FOGAZZARO, Maria
Nacque a Vicenza l'8 febbr. 1881 terza ed ultima figlia di Antonio e di Margherita di Valmarana. Bambina precoce e sensibile, venne stabilendo con il padre un profondo legame, divenendone la collaboratrice più intima e fidata, specie dopo la morte prematura del fratello Mariano e il matrimonio della sorella Gina. All'indomani della scomparsa del padre, curò una raccolta di lettere, versi, pensieri (Utime, Milano 1913) e due pubblicazioni commemorative (Per Antonio Fogazzaro, I-II, Vicenza 1913-1914), seguitando poi per tutta la vita a raccoglieme scritti e documenti per un progetto di edizione.
P. Nardi, biografo e studioso del Fogazzaro, sostenne che la pia figura di Maria d'Arzel, moglie di Giovanni Selva ne Il Santo, fosse ispirata a lei. Fu infatti lo spirito religioso ad essere al centro della sua vita; la sua fede, priva dei dubbi e delle contraddizioni proprie della complessa esperienza paterna, era ricca di fervore e di ascesi, ma si esprimeva interamente all'interno del magistero ecclesiastico.
Gli anni della giovinezza avevano costituito un periodo di serenità, allietato dall'agiatezza economica e ricco di stimoli intellettuali. L'ospitalità di casa Fogazzaro, proverbiale in quegli anni, si arricchiva della presenza di letterati, di filantropi, di donne pubbliciste e emancipazioniste, impegnate nell'ambito dell'assistenzialismo laico. Fu quello il periodo in cui la F. fu in contatto con Ersilia Majno e con il gruppo che dava vita all'asilo "Mariuccia"; vi collaborò anche quando dovette prendere sotto la propria protezione una giovane sedotta e abbandonata dal cugino Paolo di Valmarana, presidente dell'Associazione per la moralità pubblica. La sua inclinazione filantropica fu molto precoce: le prime prove le dette in occasione dei terremoti di Messina (1908) e di Avezzano (1914).
La malattia paterna, che si risolse nella morte (1911), e la paralisi che colpì la madre l'avevano per lunghi periodi trasformata in infermiera. Con lo scoppio del conflitto mondiale, allontanata dal fronte la madre, si prodigò in favore dell'ondata di profughi giunti a Vicenza dai territori veneti soggetti all'Impero o occupati dalle truppe austriache e dei feriti ricoverati nella città.
La F., riservata e schiva nel compimento delle sue azioni benefiche, conobbe allora una larga e indesiderata notorietà. Fu eletta presidente del Comitato provinciale della Croce rossa (era infermiera volontaria fin dal 1910), fu a capo del Comitato femminile vicentino che dal 1914 organizzò le opere di assistenza della città, in particolare nei confronti degli emigranti rimpatriati, i disoccupati, le famiglie dei richiamati. Quando nel 1915 l'organizzazione si trasformò in Comitato di assistenza civile, dividendosi in varie commissioni, la F. si dedicò in modo particolare alla gestione del posto di ristoro alla stazione ferroviaria, al comitato pensioni di guerra e all'assistenza dei figli dei richiamati. Fu inoltre delegata del ministero della Guerra all'ufficio doni ai soldati della 1a armata e animatrice della commissione incaricata di gestire la distribuzione del lavoro delle forniture militari alle donne bisognose, fissandone anche la retribuzione contro le speculazioni degli intermediari.
All'indomani della guerra, decisivo fu l'incontro con padre Gioacchino Rossetto dei servi di Maria, ispiratore di molte sue realizzazioni benefiche: la Casa materna di Longare per bambini bisognosi, che sorse nel 1918 grazie ai contributi della Croce rossa americana e si giovò degli aiuti della F., donatrice, insieme con il cognato, dei locali sede dell'Opera; la Casa della provvidenza di S. Domenico, nata nello stesso anno con lo scopo di soccorrere donne bisognose di sostegno morale e materiale, e ancora la Casa di S. Cecilia sul monte Berico, per il ritiro di donne anziane, e Villa Madonna per le bimbe abbandonate. Fu anche, per breve tempo, presidente dell'Opera di protezione della giovane a Vittorio Veneto.
Nel 1921 la F. entrò a far parte dell'Associazione laicale religiosa femminile S. Raffaele Arcangelo, fondata nel 1919 dal Rossetto. L'anno seguente, ormai scomparsa la madre, si spogliò di tutti i suoi beni e mise a disposizione delle iniziative della pia società la bella villa di S. Sebastiano, che prese il nome di "Casa di preghiera e di lavoro", ritirandosi con le consorelle a vivere in una modestissima dimora vicina. La costituzione nel 1929 della Casa S. Raffaele di Vittorio Veneto, gestita per molti anni come Opera privata di Maria Fogazzaro, realizzava il suo progetto più caro: quello di facilitare le vocazioni religiose di giovani poveri. Nel 1935 l'Opera, ormai cresciuta e fiorente, ricevette sanzione canonica divenendo Pio Istituto Raffaele arcangelo, destinato ad estendere ulteriormente la sua attività in altre città come Vicenza, Loreto, Roma.
Intenta alle opere di carità, la F. non mostrò né attenzione né interesse per le vicende politiche. Nel 1939 si rivolse a Mussolini per arrestare un tentativo di speculazione edilizia ai danni del terreno antistante la Casa di S. Raffaele a Vittorio Veneto; benevolmente accolta dal capo del governo, fu esaudita nella richiesta.
Nell'ottobre del 1944, si prestò a trasmettere, per conto del nipote Gino Roi, al priore del convento di Monte Berico una somma di denaro destinata a finanziare alcune unità cristiane della Resistenza. Arrestata dalle SS, venne rilasciata una settimana dopo.
Nel 1945 si dedicò all'organizzazione di un posto di ristoro per prigionieri e reduci, che si trasformò in Ufficio notizie e poi in Ufficio informazioni e aiuti, primo nucleo della Pontificia Opera di assistenza, di cui seguì gli esordi curando nel contempo il centro dell'Unione reduci diocesana.
Ormai stanca e malata, trasmise gradualmente tali attività in altre mani. Nel 1948 fu colpita da una prima crisi della malattia che la renderà quasi del tutto paralitica.
Morì a Vittorio Veneto il 30 sett. 1952.
Fonti e Bibl.: Carte della F. sono conservate nell'archivio della Casa S. Raffaele, a Vittorio Veneto; presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza (Carte Fogazzaro) si trova un plico chiuso per vincolo fino al 2011. G. Spargella, Ricordando M. F., in L'Osservatore romano, 31 ott. 1952; P. Nardi, Ritratto della dolce Maria, figliola diletta di Fogazzaro, in Il Tempo (Roma), 12 ott. 1952; O. Morra, M. F., a cura dei familiari e della Casa S. Raffaele, Vittorio Veneto 1952; Id., Ricordando M. F., in Ecclesia, XII (1953), pp. 512-514; Id., Fogazzaro e il suo piccolo mondo (dai carteggi familiari), Bologna 1960, ad Indicem. Si vedano inoltre: Ancora a proposito di un decreto, in La Donna e il lavoro, 10 dic. 1915, n. 37; G. De Mori, Vicenza nella guerra 1915-1918, Vicenza 1932, pp. 602 s., 608, 610, 612, 620, 631; D. Piccioni - L. Piccioni, Antonio Fogazzaro, Torino 1970, ad Indicem; A. Buttafuoco, Le Mariuccine, Milano 1985, pp. 310 s., 383; Diz. stor. del movimento cattolico in Italia, III, 1, Le figure rappresentative, Casale Monferrato 1984, ad vocem.