CARENA, Maria
Nacque a Piossasco (Torino) l'8 ag. 1891 da Giovanni e Felicina Melano. Dotata di una bella voce di soprano si dedicò allo studio del canto, approdando alla affermata scuola che Virginia Ferni Germano aveva fondato a Torino intorno al 1896. Esordi al teatro Chiarella di Torino nel 1917. sostenendo la parte di Leonora nel Trovatore. Da quel momento la C. intraprese una brillante carriera che, sino agli anni Quaranta, la portò nei maggiori teatri italiani e stranieri. Nel 1918 interpretò il ruolo di Anaide nel Mosè di Rossini, presentato al teatro Costanzi di Roma; vestì i panni di Aida al Lirico di Milano e replicò Il trovatore al Politeama genovese. L'anno successivo era già all'estero e si presentava al pubblico in Aida ed in Giorgetta del Tabarro di G. Puccini, lavori rappresentati al Coliseo di Buenos Aires. Pur dimostrando di possedere una notevole versatilità, affrontando brillantemente ruoli diversi, sembrò indirizzarsi verso l'opera verdiana. Di fatto, se da un lato la C. partecipava alla prima assoluta dell'Uomo che ride di Arrigo Pedrollo, rappresentata al Costanzi di Roma nel 1920, se prendeva parte, l'anno successivo, all'opera I nemici di Guido Guerrini, con cui il compositore debuttò al teatro Comunale di Bologna, daltra parte si impegnava a fondo nella ricerca e nello studio dei personaggi verdiani. Aida, Ernani, Il trovatore, La forza del destino, Un ballo in maschera, Otello, Simon Boccanegra: sono queste le opere in cui l'artista darà il meglio di sé, e cercherà di emulare la ormai leggendaria Celestina Boninsegna che si era ritirata dalle scene nel 1920 per dedicarsi all'insegnamento. Proprio in quell'anno la C. fu a Lisbona, la stagione seguente a Madrid e Bologna. Nel 1922 si recò alla Scala di Milano, dove si esibì con brevi interruzioni per tutto il decennio successivo; fu infatti Suor Angelica e Giorgetta nel Tabarro, Elsa in Lohengrin, Asteria in Nerone di Arrigo Boito, Aida, sempre sotto la direzione di illustri maestri tra cui si ricordano Arturo Toscanini, Antonio Guarnieri, Ettore Panizza, Vittorio Gui e Gabriele Santini. Nel contempo la C. calcava le scene del teatro Carlo Felice di Genova, dei Costanzi di Roma, del Comunale di Bologna e nel 1926 approdava al Regio di Torino, nei panni di Giselda nei Lombardi alla prima crociata di Verdi. Nel gennaio dell'anno seguente fu a Roma dove interpretò al teatro Argentina il ruolo di Elsa in Lohengrin. In questa occasione la critica si espresse in termini non troppo lusinghieri sull'andamento della rappresentazione e sull'interpretazione della C., di cui veniva tuttavia riconosciuto il temperamento e ricordata la luminosa e versatile carriera (particolarmente significativo al riguardo l'articolo di Alberto Gasco, apparso su La Tribuna il 28 genn. 1927). La C. si presentò poco dopo al S. Carlo di Napoli nel ruolo di Giulia, in La vestale di Spontini, personaggio già da lei interpretato alcuni anni prima al Costanzi di Roma. Nel 1930 la C. sostituì Bianca Scacciati nella parte di Leonora nel Trovatore diretto dal Guarnieri. L'anno successivo si ripresentò, nei panni di Amelia al Carlo Felice di Genova, con l'opera verdiana Simon Boccanegra, al S. Carlo di Napoli con Gli Ugonotti di G. Meyerbeer, nel ruolo di Valentina, e nuovamente alla Scala di Milano con il personaggio di Asteria in Nerone. Nell'aprile del 1932, sempre alla Scala, fu Amelia in Un ballo in maschera sotto la direzione di Ettore Panizza. Gli anni successivi la si trova al Carlo Felice di Genova, al Regio di Torino per diverse stagioni e, nel 1940 al teatro dell'Opera a Roma, dove si ripresentò nel ruolo di Leonora nel Trovatore. L'attività della soprano si concluse in questo periodo, in coincidenza con l'avvento della seconda guerra mondiale.
La C. morì a Roma il 9 ott. 1966.
Dotata di un apparato vocale estremamente duttile e versatile, unito ad una grande sensibilità, la C. si distinse per la capacità di adattare la propria voce ad esigenze diverse, caratteristica quanto mai rischiosa per chi affronta il repertorio lirico. Pur prediligendo ruoli verdiani come quello di Leonora (che rimarà una delle sue interpretazioni più riuscite), Aida, Amelia, Desdemona, la C. non rinunciò ad affrontare ruoli veristi oltre che wagneriani. La notevole padronanza del mezzo vocale, unita ad una rigorosa tecnica, la felice impostazione in ogni registro ed il perfetto equilibrio sonoro, le permisero di cimentarsi in un repertorio impegnativo e assai vario per gusto e stile. La critica, in genere sempre benevola nei suoi confronti, l'accusò qualche volta di essere un'interprete tecnicamente perfetta ma talora troppo distaccata dal personaggio. Le venne talvolta contrapposta Giannina Arangi Lombardi, con la quale rivaleggiò sia alla Scala, fra il 1925 ed il 1930, sia in Sud America e da cui fu superata nei ruoli drammatici ma non nella straordinaria versatilità che le consentì di affrontare un repertorio assai più ampio. La C. riuscì ad assicurarsi una parte della eredità della Boninsegna e della Mazzoleni, succedendo a quest'ultima nell'interpretazione della Vestale, dei Lombardi, degli Ugonotti, opere rimaste per lungo tempo fuori dal circuito teatrale. Tra i suoi ruoli si ricordano ancora di A. Catalani Loreley, Mefistofele di A. Boito, La bohème, Tosca, Cavalleria rusticana e Cristoforo Colombo di Alberto Franchetti. Per il repertorio contemporaneo il suo interesse si manifestò, oltre che nelle già citate opere di A. Pedrollo e G. Guerrini, anche in numerosi altri lavori fra cui La nave di Italo Montemezzi, Risurrezione di Franco Alfano e La baronessa di Carini di Giuseppe Mulè. La C. ha effettuato diverse incisioni discografiche tra cui la più nota è quella del Trovatore per La Voce del padrone.
Fonti e Bibl.: C. Gatti, Il teatro alla Scala, nella storia e nell'arte (1778-1963), Milano 1964, pp. 75-78, 80 s., 89, 91 s.; V. Fraiese, Dal Costanzi all'Opera, IV, Roma 1978, pp. 130, 135, 148, 185; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, III, Firenze 1978, p. 1376. Si vedano inoltre: Encicl. dello spettacolo, III, Firenze-Roma 1956, col. 33; Encicl. della musica lirica Loyanesi, I, Roma s.d., pp. 234 s.