BRAMBILLA, Maria (in arte, Sofia Fuoco)
Nacque a Milano il 16 genn. 1830. Figlia di Angelo, pittore, e di Maria Foco, ereditò molto probabilmente dal padre una particolare sensibilità alla suggestione delle immagini e alla potenza espressiva delle figure, che in lei determinò fin dall'infanzia, uno spiccato talento per la danza. A sette anni iniziò a frequentare la scuola di danza di C. Blasis, e progredì così rapidamente che nel 1839 era già in grado di prendere parte ai balletti I riti dell'Indostan (coreografo A. Monticini) e La conquista di Granata (coreografo G. Galzerani), rappresentati al Teatro alla Scala di Milano rispettivamente il 4 febbraio e il 19 ottobre. Qualche tempo dopo sostituì una prima ballerina ammalata e l'8 luglio 1843 esordì come prima ballerina, con il nome d'arte di Sofia Fuoco, nel balletto di mezzo carattere Don Fabio di Serafini - eseguito alla Scala in uno spettacolo a favore degli istituti filarmonico e teatrale -, attraendo subito l'attenzione del pubblico e del critico A. Lambertini, che la elogiò nella Gazzetta privilegiata di Milano (9 luglio 1843). Lo spettacolo ebbe due repliche, accolte con calorosi consensi, che si rinnovarono il 26 dicembre dello stesso anno per la sua interpretazione, sempre alla Scala, del balletto Elda,o sia il patto degli spiriti (coreografo S. Vestris).
Nella Gazzetta privilegiata di Milano (27 dic. 1843) il Lambertini, dopo aver fatto numerose riserve circa la validità di questo balletto, scriveva che gli spettatori si erano trattenuti in teatro "per applaudire almeno a qualche danza" e "per vedere... quel demonietto trasfigurato in paggio, ... quella cara Fuoco, che rende dilettevole la scena... co' suoi vezzi e sua vispa giocondità".
Poco tempo dopo la B. entrò a far parte delle Pleiadi, il complesso così chiamato degli allievi scelti del Blasis, e nel 1844 danzò insieme con la E. Wuthier e la A. Domenichettis un Pas de trois dello stesso Blasis. Due anni più tardi, si distinse per l'interpretazione del Pas de quatre di J. Perrot, ballo che, già eseguito a Londra il 12 luglio 1845, riscosse anche alla Scala enorme successo, grazie alle doti sceniche della B., di M. Taglioni, di C. Rosati e di C. Vente. Divenuta ormai celebre, il 16 luglio 1846 la B. fu presentata da Léon Pillet al pubblico parigino e ottenne all'Opéra vivissimo successo nel ballo Betty,ou la jeunesse de Henry V (coreografia di J. Mazilier e musica di A. Thomas). In quella occasione T. Gautier le dedicò un articolo molto lusinghiero su La Presse del 20 luglio, sottolineandone l'originalità di stile "rarissima nella danza", per la quale la considerava nettamente superiore alla Taglioni, alla Grisi, alla Elssler e alla Cerrito, e apprezzandone la tecnica, tipicamente italiana, che tendeva a valorizzare la mobilità della mimica e la plasticità espressiva del gesto. Nel 1847 fu scritturata dai teatri Drury Lane e Covent Garden di Londra, dove ottenne uguale successo e, nel 1848, a Madrid; qui, oltre alle sue qualità artistiche, manifestò la sua grande generosità facendo una ricca donazione a beneficio della Casa dei trovatelli. In seguito si esibì trionfalmente a Parigi (1851), Rouen, Bordeaux e Dieppe, Madrid, Granata e Malaga; fu poi di nuovo in Italia: Venezia (1852), Roma, Milano (1853), Modena, Firenze (1854), Padova; Livorno (1855), Perugia (1856), Trieste (1856, 1857), Bologna, Ancona (1858) e ancora Trieste (1858, 1859), ovunque acclamata dal pubblico talvolta fin quasi al fanatismo. Emerse particolarmente in Hermosa,la danzatrice spagnola,Cagliostro il magnetizzatore e Il prestigiatore del Blasis, La Esmeralda,La Sylphide (su libretto di A. Nourrit) e Giselle (su libretto di T. Gautier) del Perrot, Zuleika di A. Coppini, Armilla,ossia la Cetra incantata di A. Monticini, Kabdelaj,o la figlia del profeta di A. Viotti e Le nozze di Ninetta e Nane di D. Fissi. Il ballo che più valse a sottolineare le sue qualità fu, però, Catarina,o la figlia del bandito del Perrot (musica di C. Pugni), in cui "palesava una potenza mimica impressionante" e "non era esagerazione dire che le sue mani avevano il dono della parola" (Monaldi).
Ritiratasi dalle scene non ancora trentenne, la B. si dedicò ad attività benefiche nella sua villa di Carate Lario, dove morì il 3 giugno 1916, lasciando i suoi beni a istituti di beneficenza e il ricordo di una esistenza vissuta in grande austerità di costumi e semplicità. Fu sua allieva Claudina Cucchi, che ne raccolse l'eredità artistica.
La B. fu una ballerina di alta classe, tipicamente italiana: il suo stile infatti era corretto, preciso, vivace eppure potente, elegante, armonioso e "librato"; i passi più difficili venivano da lei eseguiti con ammirevole disinvoltura e originalità, soprattutto le piroette. Per la sua potenza mimica, tuttavia, fu apprezzata assai più in Italia che all'estero e una spiegazione di ciò può trovarsi nel Manuel de la danse (Paris 1830, p. 131) del suo maestro Blasis, che osservava: "...in Italia il balletto è stato più essenzialmente ispirato dall'arte della pittura di quanto sia avvenuto in Francia". A proposito dei ballerini francesi, egli scriveva che il loro solo difetto era "una mancanza d'incisività del gestire adatta ad esprimere perfettamente ogni circostanza". Il riferimento del Blasis alla pittura come arte cui la danza fu, in Italia, legata in modo particolare da affinità espressive, ha fatto supporre l'influenza del padre pittore sulla formazione e sul gusto estetico della B., la cui ricchezza interiore trasfigurava la sua figura e i suoi movimenti, infondendovi un'intensità piena di fascino. Quanto alla tecnica, il Gautier nell'articolo citato aveva esaltato "le sue punte... stupefacenti: ella è infatti in grado di eseguire un'intera variazione senza posare in terra una sola volta il tallone. Non un attimo in lei di mollezza, di oscillazione, di tremito. Il suo alluce inflessibile non tradisce mai il peso del corpo leggerissimo".
Fonti eBibl.: La morte di una celebre artista (necrologio), in La Provincia di Como, 6 giugno 1916; C. Blasis, Notes upon dancing,historical and practical, London 1847, pp. 64, 72, 76 s., 82 s.; C. Cucchi, Vent'anni di palcoscenico, Roma 1904, p. 5; G. Monaldi, Le regine della danza del secolo XIX, Torino 1910, pp. 184-187; G. Tani, Fuoco Sofia, in Encicl. dello Spettacolo, V, Roma 1958, coll. 768 s. (con bibl.); L. Rossi, Storia del balletto, Verona 1961, pp. 53, 62, 79, 81; F. Regli, Diz. biografico..., Torino 1860, p.215; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, I, p. 574.