Schell, Maria (propr. Maria Margarethe Anna)
Attrice teatrale e cinematografica, nata a Vienna il 15 gennaio 1926, da padre svizzero e madre austriaca. Bionda, esile, romantica, abile nel coniugare il pianto e il riso, e spesso costretta a impersonare donne fragili e incomprese, è stata interprete di estrema sensibilità, ma talvolta monocorde. Benché la sua carriera, svoltasi in diversi Paesi, sia stata lunga, il suo periodo di maggior notorietà è limitato agli anni Cinquanta, quando ottenne un folgorante successo, ricevendo tra l'altro una menzione speciale al Festival di Cannes per la sua interpretazione in Die letzte Brücke (1954; L'ultimo ponte) di Helmut Käutner e la Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia con Gervaise (1956) di René Clément.
Figlia di un drammaturgo, poeta e romanziere svizzero residente a Vienna e di un'attrice austriaca, si trasferì con la famiglia a Zurigo nel 1938, quando l'Austria venne annessa dalla Germania. Nel 1942 partecipò insieme alla madre, con il nome d'arte di Gritli Schell, a due film di Siegfrit Steiner, Steibruch (diretto insieme a Albert J. Welti) e Maturareise; ma negli anni successivi recitò solo in teatro, prima a Zurigo e poi a Berna. Nel 1948 entrò a far parte del celebre Burgtheater di Vienna, e fu in quella città che ebbe veramente inizio la sua carriera cinematografica con Der Engel mit der Posaune (1948; La casa dell'angelo) di Karl Hartl. Il suo stile di recitazione colpì il produttore inglese Alexander Korda, che, fattole firmare un contratto settennale, la fece partecipare a quattro film, da The angel with the trumpet (1949) di Anthony Bushell, edizione inglese di Der Engel mit der Posaune, a The heart of the matter (1953; L'incubo dei Mau Mau) di George M. O'Ferral. Dal 1949 si era trasferita in Germania, dove divenne una delle più acclamate dive del dopoguerra tedesco. Colse il primo significativo successo con una coproduzione austriaco-iugo-slava, Die letzte Brücke, in cui è un'infermiera tedesca che perde la vita nel tentativo di portare medicinali ai partigiani iugoslavi. Il film le assicurò una notorietà internazionale e, grazie anche alla sua capacità di recitare in quattro lingue, numerose offerte di lavoro. In Francia prese parte a Napoléon (1955; Napoleone Bonaparte) di Sacha Guitry, dove impersonò Maria Luisa d'Austria, a Gervaise e a Une vie (1958; Una vita. Il dramma di una sposa) di Alexandre Astruc. Fu particolarmente intensa recitando, in italiano, in Le notti bianche (1957) di Luchino Visconti ispirato a F.M. Dostoevskij così come il suo primo film hollywoodiano, The brothers Karamazov (1958; Karamazov) di Richard Brooks, nella parte della spregiudicata Grušenka. Successivamente fu la protagonista di due western, il memorabile The hanging tree (1959; L'albero degli impiccati) di Delmer Daves e il più convenzionale Cimarron (1960) di Anthony Mann. Il periodo migliore della sua carriera cinematografica terminò con quest'ultimo film. In televisione ha poi lavorato fino alla metà degli anni Novanta in numerosi film e serie di grande ascolto (in Germania, Gran Bretagna e Francia), ripiegando sul grande schermo su ruoli di supporto,con caratterizzazioni piuttosto incolori, come in Folies bourgeoises (1976; Pazzi borghesi) di Claude Chabrol e Superman (1978) di Richard Donner, eccezion fatta per il film britannico Nineteen nineteen (1984; 1919) di Hugh Brody, in cui ricopre da protagonista il dolente ruolo di un'ex paziente di S. Freud.Ha scritto le autobiografie Die Kostbarkeit des Augenblicks: Gedanken, Erinnerungen (1985) e "… und wenn's a Katz is!": mein Weg durchs Leben (1995).Sono attori anche la sorella Immy e i fratelli Carl e Maximilian; quest'ultimo ha realizzato un documentario su di lei, Meine Schwester Maria: eine Hommage (2002).
M. Weiland, Maria Schell: die autorisierte Maria Schell-Story, Wien 1959; H. Spaich, Maria Schell: ihre Filme, ihr Leben, München 1986.