STROZZI, Maria
– Nacque a Roma prima del 13 agosto 1514 da Giovan Battista di Filippo (detto Filippo il Giovane; v. la voce in questo Dizionario) e da Clarice di Piero de’ Medici. Leone X scelse il nome della neonata e i due cardinali in qualità di padrini: Niccolò Fieschi e Antonio Maria Ciocchi del Monte. Ebbe due sorelle minori, Luisa e Maddalena, e sette fratelli.
Una lettera di Niccolò Machiavelli a Francesco Guicciardini (Firenze, post 21 ottobre 1525) riferisce che Filippo Strozzi cercò di combinare il matrimonio di Maria con un figlio di Giuliano Capponi, a cui offrì una dote di 4000 fiorini, ma «non trovò riscontro» (Atkinson - Sices, 2004, p. 369). Machiavelli osserva che il matrimonio con Lorenzo di Piero Ridolfi fu suggerito da Clemente VII con una dote di 8000 fiorini, suddivisi in parti eguali fra il papa e il padre (ibid.). Nel contratto firmato a Roma, il 1° agosto 1524, da Clarice de’ Medici e dal fratello maggiore dello sposo, il cardinale Niccolò Ridolfi (Firenze, Archivio Ridolfi, Scritture varie, II, 17), si legge che, essendo Maria «al presente di età d’anni dieci in circa», la cerimonia nuziale si sarebbe celebrata quando la sposa avesse raggiunto l’età legale. Ciò doveva accadere tra il 1526 e il 1528, ma, a causa degli eventi militari e politici occorsi a Roma e Firenze, è più probabile la data del 1529. In quanto figlio di Contessina di Lorenzo de’ Medici, Lorenzo Ridolfi aveva rispettivamente nonni e bisnonni in comune con Maria, come osserva il diarista Bastiano Arditi (1970): «[era] parentado fatto contro a’ decreti de’ santi dottori e matrimonio della Chiesa vecchia e non della nuova: e tutti hanno cattiva fine» (pp. 124 s.). Un manoscritto miniato della Clizia di Machiavelli è stato identificato come dono di matrimonio per la coppia in quanto vi sono iscritte le armi appaiate dei Ridolfi e degli Strozzi. È plausibile che sia stato commissionato dal cardinale Ridolfi quando Machiavelli passò da Roma nella primavera del 1525 (Corrigan, 1961, pp. 80 s.).
Maria e Lorenzo Ridolfi ebbero otto figli (Emilia, Contessina, Clarice, Filippo, 1538-1574, Luisa, Lorenzo, Piero, Cosimo). Quando la quarta figlia femmina, Luisa, nacque a Firenze nel novembre del 1544, il cardinale Ridolfi scrisse a Maria di non lasciar partire suo marito prima di averla messa di nuovo incinta, visto che «cotesta bella stanza vi dovrebbe pur’ invitare a far’ de’ figli maschi et non femine, che sapete quanta difficoltà è poi il poterle collocare» (Archivio di Stato di Firenze, Acquisti e doni, 69, c. 93r).
Essendo prima cugina di Caterina de’ Medici (Jensen, 1978, p. 59), con la quale condivise gli anni dell’infanzia, Maria era benvoluta dalla futura regina di Francia, la quale aveva facilitato i rapporti del marito Lorenzo Ridolfi con la corte e, più tardi, quelli del figlio Filippo, che si trasferì in Francia come vescovo di Albi (1564-74).
Il 4 dicembre 1534 Luisa, la bella sorella minore di Maria, morì a Firenze in circostanze misteriose. Si sospettò un avvelenamento, di cui lo storico Bernardo Segni (1857, pp. 275 s.) accusò il complice del duca Alessandro, Vincenzo di Rosso Ridolfi. Benedetto Varchi (1858, l. XIV, p. 75) invece puntò il dito contro gli Strozzi i quali temevano che Luisa potesse compromettere l’onore di famiglia, sebbene tutti i membri della stessa a quella data avessero già lasciato Firenze.
Lorenzo Ridolfi fu bandito da Firenze nell’ottobre del 1536 (Simoncelli, 2006, p. 153), ma dopo la sconfitta di Montemurlo (1537) sembra si fosse riconciliato, almeno in apparenza, con Cosimo de’ Medici, sebbene ogni volta che visitava Roma fosse sempre sotto l’occhio vigile degli agenti medicei.
Nel novembre del 1538, poche settimane prima del suicidio di Filippo dopo una lunga prigionia nella fortezza da Basso, Maria si fermò nel palazzo del cardinale Ridolfi a Bagnaia mentre era in viaggio verso Roma o di ritorno (Archivio di Stato di Firenze, Libri di commercio, 4382, c. 165v).
Il marito di Maria possedeva varie proprietà a Roma e a Firenze. In quest’ultima città, nel novembre del 1542 acquistò palazzo Tornabuoni (Spallanzani, 1978, p. 7), che era più vicino a palazzo Strozzi rispetto alle altre proprietà Ridolfi in via Maggio. Alcuni anni più tardi, nel 1550, la villa Sacchetti a Marignolle, fuori Firenze, fu venduta a Ridolfi dalla vedova di Bindo Altoviti. Maria vi trascorse diversi periodi di villeggiatura. Il palazzo in borgo Nuovo fu venduto nel 1557.
Non è sorprendente che Maria abbia contribuito nell’ottenimento di favori per i propri figli da parte del loro zio cardinale. A Filippo di Lorenzo fu conferito il beneficio dell’abbazia di Brescello (19 dicembre 1545; Archivio di Stato di Firenze, Acquisti e doni, 69, cc. 97r-98r). Dopo la morte del cardinale Ridolfi, Veronica Gambara scrisse a Maria, da Correggio, per rassicurarla che avrebbe continuato ad agire come procuratrice di Filippo per l’abbazia (21 febbraio 1550; ibid., 70, c. 19). Donato Giannotti, segretario del cardinale Niccolò Ridolfi, tranquillizzò Lorenzo Ridolfi e Maria che suo fratello era ben consapevole che le sue quattro nipoti avevano bisogno di doti. Giannotti concluse che «voi havete da stare allegro, se voi n’havessi dieci altre, havendo un fratello sì ricco che vi ama di cuore» (25 novembre 1544; Giannotti, 1974, II, p. 114).
Maria giocò un ruolo attivo in famiglia, difendendo gli interessi finanziari e politici sia degli Strozzi sia dei Ridolfi. La legittimazione del nipote, Piero di Luigi Ridolfi, da parte di Cosimo de’ Medici nel 1547 provocò una lunga disputa legale intorno alle proprietà di Luigi Ridolfi a Roma e in via Maggio a Firenze.
Per un paio di decenni, Maria continuò a visitare la sorella Maddalena a Roma. Il marito di Maddalena, Flaminio Orsini dell’Anguillara, combatté per conto dei francesi al fianco dei suoi cognati Piero e Leone Strozzi, e le lettere di Maria alludono alle loro campagne comuni. Anche la figlia Clarice viveva a Roma, sposata con Giovanni Battista di Bindo Altoviti. La stessa Maria firmò nel 1538 il contratto di matrimonio fra un altro influente banchiere ed ex collaboratore del padre, Benvenuto Olivieri, e Isabella di Pagnozzo Ridolfi (Guidi Bruscoli, 2007, p. 42).
L’anno della morte non è noto, ma non era in vita quando suo figlio Piero si trovò implicato nella congiura di Orazio Pucci nel 1575.
Marco Spallanzani e Antonia Boström hanno studiato il ruolo di Maria nei lavori e nelle decorazioni per il palazzo in via Tornabuoni, documentati nei suoi libri di conti (Archivio di Stato di Firenze, Libri di commercio e di famiglia, 4377, 4378, 4402), e anche la sua commissione, tramite l’agente Giorgio Dati ad Anversa, di varie ‘carte dipinte’ fiamminghe nel 1543. Nel luglio del 1549 Giannotti scrisse a Lorenzo Ridolfi a riguardo «dello obligo che ho con la magnifica comare, et tengo sollecitato Michelangiolo». L’oggetto della commissione rimane tuttora in dubbio, ma Giannotti conferma che l’artista «si scusa meco dalla tardità che egli usa nella promessa fattami» (Milanesi, 1863, p. 239). Anche in assenza di ulteriori dettagli, il brano sottolinea il coinvolgimento di Maria nelle commissioni di artisti preminenti.
Fonti e Bibl.: G.B. Niccolini, Filippo Strozzi. Tragedia. Corredata di una vita di Filippo e di documenti inediti, Firenze 1847, passim; B. Segni, Istorie fiorentine dall’anno 1527 al 1555, a cura di G. Gargani, Firenze 1857, pp. 275 s.; G. Rosini, Luisa Strozzi. Storia del secolo XVI, Firenze 1858, passim; B. Varchi, Storia fiorentina, a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1858, pp. 74 s.; G. Milanesi, Alcune lettere di Donato Giannotti, in Giornale storico degli archivi toscani, VII (1863), pp. 155-173, 220-252; Le vite degli uomini illustri della casa Strozzi. Commentario di Lorenzo di Filippo Strozzi ora interamente pubblicato con un ragionamento inedito di Francesco Zeffi sopra la vita dell’autore, Firenze 1892, p. 202; A. Bardi, Filippo Strozzi (da nuovi documenti), in Archivio storico italiano, XIV (1894), pp. 3-79; B. Corrigan, An unrecorded manuscript of Machiavelli’s La Clizia, in La Bibliofilia, LXIII (1961), pp. 73-87; B. Arditi, Diario di Firenze e di altre parti della Cristianità (1574-1579), a cura di R. Cantagalli, Firenze 1970; D. Giannotti, Lettere italiane (1526-1571), a cura di F. Diaz, Milano 1974, ad ind.; De L. Jensen, Catherine de Medici and her Florentine friends, in The sixteenth century Journal, 1978, vol. 9, n. 2, pp. 57-74; M. Spallanzani, The courtyard of palazzo Tornabuoni-Ridolfi and Zanobi Lastricati’s bronze Mercury, in The journal of the Walters art gallery, 1978, vol. 37, pp. 6-21; M.M. Bullard, Filippo Strozzi and the Medici. Favor and finance in sixteenth-century Florence and Rome, Cambridge 1980, p. 86; L. Byatt, «Una suprema magnificenza»: Niccolò Ridolfi, a Florentine cardinal in Renaissance Rome, tesi di dottorato, European University Institute, 1983, passim; A. Boström, The acquisition of Flemish landscapes for Italy on the Antwerp art market, in Netherlands yearbook for history of art, XLVIII (1997), pp. 8-21; Ead., Ludovico Lombardo and the taste for the «all’antica» bust in mid-sixteenth-century Florence and Rome, in Studies in the history of art, LXIV (2003), pp. 154-179; J.B. Atkinson - D. Sices, Machiavelli and his friends. Their personal correspondence, Dekalb (Ill.), 2004, pp. 369, 547; P. Simoncelli, Fuoriuscitismo repubblicano fiorentino, 1530-54, I, 1530-37, Milano 2006, p. 153; F. Guidi Bruscoli, Papal banking in Renaissance Rome, Aldershot 2007, ad indicem.