MARIA LUISA GABRIELLA di Savoia, regina di Spagna
MARIA LUISA GABRIELLA di Savoia, regina di Spagna. – Nacque a Torino il 17 sett. 1688 (I. Jori, Genealogia sabauda, Bologna 1942, p. 113), seconda figlia del duca Vittorio Amedeo II e della duchessa Anna Maria d’Orléans.
Pochi giorni prima di compiere tredici anni, l’11 sett. 1701, sposò Filippo di Borbone duca d’Angiò, il nipote di Luigi XIV che il re di Spagna Carlo II d’Asburgo aveva nominato erede al trono, prima di morire il 1° nov. 1700. Il matrimonio era il pegno dell’alleanza conclusa fra il re Sole e Vittorio Amedeo II, in virtù della quale il duca di Savoia si schierava contro l’Impero, che rivendicava il trono iberico per l’arciduca Carlo d’Asburgo, figlio dell’imperatore Leopoldo I.
Il corteo spagnolo giunse a Torino l’8 sett. 1701: era guidato dal marchese Carlo Omodei di Castel Rodrigo, grande di Spagna. Il matrimonio fu celebrato tre giorni dopo da monsignor Carlo Giuseppe Doria del Maro, primo elemosiniere del duca, e non dall’arcivescovo di Torino, Michele Antonio Vibò. Questi, infatti, era giudicato da Vittorio Amedeo II troppo schierato dalla parte di Roma nei conflitti che agitavano allora i rapporti fra la corte sabauda e quella pontificia. A rappresentare lo sposo fu scelto l’anziano principe Emanuele Filiberto Amedeo di Savoia Carignano. La scelta fu motivata, probabilmente, non solo dal suo rango di principe del sangue, ma dall’esser di fatto l’ultimo esponente della fazione «principista», alleata alla Spagna, che a metà Seicento aveva cercato di contrastare l’ingresso dello Stato sabaudo nell’orbita francese.
Da Torino M. si trasferì a Nizza, dove incontrò Marie-Anne de La Trémoille (1642-1722), moglie del principe Flavio Orsini di Bracciano, che Luigi XIV e Françoise d’Aubigné, marchesa de Maintenon, moglie morganatica del re, avevano scelto come sua «camerera mayor». Nei piani del re di Francia, la principessa «des Ursins» (come aveva scelto di firmarsi) doveva garantire che la giovane regina restasse fedele ai disegni del re Sole. Il 25 settembre M. lasciò Nizza. Da qui avrebbe dovuto raggiungere Barcellona per mare, ma i malori continui causatele dal viaggio la convinsero ad attraversare via terra il Sud della Francia. Nel suo viaggio per raggiungere il marito in Spagna M. fu scortata da un corteo di servitori piemontesi fino a Perpignan, da dove proseguì affidata alle cure di dame francesi dirette dalla principessa Orsini. L’incontro con Filippo V avvenne a Figueras, dove si celebrò una nuova cerimonia nuziale, con un banchetto allestito per metà secondo gli usi spagnoli e per metà secondo quelli francesi, ai quali la coppia era più avvezza.
I primi contatti con la società spagnola e con le sue nuove dame di palazzo non furono positivi, tanto che M. pensò di far ritorno in Piemonte. Naturalmente, ciò avrebbe generato una grave crisi politica tra Torino e Parigi, che nessuna delle due corti auspicava, in una congiuntura internazionale tanto difficile. Nel frattempo, infatti, l’invasione francese dei Paesi Bassi aveva dato il via alla Guerra di successione spagnola.
Nell’aprile 1702 Filippo V fu costretto a lasciare la Spagna e a trasferirsi in Italia, dove, nel frattempo, l’esercito imperiale guidato dal principe Eugenio di Savoia aveva invaso e conquistato il Ducato di Milano. M., a dispetto della giovanissima età, fu nominata reggente. A lei spettò, quindi, il non facile compito di saldare rapporti di fedeltà fra la corte e la nuova dinastia appena insediata sul trono che per due secoli era stato degli Asburgo. Da Figueras M. si era trasferita a Barcellona, da dove manteneva stretti rapporti epistolari col marito e con il padre Vittorio Amedeo II, nominato generalissimo delle armate franco-ispane. Il 10 apr. 1702 M. lasciò Barcellona e dopo poche settimane entrò a Madrid, scortata dalla fedele Orsini. La giovane M. e la più anziana principessa erano unite dall’insofferenza per il rigido cerimoniale in uso nella corte di Spagna. Le difficoltà per inserirsi in una società curiale ancora lontana dal modello francese (e sabaudo) non furono poche. Molti, anzi, furono i comportamenti che M. interpretava come pure forme di superstizione: dall’atteggiamento rigido del clero alle riserve del personale di corte a svecchiare la moda. La principessa Orsini, peraltro, non si riteneva una semplice agente di Luigi XIV. Il re Sole avrebbe voluto che ella si lasciasse dirigere dall’ambasciatore francese a Madrid, il cardinale C. d’Estrées, fungendo esclusivamente come anello di trasmissione a corte delle sue decisioni. Ma così non fu. La determinazione e l’impegno di M. e della Orsini fecero sì che l’ambasciatore si vide rifiutare il diritto di sedere nel Consiglio di Stato come il re Sole aveva richiesto con forza. La principessa esigeva libertà di manovra e col passare del tempo finì per abbracciare la causa di Filippo V più di quella di Luigi XIV.
Tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre del 1703 Vittorio Amedeo II abbandonò l’alleanza borbonica e passò in quella imperiale. Per M. fu un duro colpo, cui reagì con una fermezza degna del padre. I due anni trascorsi in Spagna l’avevano resa sicura di sé e del suo ruolo di regina. La determinazione mostrata in tale frangente e l’appoggio incondizionato dato al marito fecero sì che nessuno mettesse realmente in discussione il suo ruolo di reggente nelle sempre frequenti assenze del marito, impegnato al fronte. La posizione di M. di fronte alla corte di Versailles si era comunque indebolita e questa perdita di influenza fu una delle cause che permisero a Luigi XIV di ottenere l’allontanamento da Madrid della Orsini nel 1704. M. si schierò, però, in sua difesa e grazie ai rapporti con la marchesa de Maintenon ottenne che nella primavera del 1705 la principessa rientrasse in Spagna. Le azioni di M. nell’anno di esilio della Orsini mostrarono chiaramente come la regina fosse ormai in grado di muoversi da sola: da un lato la Orsini era stata una sorta di mentore per la giovane sovrana, ma dall’altro questa sviluppò presto una forte personalità, che le permise di affermare autonomamente le proprie scelte. M. si occupava ormai direttamente degli affari di Stato, dando buona prova di sé in un momento particolarmente difficile per la Corona di Spagna, segnato, fra l’altro, dalla perdita di Gibilterra, conquistata dagli Inglesi nell’agosto 1704, e dall’occupazione imperiale di Barcellona nel 1705.
Il 1706 fu l’anno peggiore della guerra per le Corone borboniche. Filippo V cercò di reagire all’invasione dell’anno precedente, assediando Barcellona, ma le operazioni militari non ebbero l’esito sperato: l’assedio non fu vittorioso e un esercito anglo-portoghese invase la Spagna, conquistando anche Madrid in giugno. M., ormai diciottenne, era stata ancora una volta nominata reggente e si distinse per ardore e forza d’animo nella difesa della capitale, abbandonandola per Burgos solo quando tutto apparve inutile. La sua presenza fu determinante, allora, a convincere Filippo V a non lasciare la Spagna per rifugiarsi in Francia, come gli veniva consigliato da più parti. Nell’aprile 1707 le truppe spagnole guidate dal marescialllo di Francia J. Fitz-James, duca di Berwick, sconfissero quelle anglo-portoghesi nella battaglia di Almanza, consentendo la liberazione di Madrid. Filippo V poté così rientrare nella capitale, dove quattro mesi più tardi, il 25 agosto, M. diede alla luce il loro primo figlio, Luigi Ferdinando, subito nominato principe delle Asturie (nel 1724 re di Spagna come Luigi I). Nel 1708, su consiglio della principessa Orsini, M. stabilì contatti col padre Vittorio Amedeo II per cercare di convincerlo ad abbandonare l’alleanza con l’Impero, promettendo in cambio il Ducato di Milano. Il tentativo non pare avere avuto seguito, ma era un segno che dopo sette anni di guerra le forze in campo erano ansiose di trovare una via d’uscita. Nel 1709 parve che Luigi XIV fosse disposto ad abbandonare la causa di Filippo. M., allora, con il pieno appoggio della Orsini, cacciò i cortigiani francesi, sostituendoli con castigliani: una scelta che, unita al fiero atteggiamento della principessa ventenne, le garantì il pieno sostegno della popolazione. Il 2 luglio di quello stesso anno diede alla luce un secondo figlio, battezzato Filippo Emanuele (nome usato da Carlo Emanuele I per il primogenito delle sue nozze con Caterina d’Asburgo, figlia di Filippo II, e che marcava il riavvicinamento alla famiglia), che però morì dopo pochi giorni. La campagna del 1710 vide la Spagna terreno di nuove battaglie e M. di nuovo reggente. Il 27 giugno le truppe di Filippo furono sconfitte nella battaglia di Almenara: il 9 agosto M. e il marito lasciarono di nuovo Madrid, trasferendosi a Victoria. Il 28 settembre le truppe dell’arciduca Carlo d’Asburgo entrarono nella capitale. Pochi mesi dopo, però, il 10 dic. 1710 Filippo V vinse la battaglia di Villaviciosa e M. poté fare ritorno a Madrid. La guerra andava ormai spegnendosi e l’ascesa dell’arciduca Carlo d’Asburgo al trono imperiale nel 1711 rese sicura la posizione di Filippo V e Maria Luisa Gabriella. Il 7 luglio 1712 M. partorì un nuovo figlio, Filippo Pietro Gabriele (m. 1719), la cui nascita risollevò M. dalla tristezza che l’aveva afflitta per la morte della sorella Maria Adelaide, duchessa di Borgogna. I lutti e le nascite furono occasione per nuovi contatti con i genitori, in particolare con il padre Vittorio Amedeo II. La pace di Utrecht, siglata fra marzo e aprile del 1713, chiudeva una guerra che aveva visto la giovane M. divenire una regina energica e capace, stimata dal marito, rispettata dalla nobiltà e amata dalla popolazione (che la chiamava «la Saboyana»). Il 23 sett. 1713 M. diede alla luce il quartogenito Ferdinando (poi re Ferdinando VI). Il parto fu complicato e in breve le sue condizioni di salute divennero critiche.
M. morì a Madrid il 14 febbr. 1714.
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