Callas, Maria
Nome d'arte di Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulos, soprano, nata a New York il 3 dicembre 1923 da genitori greci e morta a Parigi il 16 settembre 1977. È concordemente considerata la voce di soprano lirico-drammatico che ha rivoluzionato a metà del 20° sec. gli standard interpretativi del melodramma romantico e verista, e proprio a questo si deve la scelta che Pier Paolo Pasolini fece di lei come attrice protagonista nel film Medea (1969). In possesso di un'eccezionale tessitura d'emissione, dai bassi da contralto ai sovracuti del soprano leggero, ha unito la perfezione tecnica a una sorprendente capacità di penetrazione psicologica dei personaggi scelti. La determinazione artistica da cui era animata trasformò la sua persona in una leggenda, alimentata dalle virtù della musicista, della dominatrice della scena lirica, 'la divina', e della donna da jet set internazionale (riempì difatti le cronache mondane, abbandonato il veronese Giambattista Meneghini, per la sua unione con l'armatore greco Aristotele Onassis nel 1959, che a sua volta le avrebbe preferito Jacqueline Kennedy nel 1967). La sua carriera vocale, dopo gli studi compiuti con il soprano Elvira de Hidalgo, si sviluppò fra la stagione estiva del 1947, con il debutto italiano all'Arena di Verona in La Gioconda di A. Ponchielli, e i primi anni Sessanta. Un indebolimento delle corde vocali, la cui causa fu appunto leggendariamente attribuita a un eccessivo dimagrimento fisico originato da obbedienza alla moda, la costrinse a limitare via via le proprie apparizioni in pubblico. Si ricorda soltanto qualche raro concerto (famoso quello al Covent Garden di Londra nel 1964), dove ai limiti dell'ugola supplì con la vitalità inalterata del proprio carisma.Il suo repertorio comprendeva Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi e Puccini, ma spaziò anche da Wagner a Bizet. Restituì in tal modo legittimità filologica al bel canto tradizionale definendone a ogni passo la necessità drammatica, riportando al successo alcune opere dimenticate come Macbeth di G. Verdi, La vestale di G. Spontini, Il turco in Italia di G. Rossini, dove mostrò sottili qualità comiche, Medea di L. Cherubini e Anna Bolena di G. Donizetti. Proprio all'interpretazione di questo personaggio doloroso, si legò il suo rapporto con il cinema. Pasolini la scelse come protagonista nella propria trascrizione su schermo della tragedia di Euripide, Medea. Il personaggio di Medea fu trasformato dal poeta-regista in un'icona della madre mediterranea, segnata da veggenza e passioni che la rendono aliena a ogni suggestione della civiltà, una madre che è natura ma natura matrigna. Il soprano seppe calibrare il nuovo profilo del personaggio all'interno della cifra barbarica e magica che i costumi di Piero Tosi incastonavano. Trascrisse cioè nella gestualità che i campi fissi dello stile visivo di Pasolini richiedevano gli accenti bruniti con i quali aveva dato corpo all'eroina di Cherubini, rinnovando in un ambito affatto diverso come quello del cinema lo smalto conquistato sulla scena lirica. Il rapporto fra la C. e Pasolini si tinse di un'affettuosità che rasentò l'innamoramento: fu un peculiare confronto dentro cui può cogliersi l'indiretta spiegazione del tratteggio interpretativo della figura filmica di Medea ("ridondante", scrisse anche Pasolini, "e non fondata sugli endoxa, ma ridondante in sé").
L'improvvisa morte a Parigi fu per il mito 'Callas' ragione di rinnovato nutrimento. Di sicuro è vero che il culto della 'divina' aveva ormai necessità di altra cornice che non quella giustificata dalla presenza fisica.
P.P. Pasolini, Medea, un film di Pier Paolo Pasolini, a cura di F. Gambetti, Milano 1970.
S. Galatopoulos, Callas: prima donna assoluta, London 1976.
N. Stancioff, Maria Callas remembered, New York 1987.
N. Petsalis-Diomidis, The unknown Callas: The Greek years, Portland 2001.