MARIA Gonzaga, duchessa di Monferrato e di Mantova
MARIA Gonzaga, duchessa di Monferrato e di Mantova. – Nacque a Mantova il 29 luglio 1609 da Francesco principe ereditario di Mantova e da Margherita di Savoia. Nel novembre di quello stesso anno, recatisi i suoi genitori a Casale per amministrare il Monferrato, M. restò a Mantova affidata alle cure del duca Vincenzo I. Nel novembre 1611 allorché Francesco Gonzaga e Margherita ripresero la strada del Monferrato, dopo aver fatto ritorno per alcuni mesi a Mantova per farvi nascere l’erede Ludovico, M. seguì i genitori a Casale, anche se solo per alcuni mesi; infatti, nel marzo successivo tornò a Mantova insieme con la madre, raggiungendo così il padre, rientrato alla notizia della malattia del duca, cui era seguita la morte il 18 febbr. 1612.
In quello stesso anno gli avvenimenti erano destinati a precipitare: poco dopo l’incoronazione di Francesco IV Gonzaga, Margherita di Savoia partoriva una figlia di nome Eleonora che tuttavia morì poco dopo la nascita. Quell’avvenimento fu seguito da una serie di funeste vicende che culminarono con la morte per vaiolo del duca, il 22 dicembre, preceduta da quella del figlio Ludovico, il 3 dicembre, per lo stesso male. Per tali circostanze, M. diveniva la legittima erede del Ducato di Monferrato, feudo che poteva essere trasmesso per linea femminile; come già in passato era pervenuto ai Gonzaga per quella via, ora era il duca di Savoia Carlo Emanuele I che aspirava a impadronirsi di quel territorio per mezzo della nipote, ipotizzandone un futuro matrimonio con uno dei suoi figli. A tale scopo reclamò presso di sé la piccola M. insieme con la madre Margherita, ma ogni richiesta in tal senso fu sempre negata dal nuovo duca, il cardinale Ferdinando Gonzaga, il quale, lasciata partire per il Piemonte la cognata, affidò prudentemente M. alle cure della zia Margherita Gonzaga, vedova di Alfonso II d’Este ultimo duca di Ferrara, presso il convento di S. Orsola a Mantova. Alla richiesta del governatore spagnolo di Milano affinché M. fosse consegnata a Carlo Emanuele, fece seguito il rifiuto del duca di Mantova e l’invasione del Monferrato da parte di Carlo Emanuele. L’intervento di mediazione dello stesso imperatore indusse i due contendenti a un accordo, mai rispettato fino in fondo da entrambi.
Trascorso il resto dell’infanzia e l’adolescenza nel convento di S. Orsola, luogo preposto all’educazione delle principesse della sua famiglia, M. rimase separata dalla madre per i successivi 18 anni, durante i quali divenne l’oggetto di numerose trattative matrimoniali, che videro coinvolti di volta in volta come possibili sposi Tommaso di Savoia o il cardinale Maurizio, zii materni di M.: tutti i negoziati prevedevano quale esito finale l’affidamento delle terre del Monferrato alla stessa Maria. A Mantova nel frattempo si prospettò da parte del duca Ferdinando Gonzaga, senza tuttavia averne mai ricevuto l’assenso dalla madre, di dare in sposa M. al figlio del duca di Nevers, Carlo Gonzaga di Rethel. Il destino di M. si fece più urgente con la morte del duca di Mantova nell’ottobre 1626 e con l’ascesa di Vincenzo II il quale, nell’attesa dell’annullamento del suo matrimonio con Isabella Gonzaga di Novellara, progettò egli stesso un matrimonio con la nipote. Tale soluzione era vista da Margherita di Savoia con maggior favore che l’accordo con il Nevers, al punto di intercedere essa stessa presso il papa e il re di Spagna, affinché si sciogliesse il legame che ancora impediva a Vincenzo II di sposare Maria. Il corso degli eventi doveva subire, però, un’improvvisa accelerazione in seguito alla morte di Vincenzo II il 25 dic. 1627, preceduta dalle nozze celebrate sul suo letto di morte tra Carlo Gonzaga di Rethel e Maria. Sembra che le nozze fossero state concluse con il consenso della sposa, a dispetto delle voci secondo le quali allo scopo di convincerla, le sarebbe stata mostrata una lettera della madre, contenente il suo esplicito benestare. Con la morte di Vincenzo II e in base al testamento da lui disposto, Carlo Gonzaga Nevers, suocero di M., diventava il nuovo duca; essendo egli legato alla monarchia francese, la conseguenza fu il successivo conflitto con Spagna e Savoia per il possesso del Monferrato e la pressione imperiale su Mantova per ripristinare un governo filoasburgico. Lo scontro si inasprì con l’invasione dell’esercito dell’imperatore Ferdinando II d’Asburgo e il successivo devastante saccheggio della città, che indusse nel luglio 1630 il duca Carlo all’esilio in territorio pontificio, seguito ad agosto da M., che nel frattempo si era rifugiata insieme con i suoi due figli nel monastero di S. Orsola. L’esilio ebbe termine nel giugno del 1631, dopo la stipulazione di accordi che prevedevano la cessione di importanti territori del Mantovano a favore del duca di Guastalla e di numerosi altri, tra cui Trino e Alba, in Monferrato a Vittorio Amedeo di Savoia. Pochi giorni dopo, il 30 agosto, morì il marito di M., Carlo di Rethel, seguito il 25 maggio 1632 da suo fratello Ferdinando, duca di Umena: diveniva così erede al Ducato il piccolo Carlo, che M. aveva messo al mondo il 31 ott. 1629. Ancora una volta la successione al Ducato di Mantova diventava una questione internazionale, al punto che il duca di Savoia avanzò di nuovo la richiesta di avere presso di sé la nipote insieme con il figlio Carlo, richiesta contrastata dal duca di Mantova, il cui progetto di sposarsi con la nuora incontrò la ferma opposizione del papa Urbano VIII.
Già poco tempo dopo il rientro a Mantova, M. si era potuta ricongiungere con la madre Margherita, tornata nella città dopo circa venti anni. La presenza a Mantova di Margherita di Savoia venne tuttavia ben presto fortemente osteggiata dalla parte francese, anche a causa di un tentativo di opposizione alla politica filofrancese messo in atto da M. dietro suggerimento della madre, non senza il malcelato coinvolgimento della Spagna. In un documento, che M. voleva sottoporre al Consiglio ducale senza che ne fosse a conoscenza il duca, ella dichiarava di non riconoscere nessuno degli atti compiuti durante la sua minore età che avessero compromesso i suoi diritti all’eredità paterna o alla successione nei beni feudali. Lo stesso re di Francia Luigi XIII intervenne ufficialmente, affinché venisse allontanata immediatamente Margherita di Savoia avversa agli interessi francesi: con un provvedimento adottato alla fine di agosto del 1633 la ex duchessa abbandonava nuovamente il Ducato, lasciando definitivamente sola Maria.
L’alternativa fra una politica filofrancese o un’alleanza con le monarchie asburgiche, come auspicato da Margherita di Savoia, tornò d’attualità quattro anni dopo, allorché, il 21 sett. 1637 morì Carlo I Gonzaga Nevers. Gli succedeva il nipotino Carlo II, di soli otto anni, posto sotto la tutela di Maria. Il ricordo dei tormentati anni trascorsi al fianco del suocero alleato della Francia e i consigli materni fecero maturare un mutamento di rotta nella politica estera mantovana, che si orientò palesemente a favore degli Asburgo. La sua scelta fu influenzata da una serie di fattori: da un lato l’incarico di viceregina ricoperto in quegli anni da sua madre al servizio del re di Spagna in Portogallo, dall’altro, la vicinanza morale di Eleonora Gonzaga, figlia del duca Vincenzo I, allora imperatrice vedova di Ferdinando II, da lei sposato nel 1622, con la quale M. era cresciuta nel convento di S. Orsola e alla quale chiese protezione contro ogni aggressione esterna nei suoi primi mesi di governo. M. fu molto attiva sul piano diplomatico, collocando nelle più importanti sedi ambasciatori di sua fiducia; nelle questioni interne seppe porre in atto una serie di provvedimenti di riordino della macchina statale, esautorando funzionari e nobili filofrancesi, appartenenti anche al suo stesso casato, come il marchese Giulio Gonzaga, fatto imprigionare nel novembre 1640 in seguito al suo tentativo di ripristinare il controllo francese sul Ducato. La difesa dei territori mantovani fu affidata a un presidio veneziano appositamente chiamato da Maria.
Interessatasi personalmente anche del recupero delle terre del Monferrato rimaste sotto il controllo francese, M. si adoperò a più riprese, già dal 1638, e sempre con il coinvolgimento del governatore spagnolo di Milano, per riportarvi l’autorità dei Gonzaga, cosa che ottenne solo nell’ottobre 1652, allorché, con l’ingresso delle truppe spagnole a Casale, si poneva fine ai numerosi scontri che avevano devastato il Monferrato. Un altro successo fu conseguito nella lite giudiziaria che la vide impegnata dal 1641 al 1651 a contrastare i tentativi di Maria Luigia e Anna Gonzaga Nevers, zie paterne del piccolo Carlo, di contendere a questo i territori francesi lasciati dal defunto duca Carlo I e acquistati poi dal cardinale G.R. Mazzarino tra il 1659 e il 1663.
Frutto ancora dell’incessante attività diplomatica di M. furono gli accordi matrimoniali del 1649 tra il figlio Carlo II Gonzaga Nevers, appena uscito dalla reggenza, e Isabella Clara d’Asburgo, figlia dell’arciduca d’Austria Leopoldo V, conte del Tirolo, favoriti ancora una volta dall’imperatrice vedova Eleonora Gonzaga. Conclusi i preliminari del contratto a Innsbruck il 7 ag. 1649, le nozze furono celebrate a Mantova il successivo 7 novembre. Nel 1651 quel legame politico era destinato a consolidarsi con il matrimonio dell’altra figlia di M., Eleonora Gonzaga, nata il 18 nov. 1628, e l’imperatore Ferdinando III d’Asburgo. Al seguito di Carlo II, la duchessa-madre volle personalmente accompagnare la figlia che raggiungeva lo sposo. Partiti il 22 marzo alla volta di Villach dove la sposa avrebbe incontrato l’imperatore, M. rientrò a Innsbruck con il duca e da lì a Mantova dove giunsero il 20 maggio.
Durante la reggenza M. aveva mantenuto sempre vivo quel fervore religioso e quella dedizione alle pratiche di pietà derivanti dall’educazione ricevuta nel monastero di S. Orsola. Protesse e incoraggiò l’attività delle confraternite religiose, promuovendo, rispettivamente nel 1641 e nel 1642, l’istituzione della Confraternita della Madonna Incoronata e quella di S. Carlo. Particolare attenzione riservò alla costruzione di nuove chiese, come quella delle teresiane avviata nel 1642 o la chiesa parrocchiale di S. Antonio sorta dal 1654 nei pressi del suo palazzo villa della Favorita, di Porto Mantovano, dove M. si era ritirata a vivere, dopo aver lasciato la reggenza il 30 nov. 1647 per insediare il figlio ormai maggiorenne.
In quel palazzo M. trascorse i suoi ultimi anni di vita, amareggiata dalla scandalosa vita condotta da Carlo II, quasi esclusivamente dedito ad amori illegittimi, ai quali non era riuscita a porre freno con i propri consigli. Un suo ultimo intervento diplomatico in favore del figlio duca, lo compì nel giugno del 1660, recandosi a Graz dalla figlia Eleonora, da più di due anni vedova dell’imperatore, nell’inutile tentativo di perorare la causa mantovana, dopo che la pace dei Pirenei del 1659 aveva confermato a danno di Mantova le clausole del trattato di Cherasco del 1631.
M. morì il 14 ag. 1660 a Porto Mantovano e le sue spoglie furono tumulate nel santuario di S. Maria delle Grazie.
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