MUSI, Maria Maddalena
(detta la Mignatta). – Figlia di Antonio Maria e di Lucrezia Mignati (donde il soprannome), ambedue cantanti (Cosentino, 1930, p. 29), nacque a Bologna il 18 giugno 1669 nella parrocchia di S. Procolo.
Dal principio della carriera godette della protezione di Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers, duca di Mantova. Si conserva la patente ducale datata 24 giugno 1689 (Besutti, 1989, p. 70), ma la protezione dovette aver inizio già prima del 4 aprile 1688: in quella data Musi chiese il permesso di «andar a recitare» a Reggio nell’Emilia in un’opera imprecisata (Cosentino, 1930, p. 25). Non si ha notizia di sue esibizioni teatrali precedenti.
Tra il 1688 e il 1702 collaborò con i più importanti compositori del tempo e fu una delle cantanti più richieste dai maggiori teatri italiani (per una cronologia della sua carriera, Sartori, 1994, p. 463 s.). Si esibì spesso nel teatro Ducale di Milano (dal 1688 al 1697; fu acclamata dal giovane Ludovico Antonio Muratori nel 1696-97), nei teatri ducali di Parma e di Piacenza (dal 1689 al 1697, in opere composte o arrangiate dal maestro di cappella farnesiano Bernardo Sabadini), nel teatro Fontanelli di Modena (nel 1690 e 1691, in opere di Giacomo Antonio Perti e Antonio Giannettini), nel teatro del principe Ferdinando de’ Medici a Pratolino (dal 1693 al 1702, in opere di Perti, Alessandro Scarlatti e altri), nel teatro Malvezzi di Bologna (dal 1694 al 1697, in opere e ‘pasticci’ di Perti) e segnatamente nel teatro di S. Bartolomeo a Napoli, dove fu in particolare prima donna o primo uomo nei cinque drammi di soggetto antico realizzati dal poeta Silvio Stampiglia per il viceré Medinaceli (dal fortunatissimo Trionfo di Camilla di Giovanni Bononcini nel dicembre 1696 al Tito Sempronio Gracco di Scarlatti nel febbraio 1702).
Il duca di Mantova agì talvolta come mediatore nelle controversie professionali della cantante, che nel 1692 firmò un contratto per esibirsi per tre anni continui a Genova ma cercò poi di sottrarsi all’impegno preso, facendosi scritturare dal teatro Fontanelli di Modena nello stesso periodo; in seguito alle rimostranze degli organizzatori genovesi e modenesi, il duca la richiamò ai propri doveri, sciogliendo il rapporto con il Fontanelli (Cosentino, 1930, p. 40). Numerosi viaggi compiuti tra il 1692 e il 1695 lasciano tuttavia intendere che Musi non portò a termine l’ingaggio genovese. Oltre che ai predetti allestimenti operistici, partecipò ad alcuni eventi d’occasione: il 27 agosto 1692 a Bologna «nel cortile del signor marchese senatore Albergati superbamente apparato in forma di maestoso teatro si fece una bellissima serenata» con musica del conte Pirro Albergati Capacelli (Bologna, Biblioteca universitaria, Diari legatizi, ms. 616, IV, p. 322).
Sin dai primi anni si distinse come interprete di parti protagoniste sia femminili sia maschili; fu tra i cantanti più pagati dell’epoca. In un biglietto appartenuto a un impresario bolognese, ove sono elencate le «cantatrici» più famose nell’anno 1700, è segnalata come la «megliore di tutte», e si distingue per l’onorario richiesto, pari a 500 doble di Spagna (suppergiù il doppio di quanto percepito da Diamante Scarabelli e Vittoria Ricci, cantanti coeve non meno celebri, che nel loro ultimo ingaggio erano state pagate rispettivamente 200 e 260 doble; Bologna, Biblioteca universitaria, Cantatrici 1700, ms. 3697; Cosentino, 1930, pp. 121 s.).
Non si hanno descrizioni dirette della sua vocalità, ma ne possono dare un’idea le numerose partiture superstiti. Doveva possedere una voce di soprano particolarmente agile, versata nel registro acuto, con una tessitura dal Re centrale al La acuto. Ricevette encomi d’eccezione per le proprie doti artistiche, come quelli in occasione dell’allestimento della Forza della virtù (Bologna 1694), quando «due cavalieri fiorentini con Checchino de’ Massimi [ossia Francesco De Castris, il soprano prediletto da Ferdinando de’ Medici], venuti all’opera, in nome del Granprincipe di Toscana regalarono alla Mignatta sul teatro d’un gran bacile di argento con sonetti tutti merlettati di pizzi e frangia d’oro in quantità proporzionata da guarnire una veste» (Bologna, Biblioteca universitaria, Diari legatizi, ms. 616, V, p. 92). Sempre in occasione della Forza della virtù la rivalità tra Musi e la «Polacchina» (una delle sorelle Livia o Lucia Nannini) fece scoppiare una contesa tra i rispettivi protettori e ammiratori, sedata solo dall’intervento delle autorità civili (ibid., pp. 88-91).
Il 22 aprile 1703 si unì in matrimonio con Pietro Berni degli Antonii, nobile bolognese (da non identificare col compositore Pietro degli Antonii). Come risulta dal contratto nuziale (8 marzo 1703), portò in dote la somma di 75.000 lire bolognesi. L’inventario dei beni stilato in quell’occasione rivela il suo florido stato patrimoniale.
Il documento cita investimenti finanziari e immobiliari (diritti su case e terreni, crediti da Firenze e Venezia; con contratto del 9 novembre 1694 aveva acquistato una casa in Bologna da alcuni parenti di Perti) e arredi di lusso come argenti, porcellane e dipinti; tra questi ultimi, uno del «Tegliarino» e due, dei quali non si conoscono l’autore e la sorte, erano suoi ritratti (uno al naturale e uno in abito di scena virile: dal 1696 a fine carriera sviluppò infatti un particolare talento nei ruoli en travesti); un «piccolo quadretto» attribuito ad Alessandro Tiarini (un «san Giovanni Battista e il fanciullo Gesù») fu lasciato in eredità al figliastro Giovanni Battista (testamento del 31 ottobre 1743; Cosentino, 1930, pp. 183-194). Della sua collezione libraria si conserva un manoscritto di musica vocale profana del primo Seicento, di origine fiorentina, oggi nel Museo della Musica di Bologna (Q.49).
Il 3 febbraio 1706 diede alla luce Carlo Antonio Ferdinando, così battezzato in omaggio al padrino, Ferdinando de’ Medici gran principe di Toscana, e al duca di Mantova, il primo influente protettore della cantante; il bambino morì in fasce. Negli anni successivi le notizie sulla vita privata di Musi si diradano.
Il suo nome compare in due satire del 1710 che mettono in burla alcune ‘celebrità’ bolognesi (Molta Gioventù di Bologna: «Mi fa venir rossore / il marì della Mignatta / che così ben la tratta / da damazza. / Una povera mattazza / ch’è poco che cantava, / adesso se la cava / da signora»; Un Ferrarese venuto a Bologna in tempo di Carnevale: «È pure una gran pazza / ancor quella Mignatta; / mi par che quasi impatta / a una signora»). Le cronache di Domenico Maria Galeati e Antonio Giraldi danno conto di una lite avvenuta il 24 marzo 1726 nel santuario bolognese della Madonna della Pioggia: apostrofata come «avanzo di scena» dalla moglie d’un notaio, sarebbe venuta alle mani con la provocatrice.
Come attestano numerosi documenti nell’Archivio di Stato di Bologna, da sposata continuò a dedicarsi a investimenti economici notevoli, che stando alla testimonianza del figliastro Francesco, andarono talvolta a discapito del marito e degli eredi (Cosentino, 1930, p. 104).
Musi morì a Bologna il 2 maggio 1751, nella parrocchia di S. Martino.
Galeati confuse Maria Maddalena Musi col contralto bolognese Rosa Mignatti, attiva tra il 1710 e il 1729 e morta a Forlì nel 1739 (Frati, 1930, p. 393), dando luogo a una serie di fraintendimenti. Non risulta alcun legame di parentela con costei, né col soprano bolognese Francesca Miniati (o Mignatti), attiva tra 1704 e 1721, né col soprano torinese Giovanna Maria Musi (o Mussi) Romera, attiva a Torino e Brescia tra il 1703 e il 1721 (l’origine di quest’ultima è rivelata da una miscellanea di arie operistiche conservata nel conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli, Cantate 68, c. 74v).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Notarile, Giovanni Maria Pedini, 6.20, ad diem (8 marzo 1703); Giacomo Antonio Roffeni, 6.19, f. 218 (9 novembre 1694); Bologna, Archivio generale arcivescovile, Registri battesimali della cattedrale, 1669, t. 122, c. 170v; 1706, t. 159, c. 29r; Ibid., Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, D.M. Galeati, Diario di Bologna, B.84, V, p. 210; B.87, VIII, p. 157; Ibid., Biblioteca universitaria, Diari legatizi, ms.616, IV, p. 322; V, p. 88-92; VIII, p. 636; Cantatrici 1700, ms. 3697, f.3L, c. n. n..; G.B. Giraldi, Diario delle cose più rimarcabili sucesse in Bologna dall’anno 1689 per tutto li 21 novembre 1730, ms. 3851, c. 57v; Molta gioventù di Bologna troppo avanzata nel Carnevale dell’Anno 1710 ravisata da Diego Lopez, ms. 3936, f. 173, c. 2v; Un ferrarese venuto a Bologna in tempo di Carnevale vedde queste cittadine avanzate in alta grandezza l’anno 1710, ms. 3936, f. 174, c. 2v; C. Ricci, I teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII, Bologna 1888, ad ind.; Id., La Mignatta, in Gazzetta musicale di Milano, XLIII (1888), pp. 427-429 (rist. in Figure e figuri del mondo teatrale, Milano 1920, pp. 91-100); A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga di Mantova dal secolo XV al XVIII, Milano 1890, p. 115; L. Frati, Donne musiciste bolognesi, in Rivista musicale italiana, XXXVII (1930), pp. 393 s.; G. Cosentino, La Mignatta: M.M. M., cantatrice bolognese famosa, Bologna 1930; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, III, Milano 1938, p. 557; N. Fortune, A Florentine manuscript and its place in Italian song, in Acta Musicologica, XXIV (1951-52), p. 125; R.L. Weaver - N.W. Weaver, A chronology of music in the Florentine theater: 1590-1760, Detroit 1978, ad ind.; F. Marri, Muratori, la musica e il melodramma negli anni milanesi (1695-1700), in Muratoriana, 1974-88, n. 16, pp. 33, 38, 56, 79, 107 s., 117; P. Besutti, La corte musicale di Ferdinando Carlo Gonzaga ultimo duca di Mantova: musici, cantanti e teatro d’opera tra il 1665 e il 1707, Mantova 1989, pp. 15-17, 70; C. Sartori, I libretti a stampa dall’origine al 1800, Indici, II, Cantanti, Cuneo 1994, pp. 463 s.; E. Selfridge-Field, A new chronology of Venetian Opera and related genres, 1660-1760, Stanford 2007, pp. 134, 196; A. Magaudda - D. Costantini, Musica e spettacolo nel Regno di Napoli attraverso lo spoglio della «Gazzetta» (1675-1768), Roma 2009, p. 113 e ad ind. (cd-rom); C. Lanfossi, Il teatro d’opera a Milano nella seconda metà del XVII secolo, diss., Università di Pavia, a.a. 2010-11, pp. 245-318; K. Knaus, Männer als Ammen - Frauen als Liebhaber. Cross-gender casting in der Oper 1600-1800, Stuttgart 2011, ad ind.; J.M. Domínguez, Cinco óperas para el príncipe. El ciclo de Stampiglia para el teatro de San Bartolomeo en Nápoles (1696-1702), in Il Saggiatore musicale, XIX (2012), in corso di pubblicazione; The new Grove dictionary of music and musicians, XVII, London - New York 2001, p. 425.