Renoir, Marguerite
Nome d'arte di Marguerite Mathieu, montatrice francese, nata nel 1905 e morta nel luglio 1987. Portò nel montaggio l'eredità della narrazione distesa, maestosa e riflessiva di Jean Renoir, secondo la lezione che aveva appreso dal grande regista, suo mentore nonché compagno di vita per alcuni anni, del quale scelse di adottare in alcuni casi il cognome pur non avendolo mai sposato. Si firmò anche con altri pseudonimi: Marguerite Houllé, Marguerite Houlé, Marguerite Houllé-Renoir, Marguerite Houlet Renoir, Marguerite Houle Renoir, e, in rari casi, semplicemente Marguerite o Margueritte.
Della sua attività nel cinema si ha traccia dal 1928, quando a Parigi fu tra gli interpreti (insieme, tra gli altri, a Renoir) del cortometraggio La p'tite Lili di Alberto Cavalcanti. Iniziò la collaborazione con Renoir come montatrice di Le bled (1929) e partecipò a tutti i suoi film da La chienne (1931) a La règle du jeu (1939; La regola del gioco). Il regista, che aveva una concezione 'familiare' della troupe, la volle con sé sui set durante le riprese dei film, dei quali la R. seguì così dal vivo la lavorazione, partecipando alla discussione sulla scelta delle inquadrature e facendo suo un metodo di lavoro che poi avrebbe adottato anche nel proseguimento della sua carriera. Fu lei, che era iscritta al Partito comunista e ne conosceva il segretario generale M. Thorez, ad avvicinare Renoir alle posizioni dei comunisti, i quali commissionarono al regista la realizzazione di La vie est à nous (1936). Fornì inoltre un contributo particolarmente importante a Partie de campagne (La scampagnata), in cui apparve anche come attrice, nel ruolo della cameriera: nel 1936 montò una prima volta il film, abbandonato da Renoir senza che la postproduzione venisse completata, e nel 1946, essendo andato perduto quel primo abbozzo, lo ricostruì ‒ con l'aiuto della sorella minore Marinette Cadix, anch'essa montatrice, e di Marcel Cravenne ‒ utilizzando il negativo originale conservato da Henri Langlois. Nel 1938, già affrancatasi dall'ala protrettrice di Renoir, aveva montato film importanti come La femme du boulanger (La moglie del fornaio) di Marcel Pagnol. Nel 1939 ruppe i rapporti con Renoir, che aveva accettato l'invito del governo fascista italiano di girare a Roma una versione cinematografica della Tosca di G. Puccini, e non lavorò mai più con lui. Divenne invece collaboratrice di Jacques Becker (tra il 1932 e il 1938 assistente alla regia in molti film di Renoir): ne montò quasi tutti i film, da Goupi Mains Rouges (1943; La casa degli incubi) a Le trou (1960; Il buco). Nel dopoguerra collaborò anche ad altri film importanti, montando l'episodio francese di L'amore (1948) di Roberto Rossellini, e partecipando a Cela s'appelle l'aurore (1956; Gli amanti di domani) e La mort en ce jardin (1956; La selva dei dannati) di Luis Buñuel. Tra il 1962 e il 1972 fu soprattutto la montatrice dei film di Jean-Pierre Mocky (ma alcune fonti la citano anche come collaboratrice non accreditata di Masculin, féminin, 1966, Il maschio e la femmina, di Jean-Luc Godard), quindi si ritirò dall'attività cinematografica.