, avrebbe ereditato il Monferrato. Resosi conto dell’errore commesso, il duca di Mantova si mosse presso l’imperatore, il papa e Anna d’Alençon perché riconoscessero valide le nozze contratte nel 1517. Quando il 20 sett. 1530 venne firmato da Clemente VII il breve invocato, esso si rivelò del tutto inutile, giacché Maria era morta cinque giorni prima. Anna d’Alençon, allora, offrì M. in moglie a Federico Gonzaga, che prontamente accettò.
Il 3 ott. 1531 M. sposò il duca di Mantova a Casale, dove gli sposi si trattennero per oltre un mese facendo l’ingresso trionfale in Mantova il 16 novembre davanti a Isabella d’Este, madre dello sposo, al cardinale Ercole Gonzaga e alla nobiltà mantovana.
Nella nuova città M. alloggiò nelle stanze del castello di S. Giorgio in attesa che fosse pronta la palazzina, che da lei prese il nome (Palazzina della Paleologa), fatta appositamente costruire attigua al castello, su progetto di Giulio Romano e decorazioni dei suoi allievi, edificio abbattuto nel 1899.
Sposando M., Federico poneva un privilegio sull’acquisizione del Monferrato in attesa della morte del marchese Giovanni Giorgio. Al possesso del Monferrato aspiravano tuttavia anche il duca di Savoia, Carlo II, e il marchese di Saluzzo, Francesco Ludovico, forti del diritto che potevano far valere su quei territori in caso di estinzione della linea maschile dei Paleologo; ma fu Federico, in occasione della seconda visita di Carlo V a Mantova nel novembre 1532, a ottenere dall’imperatore la promessa di riconoscere l’investitura del Monferrato per M., nel caso che suo zio fosse morto senza discendenza legittima. L’evento si verificò poco dopo, il 30 apr. 1533, e in attesa della sentenza imperiale che riconoscesse il legittimo possesso, il Monferrato fu affidato al governo congiunto del commissario imperiale Álvaro de Luna e della marchesa vedova Anna d’Alençon. Il 3 nov. 1536 giunse infine il diploma imperiale con il quale era riconosciuto il diritto di successione a M. e il Monferrato divenne, così, feudo dei Gonzaga duchi di Mantova. Lo stesso Federico fu insignito del titolo di marchese del Monferrato, di cui poté fregiarsi solo per pochi anni, perché il 28 giugno 1540 morì.
M. rimase vedova con sei figli ancora in tenera età e uno in attesa di nascere. Il primogenito Francesco, nuovo duca, aveva allora sette anni, essendo nato il 10 marzo 1533; a lui erano seguiti Guglielmo (il 4 apr. 1538), Ludovico (il 18 sett. 1539), Federico, futuro cardinale (nato nel luglio 1540 pochi giorni dopo la morte del padre), Isabella (nata nel 1534), Eleonora e Anna, entrambe religiose domenicane nel convento di S. Vincenzo in Mantova delle quali non è nota la data di nascita.
Discordanti sono tuttavia le notizie sul numero dei figli avuti da M. che, secondo Litta, sarebbero stati otto.
Per espressa volontà testamentaria del duca Federico, M. assunse la reggenza unitamente ai cognati: il cardinale Ercole e Ferrante, viceré di Sicilia. Poiché quest’ultimo era impegnato nella difesa degli interessi ispano-imperiali in Sicilia, la conduzione degli affari del Mantovano fu affidata in buona parte al cardinale, mentre la gestione delle pratiche del Monferrato spettò a M., la quale nell’autunno 1541 volle fare un breve ritorno a Casale.
Il periodo della reggenza congiunta fu caratterizzato in politica estera dalla continuità con quella leale fedeltà al partito imperiale introdotta qualche anno prima da Federico Gonzaga e perseguita in quegli anni da Ferrante, dal 1546 al 1555 prezioso difensore del Ducato anche in qualità di governatore spagnolo dello Stato di Milano. Il premio della condotta dei reggenti verso l’Impero fu la mano di Caterina d’Asburgo, figlia di Ferdinando re dei Romani, concessa al duca Francesco III Gonzaga. Caterina giunse a Mantova il 22 ott. 1549. Il giorno successivo furono celebrate le nozze, alle quali seguirono feste e rappresentazioni, un tripudio destinato tuttavia a spegnersi il 21 febbraio successivo con la prematura scomparsa del giovane duca per i postumi di un banale incidente di caccia.
La reggenza tornò quindi nuovamente nelle mani di M. e dei cotutori, in attesa della maggiore età del secondogenito Guglielmo, allora dodicenne. M. pose le basi per l’allargamento della politica estera mantovana: con l’alleanza matrimoniale conclusa tragicamente erano stati allacciati stretti rapporti con la corte imperiale, che si sarebbero rinsaldati ancor più in seguito; con la partenza il 1° luglio 1549, per volontà materna, del terzogenito Ludovico per la Francia si raccoglieva l’eredità feudale di Anna d’Alençon e si stabilivano solide relazioni con la monarchia, tanto più allorché nel 1565 il giovane si unì a Enrichetta di Clèves, ereditiera dei Nevers, dando origine alla dinastia dei Gonzaga-Nevers.
Anche durante la reggenza di Guglielmo, M. continuò sul fronte interno a coadiuvare il cardinale Ercole in quell’opera d’ammodernamento amministrativo e territoriale dello Stato mantovano già avviata negli anni del loro governo per conto del duca Francesco. Nel periodo della seconda tutela si realizzò una politica di riforme con l’istituzione del magistrato della Rota (1557), la costituzione di una regola fissa nei pesi e nelle misure e il miglioramento del porto fluviale di Mantova. Inoltre, il potenziamento delle difese fortificate rese la città più sicura, grazie soprattutto al rifacimento della Cittadella di Porto realizzata sotto la supervisione di Ferrante Gonzaga, l’altro tutore.
Ancora agli anni della reggenza sono da far risalire i primi segnali degli ostacoli che Guglielmo avrebbe in seguito incontrato nel mantenimento del Monferrato, per superare i quali egli stesso sarebbe ricorso all’opera di mediazione e di governo di Margherita. Il 2 ag. 1559 avvenne la restituzione di Casale ai Gonzaga da parte delle truppe francesi, che l’avevano occupata fin dal 1555, e Guglielmo, affrancatosi dalla tutela, diede il via all’attuazione del programma politico nel Monferrato, che era inoltre destinato a scontrarsi con il regime di autonomia comunale di cui godeva Casale. A questa città M. era rimasta legata e, cogliendo l’occasione della fine della tutela, volle tornarvi nell’ottobre 1559 insieme con la madre e la figlia Isabella. Nel 1561 quest’ultima fu designata al governo del Monferrato in virtù del fatto che poteva garantire la difesa del territorio grazie alle truppe spagnole comandate dal marito, Francesco Ferdinando Avalos, allora governatore di Milano. Perdurando tuttavia l’insofferenza in Casale e optando Guglielmo per una più prudente via diplomatica, dalla fine del 1562 M. assunse ufficialmente il governo per conto del figlio nel vano tentativo di sedare, come monferrina, i sentimenti antimantovani della popolazione locale.
Il 26 apr. 1561, con il matrimonio tra Guglielmo Gonzaga ed Eleonora d’Asburgo, figlia dell’imperatore Ferdinando, era intanto giunta a conclusione un’altra favorevole azione diplomatica, con la quale si era voluta rinnovare l’alleanza matrimoniale ideata da M. e dagli altri due reggenti per Francesco: una conferma della scelta imperiale necessaria a garantirsi un solido appoggio nel difficoltoso consolidamento del dominio sul Monferrato, dove i rapporti con la città di Casale erano destinati a inasprirsi ulteriormente dal 1567.
La sorte tuttavia risparmiò a M. i drammatici eventi che seguirono e che videro annientare le antiche autonomie di Casale. In seguito a un colpo apoplettico, M. morì a Casale il 28 dic. 1566. Il corpo fu poi trasportato a Mantova e sepolto nella chiesa di S. Paola.
A dispetto di frettolosi giudizi espressi in passato da alcuni storici, nel corso della sua esistenza M. seppe fornire prova di sagacia e prudenza, sia nella conduzione della cosa pubblica sia, forse in misura maggiore, nella politica estera. La sua attività di incessante mediazione è testimoniata dal ricco copialettere conservato presso l’Archivio di Stato di Mantova, in cui gli oltre 4600 dispacci danno conto, oltre che degli stretti rapporti mantenuti con innumerevoli personaggi dell’epoca, anche della sua attitudine nel procedere con saggezza, da un lato con la corte di Francia dove poteva far valere di essere figlia di una d’Alençon e imparentata con Francesco I, dall’altro con la corte imperiale dalla quale le erano giunte le due nuore.
Nel campo delle attività culturali promosse da M., è nota la protezione accordata in Casale all’Accademia degli Illustrati di cui Stefano Guazzo, suo segretario dal 1559 dopo esserlo stato del figlio Ludovico in Francia, fu uno dei principali animatori curandone, nel 1567, la silloge delle rime composte dagli accademici «in morte dell’Illustr.ma et Eccell.ma Margherita Paleologa».
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