SODERINI, Maria . – Nacque a Firenze il 7 settembre 1494 (Firenze, Archivio dell’Opera S. Maria del Fiore, Registri
battesimali, 225, c. 198r) da Tommaso di Paolantonio Soderini e da Fiammetta Strozzi.
Sposò nel 1511 Pierfrancesco di Lorenzo de’ Medici (1487-1525), appartenente al ramo della famiglia detto ‘popolano’. Pierfrancesco, a differenza del padre, che era stato un fervente seguace di Girolamo Savonarola, non si dedicò alla vita politica; soltanto una volta, nel 1522, fu inviato come ambasciatore dal papa. In compenso, la sua vita dispendiosa e disordinata aveva già portato, al momento del matrimonio, a intaccare in modo consistente il patrimonio familiare. Dal matrimonio nacquero almeno quattro figli: Lorenzo (22 marzo 1514-26 febbraio 1548), detto Lorenzino e in seguito Lorenzaccio, futuro assassino del primo duca di Firenze, Alessandro de’ Medici; Giuliano (1520 circa-28 luglio1588), che fece carriera ecclesiastica in Francia grazie all’appoggio di Caterina de’ Medici e fu vescovo di Béziers (1561) e di Albi (1576), arcivescovo di Aix (1574), abate di St.-Victor di Marsiglia (1570); Laudomia (21 ottobre 1516-post 1558), sposa prima di Alamanno Salviati (1532), poi di Piero Strozzi (1539); Maddalena (8 agosto 1518-14 aprile 1583), moglie di Roberto Strozzi (1539).
«Donna di rara prudenza e bontà» secondo Benedetto Varchi (1841, p. 251), che le fu sempre molto legato, Maria si dedicò ad amministrare oculatamente la casa, trasferendo la residenza da Firenze alla villa mugellana di Cafaggiolo. Da poche lettere rimaste nel fondo Mediceo avanti il principato (in particolare una autografa del 27 marzo 1523, rivolta al suo agente, Francesco da Empoli; edita in Ferrai, 1891, pp. 432-434) emerge la sua scrupolosa e severa attitudine per la cura della famiglia e delle cose domestiche.
Dopo la morte del marito (agosto del 1525), Maria si occupò direttamente dell’educazione dei figli, che erano ancora in tenera età, svolgendo anche questo compito con grande dedizione, secondo il giudizio ancora di Varchi (Ferrai, 1891, p. 22). Nel suo testamento, Pierfrancesco lasciò la moglie usufruttuaria di alcuni poderi e impartì disposizioni per la vendita di una parte dei suoi beni immobili allo scopo di saldare i suoi debiti e assicurare a Maria il recupero della dote (edito in Ferrai, 1891, pp. 441-443).
I due decenni successivi al matrimonio di Maria furono per Firenze, da un punto di vista politico e istituzionale, un periodo di incertezze e sommovimenti: anche dopo il ritorno dei Medici al potere nel 1512, la situazione non era del tutto consolidata, tanto che il loro governo dovette continuare a sorreggersi su organismi dal carattere straordinario (le Balìe). Gli eventi politici e militari succedutisi a seguito della Lega di Cognac (1526), promossa da papa Clemente VII in funzione antimperiale, alla quale le Repubblica fiorentina aveva aderito, resero anche la situazione di Firenze confusa e densa di pericoli.
Le notizie sempre più preoccupanti sulla calata delle truppe lanzichenecche dal Nord Italia in direzione di Roma portarono alla decisione di far partire per Venezia i due figli maschi di Maria, assieme con l’unico figlio di Maria Salviati, Cosimo, rimasto in quei giorni orfano del padre, Giovanni dalle Bande Nere, a seguito degli eventi bellici appena accaduti nel Nord dell’Italia. Le due donne, entrambe da poco vedove, risiedevano con i figli a brevissima distanza l’una dall’altra, nei possedimenti medicei del Trebbio e di Cafaggiolo. Quando di lì a poco, a seguito del sacco di Roma, un rivolgimento portò alla cacciata dei Medici da Firenze e alla restaurazione della Repubblica popolare (maggio del 1527), anche Maria Soderini e Maria Salviati abbandonarono il territorio dello Stato fiorentino in direzione di Venezia, facendovi ritorno probabilmente solo l’anno successivo.
Negli anni immediatamente seguenti, Soderini si prodigò per ottenere per la propria famiglia la protezione e il sostegno economico di papa Clemente VII; i figli Lorenzo e Giuliano trascorsero così lunghi periodi a Bologna e soprattutto a Roma, dove Lorenzo si distinse per le sue doti intellettuali e letterarie, ma anche per le sregolatezze. Dopo la sconfitta della Repubblica e l’instaurazione del principato mediceo, anche i figli di Maria fecero ritorno a Firenze, dove Lorenzo entrò a far parte dell’entourage del nuovo duca Alessandro, accompagnandolo anche nel viaggio da questi effettuato a Napoli alla fine del 1535, per replicare davanti all’imperatore alle accuse presentate contro di lui dai fuorusciti repubblicani. Tuttavia, una causa patrimoniale da tempo in corso tra Lorenzo e il cugino Cosimo fu decisa, certo non senza intervento del duca, in favore di quest’ultimo, rendendo ancor più difficile la situazione finanziaria già precaria della famiglia di Maria.
L’uccisione da parte di Lorenzino del duca Alessandro (nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1537) fece piombare Maria e gli altri figli in una situazione drammatica, senza disponibilità di denaro ed esposti a vendette e ritorsioni. Alla fine di gennaio, a seguito delle insistenze epistolari di Lorenzino (nel frattempo fuggito prima a Mirandola, poi a Bologna, e in procinto di riparare a Venezia sotto la protezione di Filippo Strozzi), Maria e gli altri figli lasciarono Cafaggiolo, per approdare – dopo aver trovato un temporaneo rifugio in monastero a Borgo San Lorenzo – nella residenza bolognese di Strozzi.
La situazione di Maria e dei figli continuò tuttavia a rimanere assai difficile anche negli anni immediatamente successivi, malgrado il sostegno degli Strozzi e di altri potenti personaggi di parte antimedicea – quali il cardinale Niccolò Ridolfi, che li ospitò nella sua residenza di Imola –, a causa del perdurante blocco dei loro beni e crediti deciso dal nuovo duca di Firenze Cosimo I, esteso anche alle doti di Maria e della figlia Laudomia. Solo alla fine del 1539 questi problemi si risolsero grazie al doppio matrimonio di Laudomia e Maddalena con i figli di Filippo Strozzi, Piero e Roberto, avvenuto in segreto, probabilmente a Venezia, nel novembre-dicembre di quell’anno, alla presenza di Maria e anche di Lorenzo: presenza segretissima quella dell’uccisore del duca Alessandro, sul cui capo pesava una ricca taglia messa dal duca Cosimo. Un doppio matrimonio promesso prima della morte da Filippo Strozzi in persona, quale risarcimento alla famiglia di Lorenzo – e in particolare alle due sorelle – per le disastrose conseguenze economiche del suo tirannicidio.
Negli anni successivi, Maria risiedette per lo più a Venezia, dove anche le due figlie maritate agli Strozzi principalmente abitavano. Tuttavia, i contatti stretti con il figlio, divenuto dopo il suo gesto la figura emblematica del fuoruscitismo antimediceo, non vennero mai meno, malgrado la sua esistenza fatta di frequenti spostamenti, braccato com’era dai sicari imperiali e medicei. Dall’autunno 1544, lasciata la Francia, lo troviamo stabilmente nella città lagunare, dove abitò, con la madre, il fratello e lo zio, Alessandro Soderini, in un’elegante dimora in Cannaregio e partecipò intensamente alla vita mondana e letteraria della città. Quando, nell’estate-autunno del 1547, la maggior parte dei fuorusciti fiorentini rifugiati a Venezia si stava spostando al seguito degli Strozzi in Francia, anche Maria sembrò in procinto di fare lo stesso, per accompagnare il figlio. La partenza di quest’ultimo però non ebbe luogo – se per motivi amorosi, come spesso è stato sostenuto, o di strategia politica, non è dato sapere –; certamente, nuove testimonianze documentarie individuate da Stefano Dall’Aglio indicano come nel novembre del 1547 Maria si trovasse in condizioni di salute tali da non consentirle in ogni caso di affrontare il lungo viaggio verso la Francia (Dall’Aglio, 2011, pp. 143 s.).
Agli inizi del 1548 la situazione di Lorenzo a Venezia era ormai di quasi totale isolamento: un isolamento non solo personale (ormai pressoché tutti i fuorusciti fiorentini avevano abbandonato, sulle orme degli Strozzi, la città lagunare), ma anche politico, in un orizzonte italiano che vedeva sempre più affermarsi il predominio dell’Impero. In questo quadro, gli attenti osservatori del duca Cosimo registrarono puntualmente lo spostamento di residenza di Lorenzo, assieme con lo zio Alessandro e la madre Maria, dalla dimora di Cannaregio all’ancor più ricco e centrale palazzo in campo San Polo. E sarà proprio qui, il 26 febbraio 1548, che avrà luogo l’uccisione di Lorenzo, per mano di sicari inviati non, come si è per molto tempo ritenuto, dal duca di Firenze, ma dall’imperatore. Un epilogo che ci consegna di Maria un’immagine drammatica: quella di ‘mater dolorosa’ accorsa a soccorrere il figlio morente e a consolarlo «con parole di grande coraggio», dette «senza versare una lacrima», come ebbe a scrivere lo stesso ambasciatore imperiale a Venezia, Juan Hurtado de Mendoza (lettera al principe Filippo d’Asburgo del primo marzo 1548, pubblicata in Dall’Aglio, 2011, pp. 375 s.).
Successivamente alla morte di Lorenzo, le già scarne notizie biografiche su Maria si fanno ancor più evanescenti. Con ogni probabilità non fece mai più ritorno a Firenze, ma continuò a risiedere a Venezia. Non si conosce la data di morte, ma fu senz’altro successiva al 7 maggio 1570, giorno in cui un notaio veneziano, ser Antonio Calegarini, rogò un atto nel quale la «magnifica et veneranda domina Maria [...] de Soderinis» vendeva i suoi residui beni fiorentini al canonico Tommaso di Roberto Bonsi (nipote di Maria e dal 1574 successore del figlio Giuliano nel vescovado di Béziers), che subito dopo nominò come compratore il granduca Cosimo I de’ Medici (Archivio di Stato di Firenze, Decima granducale, 1888, quartiere di Santo Spirito, 1570, arroto 131; Notarile moderno, 573, cc. 113-114).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Mediceo avanti il principato, 124, c. 441 (lettera autografa di Maria Soderini a Francesco da Empoli, Cafaggiolo 27 marzo 1523); Mediceo del principato, 2967 (lettere dell’ambasciatore mediceo Pier Filippo Pandolfini al duca Cosimo I, 1547-48); Decima granducale, 1888, arroto 131 (vendita di beni di Maria Soderini nel 1570); 3631, cc. 278v-280r (beni immobili di Maria Soderini nel 1534); Notarile moderno, 573, cc. 113-114 (Nominatio in emptorem di Cosimo I dei Medici, atto rogato da ser Giovan Battista Giordani); Firenze, Archivio dell’Opera di S. Maria del Fiore, Registri battesimali, 225, c. 198, 227, cc. 130, 193.
B. Varchi, Storia fiorentina, a cura di L. Arbib, III, Firenze 1841, p. 251; P. Litta, Famiglie celebri italiane, Milano 1861, Soderini di Firenze, tav. VI, s.l. s.d., Medici, tav. XII; L.A. Ferrai, La giovinezza di Lorenzino de’ Medici, in Giornale storico della letteratura italiana, II (1883), pp. 79-112; Id., Lorenzino de’ Medici e la società cortigiana del Cinquecento, Milano 1891, passim; G. Pieraccini, La stirpe de’ Medici di Cafaggiolo, I, Firenze 1924, pp. 361-366, 413-449; P. Simoncelli, Il cavaliere dimezzato. Paolo Del Rosso «Fiorentino e letterato», Milano 1990, pp. 57-60; S. Dall’Aglio, L’assassino del duca. Esilio e morte di Lorenzino de’ Medici, Firenze 2011, pp. 52 s., 84-87, 143 s., 229, 243-257, 375 s.; Lettere a Benedetto Varchi (1530-1563), a cura di V. Bramanti, Manziana 2012, pp. 112 s., 117 s., 123 s., 130 s.
. – Nacque a Firenze il 7 settembre 1494 (Firenze, Archivio dell’Opera S. Maria del Fiore, <ItalicRule:Begin>
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