Bemberg, María Luisa
Regista e sceneggiatrice argentina, nata a Buenos Aires il 14 aprile 1922 e morta ivi il 7 maggio 1995. È stata la regista argentina di maggior successo in patria, i cui film sono stati distribuiti all'estero, dandole quindi visibilità internazionale. La caratteristica del suo cinema è quella di disegnare, all'interno della struttura del melodramma, ritratti di donne alla ricerca dell'indipendenza e dell'emancipazione da strutture patriarcali come la famiglia e la società. Proveniente da una famiglia agiata, iniziò tardi la carriera cinematografica. Alla fine degli anni Sessanta fu tra le fondatrici della UFA (Unión Feminista Argentina) e, dopo aver divorziato dal marito e abbandonato la famiglia, decise di dedicarsi al cinema. Esordì con la sceneggiatura, venata di riferimenti autobiografici, di Crónica de una señora (1971) di Raúl de la Torre, per poi scrivere quella di Triángulo de cuatro (1974) di Fernando Ayala e realizzare due documentari. Dopo il colpo di stato militare del 1976 si stabilì a New York, dove studiò recitazione all'Actors Studio. Qualche anno più tardi tornò in Argentina per fondare una casa di produzione con la produttrice Lita Stantic e per realizzare Momentos (1980), il suo primo lungometraggio come regista. Raggiunse quindi la notorietà internazionale con Camila (1984; Camilla ‒ Un amore proibito), uno dei film simbolo del rinnovamento del cinema argentino dopo la dittatura militare conclusasi nel 1983. Tratto da un libro di O. Paz, Camila racconta la lotta delle donne contro l'oppressione di un mondo patriarcale attraverso la storia vera di Camila O'Gorman, vissuta in Argentina nella metà del 19° sec., durante la dittatura del generale J.M. De Rosas, e giustiziata per aver amato il suo padre confessore. In quest'opera la passione viene resa come atto estremo d'amore e di ribellione, confermando l'idea della B. di un cinema come continua indagine sul conflitto tra potere e libertà. Infatti, pur se spesso ambientate nel passato, le sue opere si pongono comunque come riflessione sul presente. L'esempio più evidente è Yo, la peor de todas (1990), tratto come Camila da un libro di Paz, in cui la B. narra, all'interno di una struttura formale rigorosa e complessa, la storia di una poetessa e pensatrice del 18° sec., Suor Juana Ines de la Cruz, le cui idee e il cui profondo desiderio di scrivere si scontrano con il potere della Chiesa del tempo. Affermatasi come autrice di un cinema raffinato e simbolico, la B. si avvalse spesso di attori internazionali, come Julie Christie in Miss Mary (1986) e Marcello Mastroianni in De eso no se habla (1993; Di questo non si parla), il suo ultimo film, con cui partecipò alla Mostra del cinema di Venezia. Dopo la sua morte, Alejandro Mazi ha realizzato El impostor (1999), tratto da una sceneggiatura, ispirata a un racconto di S. Ocampo, a cui la B. stava lavorando.
The garden of forking paths: Argentine cinema, ed. J. Kings, N. Torrents, London 1987.
C. Fontana, María Luisa Bemberg, Buenos Aires 1993.
C. Bach, María Luisa Bemberg tells the untold, in "Americas", 46, 1994, pp. 20-27.
G.A. Foster, Women film directors. An international bio-critical dictionary, London-Westport (CT) 1995, pp. 38-41.
An Argentine passion: María Luisa Bemberg and her films, ed. J. King, S. Whitaker, R. Bosch, London 2000.