MORELLI, Maria Maddalena
MORELLI, Maria Maddalena (Corilla Olimpica). – Nacque a Pistoia il 17 marzo 1727 da Iacopo, eccellente musicista, primo violinista nella cappella dei musici della cattedrale, e da Maria Caterina Buonamici.
Educata nel collegio delle salesiane di Pistoia, nel 1746 si trasferì a Firenze, dove iniziò a esibirsi nelle conversazioni e accademie private improvvisando in poesia e suonando clavicembalo e violino. La principessa Vittoria Rospigliosi-Pallavicini la condusse con sé a Roma e, all’età di circa vent’anni, durante la custodia di Michele Giuseppe Morei, fu ascritta all’Arcadia con il nome di Corilla Olimpica (Roma, Biblioteca dell’Accademia dell’Arcadia, Cataloghi mss., IV, c. 482).
Si trasferì quindi a Napoli nel decennio 1750-1760, sotto la protezione di Faustina Pignatelli, principessa di Colobrano. Nel 1751 dedicò a Pietro Metastasio il capitolo Dalle felici gloriose sponde, invitando il poeta a una gara d’improvvisazione: questi, pur declinando l’invito, diede un lusinghiero giudizio della giovane poetessa in una lettera alla contessa di Sangro (da Vienna, 6 maggio 1751: cfr. Tutte le opere di Metastasio, a cura di B. Brunelli, III, Lettere con indice delle persone…, Milano 1952, p. 636). Nello stesso anno Morelli fu accolta nell’Accademia degli Agiati di Rovereto col nome, anagrammato, di Madonna Damerilla. Nel 1753 s’impegnò in gare poetiche a distanza con Francesco Maria Zanotti, che le inviò un sonetto sullo studio della geometria al quale rispose con Rotta è la cetra e l’apollinea fronda, e con Giuseppe Passeri (Fileno amabile). Nello stesso anno il capitolo diretto a Metastasio fu inserito nel Saggio di poesie scelte filosofiche ed eroiche (I, Firenze 1753). Durante il soggiorno napoletano Morelli contrasse matrimonio con un gentiluomo spagnolo, addetto alla segreteria di Guerra, Ferdinando Fernández, dal quale ebbe un figlio, Angiolo. Ma dopo non molto si separò dal marito, che rimase con il figlio, e fece ritorno a Roma presso la famiglia Rospigliosi-Pallavicini, della quale era stata ospite prima del soggiorno napoletano. La nuova permanenza romana, tuttavia, non durò a lungo e per motivi non chiari Morelli lasciò improvvisamente Roma nel 1760. Negli anni successivi viaggiò per l’Italia, dove continuò con successo a esibirsi in improvvisazioni poetiche e, secondo voci correnti, in intrighi amorosi.
A Pisa incontrò anche Giacomo Casanova che ne lasciò un ritratto, ammirato e circospetto, nell’Histoire de ma vie (III, Paris 1993, pp. 755-758). A Siena, dove Pietro Belli, sentendola improvvisare, le dedicò una lunga canzone, Morelli fondò il galante e poetico ordine dei Cavalieri Olimpici, a Parma strinse amicizia con Giuseppe Maria Pagnini e con Carlo Innocenzo Frugoni, che le dedicò un sonetto. Fu quindi a Bologna dove alcuni suoi versi sotto il nome di Madonna Damerilla dell’Accademia degli Agiati furono pubblicati in Per le chiarissime nozze del nobile uomo signor conte Prospero Ferdinando Ranuzzi Cospi […] con Maria Maddalena Grassi (Bologna 1763). Seguì quindi a Venezia un nobile della famiglia Cornaro ma fu poi persuasa a ritornare a Bologna da un avventuriero, Giulio Perilli, che le chiese anche del denaro in prestito, mai restituito.
A Bologna compose il canto In lode della sac. m. imp.… Maria Teresa imperatrice regina… coronandosi …l’arciduca Giuseppe (Bologna 1764; 2ª ed., Venezia 1765): il componimento, portato all’imperatrice dal maresciallo Antonio Botta Adorno, venne apprezzato anche da Metastasio (cfr. lettera a Carlo Valenti, da Vienna 22 luglio 1764: in Tutte le opere…, cit., IV, Milano 1954, p. 370) e le valse, l’anno successivo, un invito a Innsbruck presso la Corte imperiale. Morelli si esibì in occasione delle nozze di Pietro Leopoldo con Maria Luisa di Borbone, e poi a Vienna. Durante il viaggio di ritorno incontrò a Bologna il marchese Lorenzo Ginori, con il quale stabilì un legame di affettuosa amicizia che durò per tutta la vita.
Nominata poetessa di corte del Granducato di Toscana, si stabilì a Firenze in una casa di via della Forca (attualmente via F. Zannetti), prendendo con sé la sorella Maria Giovanna. Il ministro Pompeo Neri le dedicò il lungo ditirambo Tu se’ il mio grande, e luminoso Apollo, esortandola ad abbandonare la poesia d’occasione per dedicarsi alla poesia civile, ma l’invito rimase, saggiamente, inascoltato: nell’ambito delle sue funzioni ufficiali di poeta di corte compose l’Ode alla fecondità (Firenze 1767) per la nascita della figlia di Maria Luisa e di Pietro Leopoldo di Toscana e, nel 1768, improvvisò il sonetto Se quei, che tanto alla Città Latina per la predica quaresimale del padre Lorenzo Fusconi in S. Croce.
Probabilmente nel 1769, con la nomina a direttore della musica a corte, il compositore livornese Pietro Nardini iniziò una lunga collaborazione con la poetessa, accompagnandola con il violino nelle sue esibizioni. L’unica aria di Morelli con il testo in musica pervenutoci, Sogno, ma te non miro fu raccolta da Karl Ludwig Fernow nel saggio Über die Improvisatoren, nelle sue Römische Studien (I-III, Zürich 1806, II, tav. 2), ma Charles Burney che, a Firenze nel settembre del 1770 frequentò la casa di Morelli, ha lasciato un’importante testimonianza sulle singolari modalità delle sue esecuzioni: «La celebre improvvisatrice Corilla, violinista, allieva di Nardini; suona lo strumento tenendolo in grembo, assomigliando così alla decima Musa come è stata spesso definita. Oltre al suo straordinario talento nell’improvvisare versi su qualsiasi soggetto, è capace di suonare una parte di ripieno sul violino, e canta con grande espressione ed abilità: quasi ogni sera tiene una conversazione assai frequentata da stranieri e da letterati di passaggio a Firenze. Qualche volta, in serate più tranquille, ci trovammo a casa sua soltanto con Nardini ed insieme a lei suonammo dei trii: Nardini nella parte di violino principale, Corilla in quella di secondo violino, ed io li accompagnavo con la viola» (cfr. Ch. Burney, Viaggio musicale in Italia, Torino 1979, p. 224).
A lungo ritenuta non attribuibile a Morelli, per il contenuto assai libero e spregiudicato, fu l’anacreontica Ogni cura in abbandono (1772), uno fra i pochi componimenti a soggetto erotico della poetessa, insieme al ditirambo Delirio amoroso. La fama di Morelli, attraverso Alexej Orlow, che soggiornò a Livorno tra il 1770 e il 1772, per il quale compose alcune terzine, e il barone Friedrich Melchior von Grimm, raggiunse la zarina Caterina II: un’Ode in onore dell’imperatrice russa fu in parte anticipata nelle Novelle letterarie (26 nov.1773, col. 756).
Sul finire del 1774, accompagnata dal marchese Lorenzo Ginori e da Nardini, Morelli si trasferì a Roma. Il terreno per il rientro romano era stato preparato dall’abate Giacinto Cerutti e dal principe Luigi Gonzaga di Castiglione in accordo con l’abate Gioacchino Pizzi, custode generale dell’Arcadia. Nell’adunanza generale straordinaria dell’Arcadia del 12 gennaio 1775 avvenne l’acclamazione della poetessa e Morelli improvvisò nel Serbatoio il sonetto Dopo tre lustri alfin mi guida Amore. Altri due sonetti di Morelli recitati in Arcadia furono dedicati al dio d’Amore, Passeggia pure baldanzosamente e Ritorna, o Amore, a impiagarmi il petto. Il 9 febbraio successivo Pizzi annunciò l’incoronazione in Arcadia nella successiva adunanza, che avvenne il 16 febbraio. Per l’occasione Morelli improvvisò un sonetto per l’incoronazione di Pio VI, appena eletto al pontificato. La cronaca dell’avvenimento venne tramandata a stampa nell’Adunanza tenuta dagli Arcadi per la coronazione della celebre pastorella Corilla Olimpica, Roma 1775.
Rientrata a Firenze, inviò all’Arcadia in occasione dell’acclamazione di Carlo Emanuele di Piemonte e di Maria Clotilde l’epitalamio L’Ara d’amore (poi in Adunanza tenuta dagli Arcadi il 30 novembre 1775, Roma 1775). Nell’autunno successivo la poetessa ritornò a Roma e fu associata alla nobiltà romana, primo passo per l’incoronazione in Campidoglio, onore già riservato a un altro improvvisatore toscano, Bernardino Perfetti, protetto da Violante Beatrice di Baviera e ch’era stato incoronato nel 1725 sotto il custodiato di Giovanni Mario Crescimbeni.
Fu Pizzi a promuovere l’incoronazione poetica in Campidoglio di Morelli, provocando subito qualche opposizione e la defezione di alcuni arcadi che lasciarono l’Accademia per fondarne un’altra, detta dei Forti. Ottenuto da Pizzi il consenso del Senato, l’approvazione papale arrivò il 10 luglio 1776. Il 14 luglio fu stabilito che Morelli avrebbe risposto improvvisando su dodici temi: storia sacra e religione rivelata, filosofia, morale, fisica, metafisica, poesia eroica, legislazione, eloquenza, mitologia, armonia, belle arti, poesia pastorale. Furono eletti i giudici e stabilite le prove (nelle sere del 2, 9 e 19 agosto), da tenersi in casa del principe Gonzaga. Morelli superò brillantemente l’esame, i dodici esaminatori ne rilasciarono una certificazione e Pizzi riferì l’esito al Senato. La poetessa fu incoronata in Campidoglio il 31 agosto, in tarda serata, per cercare di limitare le proteste del partito contrario. La cerimonia avvenne non senza contestazioni e la polemica coinvolse, insieme con Morelli, Gonzaga, Pizzi, il Senato romano, l’Arcadia e lo stesso Pio VI. Raccolte di composizioni satiriche e libelli infamanti circolarono per tutta Italia. L’abate Roberto Pucci, autore di un dramma satirico sull’incoronazione poetica fu arrestato con il suo complice, processato e condannato a morte, ma poi graziato dopo alcuni mesi di carcere.
Il rientro precipitoso a Firenze dopo l’incoronazione in Campidoglio non fu sufficiente a soffocare lo scandalo, e le polemiche e le satire giunsero presto anche in Toscana. Cerutti e Gonzaga, che avevano spinta la poetessa, dapprima riluttante, ad accettare l’incoronazione capitolina, l’abbandonarono subito, lasciandola da sola ad affrontare critiche e dileggi. Delusa e amareggiata, Morelli compose il sonetto Folle desio di ambizion fallace, mentre il marchese Ginori commissionò a Giovanni Zanobi Weber una medaglia con il ritratto di Corilla e un’allusione all’episodio (alcuni selvaggi, a rappresentare i denigratori di Corilla, scagliano delle frecce che ricadono su loro stessi). Intanto a consolarla da Roma con lettere condite di buon senso e affetto provvedeva l’abate Giovanni Cristofano Amaduzzi, erudito compilatore delle Effemeridi, con il quale Morelli intrattenne un fitto carteggio fino alla morte del religioso, avvenuta nel 1792.
La tempesta cominciò a placarsi solo nell’anno successivo. In seguito alla pubblicazione del Canto per Caterina di Russia, fu invitata a raggiungere la corte imperiale di San Pietroburgo. A lungo fu incerta se accettare il prestigioso invito ma il clima e la salute la convinsero a rimanere a Firenze. Nella Nuova raccolta di opuscoli di Angelo Calogerà fu pubblicato il resoconto dell’incoronazione fatto da Amaduzzi (XXXI, Venezia 1777), ma la promessa pubblicazione celebrativa subiva preoccupanti e inspiegabili ritardi. Solo nel 1779, con la data del 30 giugno, apparvero, stampati a Parma da Giovanni Battista Bodoni, gli Atti della solenne coronazione fatta in Campidoglio della insigne poetessa… Corilla Olimpica. Nell’agosto dello stesso anno Zanobi Weber forgiò una nuova medaglia con l’effigie di Corilla. L’affaire poteva dirsi concluso, ma le condizioni di salute della poetessa erano ancora precarie, si aggiunsero rovesci finanziari (confidava ad Amaduzzi il 17 agosto 1779: «i siciliani mi hanno mangiato tutto il capitale che avevo perché feci un vitalizio con uno di questa stirpe di Caino e mi ha canzonato bene») e un furto nella sua casa la privò di gioielli e oggetti di valore. In autunno si recarono a farle visita Ippolito Pindemonte e Giuseppe Maria Pagnini.
Databile forse alla fine del 1779, se può essere messa in connessione con la notizia apparsa nelle gazzette della commissione a Pompeo Batoni di un quadro con lo stesso soggetto per il re del Portogallo, è l’elegia Al core di Gesù. Tra i pochi componimenti religiosi di Morelli, è un capitolo in terza rima dantesca, ispirato alla devozione del Sacro Cuore secondo la visione di Margherita Maria Alacoque, in cui abilmente si mescolano devozione e sensualità. Di ispirazione religiosa sono anche i quattro sonetti pubblicati di lì a poco: Iddio, che impera a l’universo intero; Quando, alma mia, da la prigion dolente; Oimé infelice! Che più temo, o spero?; Santa Religion, dentro il mio core (per cui si rimanda a: Rime degli Arcadi, XIII, Roma 1780, pp. 136-139).
L’11 gennaio 1780 Morelli fu invitata a improvvisare a corte per l’arciduchessa di Milano Maria Beatrice d’Este, moglie di Ferdinando d’Austria. Per commemorare la morte del pittore e arcade Anton Raphael Mengs, Pizzi le chiese alcuni versi da inserire in raccolta: la poetessa dapprima si schermì, poi ne propose alcuni fingendo di non esserne l’autrice, nel timore che il nuovo stile non sarebbe stato apprezzato dall’Accademia. Fu infine solo il sonetto Morte ruotando al Vaticano intorno a essere incluso nella raccolta Per l’adunanza degli Arcadi in morte del cavalier Antonio Raffaele Mengs (Roma 1780). Altri sonetti celebrativi furono composti da Morelli per la scomparsa di Maria Teresa, morta il 29 novembre 1780, e la successione di Giuseppe II (L’astro più bello che splendesse in terra; Tolto di mano alla superba morte). Nel 1782 le fu assegnata una pensione annua di 100 zecchini dall’imperatrice Caterina II e in settembre incontrò la duchessa di Parma Maria Amalia d’Asburgo. L’anno successivo combinò il matrimonio dell’amico Lorenzo Ginori con Francesca Lisci e ne festeggiò le nozze con il sonetto Questa, che t’offro sull’april degli anni. Nell’agosto del 1785 improvvisò per i regnanti Ferdinando IV e Carolina delle Due Sicilie in visita a Firenze e fu invitata alla corte di Napoli, dove trascorse l’inverno. Fece ritorno a Firenze nell’estate dell’anno successivo, dopo aver soggiornato di nuovo a Roma, accolta cordialmente dal cardinale Giuseppe Garampi e dall’ambasciatore Andrea Memmo, ottenendo finalmente un’udienza dal pontefice Pio VI.
Commemorò con un sonetto anche la morte di Federico II di Prussia, nel 1786, cui seguirono, nel 1787, un sonetto per l’onomastico della sovrana Maria Luisa (Dal dolce sonno appena io mi svegliai) e uno per la nascita del figlio di Ginori, poi due sonetti per la vittoria riportata dai Russi sui Turchi nel 1788 (Quella che a Mosca e a Peterburgo impera e L’auguste navi che dal Russo Impero). Per le nozze della nipote Melania con il pittore Antonio Meucci, avvenute il 16 novembre 1789, compose l’epitalamio Favole sono della gente Ascrea; per la morte dell’abate Pizzi, nel 1790, i sonetti Cetra, che fosti già gradito dono e In qual diverso aspetto, in negro ammanto. Per la visita a Pistoia del granduca Ferdinando III e Luisa Amalia di Borbone, nel 1791, improvvisò il sonetto Della Patria mi guida il Genio amato. Nel settembre dello stesso anno morì Ginori e, l’anno successivo, Amaduzzi.
Nel 1793 Morelli invitò la giovane poetessa Teresa Bandettini Landucci (Amarilli Etrusca), nella quale riconobbe una sua degna continuatrice, e improvvisò per lei il sonetto Anglico e picciol dono con il quale accompagnò il dono di un portafoglio inglese. Nel 1794 Bodoni stampò, dedicato Alla nobilissima e valorosissima dama miss Cornelia Knight, il sonetto O dell’alma natura imitatrice, ch’è da ritenersi forse la sua ultima opera. Colpita da apoplessia nel 1797, visse ancora tre anni. Nel 1798 morì il marito, che era allora colonnello e governatore del presidio di Orbetello. Il 15 giugno 1799 Morelli dettò il testamento. In segno di devozione, e seguendo l’esempio di Bernardino Perfetti, offrì la sua corona poetica alla Madonna dell’Umiltà.
Morì a Firenze l’8 novembre 1800 e fu sepolta nell’oratorio di S. Francesco di Paola. Il generale Sextius-Alexandre- François de Miollis, comandante delle truppe francesi a Firenze, le decretò solenni onoranze da tenersi all’Accademia Fiorentina.
A differenza della maggior parte dei poeti estemporanei, Morelli non volle mai raccogliere i suoi componimenti per le stampe. Fiera del suo talento ma anche rispettosa della peculiarità e dei limiti della sua arte, fu pienamente consapevole dell’impossibilità di preservarne intatto il valore al di fuori dell’esecuzione pubblica, lontano da quell’aura di entusiasmo e di esaltazione reciproca che univa l’improvvisatore ai suoi uditori. Considerata la migliore improvvisatrice del suo tempo, di carattere libero e indipendente, prima e unica donna a essere incoronata in Campidoglio e a diventare poeta di corte, fu presa a modello da generazioni di poetesse, e la sua vita ispirò a Madame de Staël il romanzo Corinne ou l’Italie (Paris 1807).
Opere. Poesie: Biblioteca apost. Vaticana, Chigi M.VIII.LVIIII.7, cc. 32r-33v; Roma, Biblioteca Angelica, Arcadia, 36, c. 57; Firenze, Biblioteca nazionale, Mss., 303.11; II, 200 (Nelli, 200 [257]); II, 207 (Nelli, 207 [264]); 293.10; Manoscritti Palatini, 2.A.22.5; 12.2.5.65; 2.A.21.5; 20.1.5.20; 7870.3; 2.4.2.22 (e Postill. 42); 23.4.3.23; 12.2.5.57; 12.6.4.11; 8.4.2.13; 10.3.5.26 I.m.bis; Passerini 12.5; Buonamici 706; Nencini 2.10.7.10; Ibid., Biblioteca Marucelliana, B.7.447; 4.B.III.13; 4.B.III.13; 8.C.V.9; 7.E.XIII.64; 7.F.VI.83; 7.u.197; Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Gozzadini, 140-151, XI, cc. 269r-270r; B.3785, cc. 26v-27r; B.3821, cc. 35r-38r; Venezia, Biblioteca Museo civico Correr, Morosini-Grimani 30, n. 34. Lettere: Savigliano sul Rubicone, mss. 6, (corrispondenza con G.C. Amaduzzi); 30: Lettere autografe (nn. 307 e 309: Morelli a L. Gonzaga; n. 308: risposta di Gonzaga). Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, B.159 (lettera a F.M. Zanotti, 3 luglio 1753); Torino, Biblioteca Museo civico, Autografi Di Cossilla, (lettera a p. L. Fusconi); Firenze, Biblioteca nazionale, Gonnelli (n. 264: lettera di Morelli, 28 febbraio 1786); F. Rossi Cassigoli, Misc. 29.I.20 (lettere a vari); Ibid., Biblioteca Marucelliana, B.II.27 e B.III.27 (lettere ad A.M. Bandini); Forlì, Biblioteca comunale A. Saffi, Fondo Piancastelli, carteggio con A. Bertola. A stampa: Corilla Olimpica, Pastorella d’Arcadia, a’ dilettissimi suoi Cavalieri, Siena 1761; Componimenti poetici in lode… del padre Lorenzo Fusconi … [Firenze 1768], p. XIX; Le poesie di Salomone Fiorentino, Firenze 1806, p. 10; V. Ciccolini Silenzi, Considerazioni cristiane sopra i novissimi, 3ª ed., Roma 1816, p. 46 (brani di lettere di M.); Parnaso italiano. Poeti contemporanei maggiori e minori, Parigi 1847, pp.136 s.; Il carteggio tra Amaduzzi e Corilla Olimpica, 1775-1792, a cura di L. Morelli, Firenze 2000.
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca nazionale, F. Rossi-Cassigoli, Misc. 29.III, cc. 109-115 (biografia); Misc. Palagi, II.I.474(43) (notizie di Corilla in Firenze); Roma, Biblioteca Angelica, Arcadia, Atti Arcadici, V, Custode Nivildo Amarinzio 20 agosto 1772 - 8 luglio 1790, passim; ibid., Mss., 45; Modena, Biblioteca Estense, Pizzi- Corilleide, Campori 1525 (γ.U.2.20); Fermo, Biblioteca comunale, Mss., IV.CB.2/294; Firenze, Biblioteca Moreniana, Acquisti diversi, 48; Savignano sul Rubicone, Biblioteca comunale, Mss., 3: Il Pegaseo sfrenato, (componimenti pro e contro Morelli); Forlì, Biblioteca comunale, X.4 (sonetto contro gli esaminatori di Corilla: Dodici fra gli apostoli di Cristo); Venezia, Biblioteca Museo civico Correr, Cicogna, 1940; Coronazione di Corilla Olimpica in Campidoglio, in Gazzetta universale, 28 agosto 1776; Lettera dell’abate Giovanni Cristoforo Amaduzzi ad un Amico di Firenze sopra la solenne coronazione capitolina della celebre poetessa estemporanea Corilla Olimpica Pistoiese, in Nuova Raccolta di opuscoli scientifici e letterari…, XXXI, Venezia 1777; Atti della solenne coronazione fatta in Campidoglio della insigne poetessa D.na Maria Maddalena Morelli…, Parma 1779; Atti della solenne sua coronazione in Campidoglio, ibid. 1787; Novelle letterarie, 1775, coll. 307-311; 1777, col. 192; 1780, col. 824; 1786, coll. 227 s.; Magazzino toscano, XXVIII (1777), p. 153; Gazzetta toscana, n. 46, 15 novembre 1800 (necr.); n. 48, 25 novembre 1800 (celebrazione all’Accademia fiorentina); Gazzetta universale, n. 91, 15 novembre 1800; Onori dedicati alla memoria di Corilla Olimpica in Firenze nel dì XXV novembre MDCCC, Firenze 1800; A.F. Ademollo, Corilla Olimpica, Firenze 1887 (con poesie di M. alle pp. 65 s., 96 s., 146, 161, 187, 222, 365 s., 395, 398, 407); R. Renier, Quisquilie corilliane, in Giorn. stor. della letteratura italiana, X (1887), pp. 449- 452; I. Carini, La coronazione di Corilla giudicata da Gaetano Marini, ibid., XX (1892), pp. 311- 315; B. Croce, Aneddoti e profili settecenteschi, Napoli 1914, pp. 159-162; Id., La letteratura italiana del Settecento. Note critiche, Bari 1949, p. 310; A. Giordano, Letterate toscane del Settecento: un regesto, Firenze 1994, pp.119-137, 203-275; Abarasto Egisio [M. Feo], Breve storia di Corilla Olimpica pastorella di Arcadia, Pontedera 1995; P. Giuli, The poetics of Seconda Arcadia and literary history, in NeMLA Italian Studies, XIX (1995), pp. 51-68; M. Feo, Corilla Olimpica e l’improvvisazione aulica, in L’arte del dire, Atti del convegno di studi sull’improvvisazione poetica… 1997, Grosseto 1999, pp. 29-50; M.A.Timpanaro Morelli, Per Tommaso Crudeli nel 255° anniversario della morte, 1745-2000, Firenze 2000, pp. 86-109; Corilla Olimpica e la poesia del Settecento europeo, a cura di M. Fabbri, Siena 2002; Corilla Olimpica e la poesia del Settecento europeo, Atti del convegno tenuto in occasione delle celebrazioni del secondo centenario della morte di M.M. Morelli… 2000, a cura di M. Fabbri, Pistoia 2002.