GARRETTI, Margherita Valenza
Nacque nel luglio 1665, probabilmente ad Asti da Giovanni Maria, conte di Ferrere e senatore sabaudo, e da Leonora, forse della famiglia Giuglari.
Il 20 nov. 1685 la G. andò in sposa a Girolamo Pelletta conte di Cossombrato e Soglio, alle sue seconde nozze. La giovane portò in dote 10.000 lire ducali a 20 scudi l'una, rinunziando a ogni futura pretesa sui beni paterni, materni e delle sorelle.
La vita privata della G., divisa tra le due residenze di Asti e di Cossombrato, fu funestata da gravi lutti familiari. Nel 1691 rimase vedova. Dei cinque figli maschi nati dal suo matrimonio solo il primogenito, Giovanni Roberto, le sopravvisse; il secondo, il quarto e l'ultimo (Gregorio Raimondo, G. Battista Maurizio e Gaspare Stefano) morirono ancora bambini. Il terzogenito, Giuseppe Domenico, divenuto dapprima paggio del principe di Carignano, poi luogotenente di cavalleria, morì ventenne a Ferrara, nel 1709, durante un'operazione militare.
All'indomani del matrimonio, la G. iniziò a tenere un diario, la cui stesura l'accompagnò per mezzo secolo, fino al 1735, anno della sua morte, e che costituisce l'unica fonte per ricostruire le vicende dell'autrice. Il manoscritto fu pubblicato a cura dello studioso astigiano N. Gabiani nel 1893.
Nelle Memorie, scritte in uno stile assolutamente privo di velleità letterarie, la G. registrò puntualmente date e avvenimenti salienti della sua vita familiare. Soprattutto per gli ultimi anni, tuttavia, esse presentano parecchie lacune. La sezione più importante e interessante è senza dubbio quella che comprende gli anni tra il 1703 e il 1706, epoca della guerra di successione spagnola, che vide il Ducato sabaudo schierato dapprima al fianco di Francia e Spagna e poi di Austria e Inghilterra. La G. descrisse con dovizia di particolari le vicende dell'Astigiano (e marginalmente del resto del Piemonte) durante l'occupazione francese e poi austriaca, fino alla vittoria dei Sabaudi sui Francesi a Torino nel 1706.
L'interesse meticoloso per gli eventi bellici, che portò la G. a registrare con cura i movimenti delle truppe sul territorio e gli spostamenti anche minimi del fronte, può essere spiegato con la preoccupazione della contessa per le sorti del suo feudo di Cossombrato, sottoposto, come tutti i possedimenti nobiliari della zona, agli obblighi di approvvigionamento per le truppe. L'emergenza della guerra rivela anche il carattere dell'autrice: una donna dotata di senso pratico, energica, assurta suo malgrado al ruolo di capofamiglia e pronta a difendere i beni e i diritti dei suoi figli anche a costo di intraprendere viaggi pericolosi per strade infestate da soldati e chiedere (e ottenere) colloqui con le autorità militari, senza mai scendere a facili e umilianti compromessi.
Il 7 nov. 1703 i Francesi, al comando di Louis-Joseph duca di Vendôme, occuparono Asti. L'ansia per la sorte degli averi di famiglia spinse la G., all'indomani dell'occupazione, a lasciare Cossombrato e rientrare in città "per raccommandare gli beni dei miei figlioli" (p. 30). I Francesi si acquartierarono presso borghi e castelli dell'Astigiano e la G. dopo aver saputo che due compagnie di fanteria erano destinate a installarsi proprio a Cossombrato, il 30 novembre si recò al quartier generale francese per incontrare il duca di Vendôme e chiedergli un intervento diretto a scongiurare la minaccia. La missione andò a buon fine: il Vendôme le fece pervenire l'assicurazione che non avrebbe mandato le truppe ad alloggiare nei possedimenti dei Pelletta.
Tre giorni più tardi, tuttavia, iniziarono le requisizioni di fieno; pur non dovendo ospitare alloggiamenti, la tenuta di Cossombrato avrebbe dovuto ugualmente provvedere al sostentamento delle milizie. La G. si trovò così coinvolta nella pesante situazione che gravò sull'Astigiano dal novembre 1703 al settembre 1705: contribuire cioè al vettovagliamento e all'equipaggiamento degli occupanti, allora alleati del duca di Savoia, alla mercé dei comandanti locali, e sotto la minaccia di pene militari.
Il peggio, per Cossombrato, giunse nel gennaio 1704, quando le truppe alloggiate nel vicino castello di Torino iniziarono a vessare la proprietà con incessanti richieste di viveri e con angherie di ogni tipo.
Il 1° sett. 1705 i Francesi abbandonarono Asti e il presidio della città passò nelle mani degli Austriaci, che sottoposero nuovamente la città a un pesante regime di imposizioni. A Cossombrato la pressione dei nuovi arrivati si fece presto sentire, spingendo la G. a scrivere, il 27 ott. 1705: "ci hanno sequestrato tutto, non essendo padroni di niente, e tutto per ordine del Com.te Alemanno il Barone Régal, che è andato nel nostro Castello con quaranta soldati di milizia e venti alemanni" (p. 37).
Il 15 novembre il castello fu di nuovo in balia dei Francesi in ritirata, ospitando suo malgrado un reggimento: "Li soldati, di giorno, stanno a casa dei particolari, di notte, cioè ore 24, si ritirano tutti nelli castelli, dove vengono provvisti d'oglio, sale, pepe, bosco e letti" (p. 38).
Dal 29 dic. 1705 al 7 genn. 1706, col permesso del generale austriaco L.J. Daun, la G. si trattenne a Cossombrato per controllare la situazione, curare i propri interessi e provvedere al rifornimento di viveri per la casa Pelletta di Asti. I Francesi lasciarono la postazione solo il 4 maggio 1706, per fare ritorno ad Asti il 23 del mese. Il 7 settembre la vittoria dei Sabaudi a Torino liberò la capitale del Ducato dalle truppe d'Oltralpe. Le sorti della guerra sembravano ormai segnate. Il 1° novembre la guarnigione di stanza ad Asti capitolò. Il conflitto tuttavia aveva toccato di nuovo da vicino la G.: il 13 settembre infatti era iniziato l'assedio di Casale, al quale prese parte il figlio della contessa, Giuseppe Domenico, alla sua prima azione bellica nelle fila del reggimento del Monferrato. A Casale sarebbe poi rimasto di guarnigione.
Da questo momento in poi nelle Memorie ci sarebbe stato spazio quasi esclusivamente per le vicende familiari. Il 7 genn. 1716 il figlio primogenito e ormai unico superstite, conte Giovanni Roberto, divenne sindaco di Asti e il 25 marzo 1733 ricevette l'investitura del feudo di Cortazzone, in qualità di unico erede maschio dopo la morte del conte G.F.N. Pelletta di Cortazzone.
La G. morì il 30 marzo 1735, dopo lunga malattia, e venne sepolta nella cattedrale di Asti.
Fonti e Bibl.: N. Gabiani, Le memorie della contessa M.V. G. Pelletta di Cossombrato (1685-1735), Torino-Roma 1893; Roma, Bibl. dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Manno, Il patriziato subalpino (dattiloscritto), voll. GAB-GAU, pp. 190 s. e PATI-PETTIN, pp. 237 s.