MARIA TERESA di Asburgo Lorena, regina delle Due Sicilie
MARIA TERESA di Asburgo Lorena, regina delle Due Sicilie. – Figlia primogenita dell’arciduca Carlo, fratello dell’imperatore d’Austria Francesco I, e della principessa Henriette di Nassau-Weilburg, nacque a Weilburg Baden, presso Vienna, il 31 luglio 1816. Visse la sua infanzia con i suoi cinque fratelli e sorelle nel palazzo di famiglia.
Nel luglio 1836 conobbe Ferdinando II di Borbone re delle Due Sicilie, da poco rimasto vedovo di Maria Cristina di Savoia, che si era recato a Vienna per un periodo di riposo e per rassicurare il governo austriaco sul suo appoggio alla causa dei conservatori contro il liberalismo. Il fidanzamento tra M. e Ferdinando II, voluto anche per consolidare i legami fra il Regno delle Due Sicilie e l’Austria, fu tenuto accuratamente nascosto fino a dicembre, quando uscì l’annuncio nella Augsburger Allgemeine Zeitung; il matrimonio fu celebrato a Trento il 9 genn. 1837 con una cerimonia riservata. Il 26 gennaio la coppia giunse a Napoli, dove M. non riuscì, forse per la sua origine austriaca, a guadagnarsi le simpatie dei sudditi, anche per l’inevitabile confronto con il ricordo di Maria Cristina. Malgrado la buona impressione suscitata dalla sua affabilità, era ritenuta da molti uno strumento del cancelliere C.W.L. Metternich per controllare il Regno delle Due Sicilie. Per di più, un incendio divampato a palazzo reale poco dopo il suo arrivo, fu interpretato dai Napoletani come presagio di future calamità.
Di lei fornì un breve ma efficace ritratto L. Settembrini nelle Ricordanze della mia vita. Se ne ricava l’immagine di una sovrana assidua alle funzioni religiose e decisa nell’incitare il re a reprimere duramente qualsiasi insubordinazione. Molto legata al sovrano, era sempre al suo fianco. Accettava di buon grado gli scherzi di Ferdinando, che la chiamava «Tetella» per la sua bassa statura.
Sebbene la lista delle dame d’onore di M. fosse lunghissima, solo in numero esiguo furono chiamate a corte, alimentando così la voce della diffidenza della sovrana verso la nobiltà partenopea. Nel settembre 1838 fu accolta con entusiasmo quando col marito visitò la Sicilia. Il 3 ott. 1839 partecipò alla cerimonia di inaugurazione della prima linea ferroviaria italiana, la Napoli-Portici, viaggiando con il re da Napoli a Granatello su un vagone ferroviario costruito appositamente in Inghilterra. Nel 1846 le sue pressioni affinché Ferdinando II assumesse con l’Austria un atteggiamento più cordiale portarono a un trattato commerciale e a un accordo per l’estradizione dei criminali.
M. fu assorbita dalla famiglia: preferiva la tranquillità di Caserta, dove trascorreva molto tempo con i figli e il marito, lontano dalle cerimonie pubbliche, mentre in estate la famiglia reale soggiornava a Gaeta, Ischia e al palazzo di Quisisana, vicino a Castellammare. Quando si trovava lontano dalla capitale, viveva più semplicemente possibile, come una qualsiasi borghese, preferendo accudire personalmente marito e figli. Solo a Napoli doveva cedere alle esigenze di corte e mostrarsi in tutto il fasto regale che le era proprio.
M. dette a Ferdinando II una numerosa prole: Luigi Maria conte di Trani, nato il 1° ag. 1838; Alberto conte di Castrogiovanni, nato il 17 sett. 1839 e morto il 12 luglio 1844; Alfonso Maria conte di Caserta, nato il 29 marzo 1841; Maria Annunziata Isabella Filomena Sebazia, nata il 10 marzo 1843; Maria Immacolata Clementina, nata il 14 apr. 1844; Gaetano Maria Federico conte di Girgenti, nato il 12 genn. 1846; Giuseppe conte di Lucera, nato il 4 marzo 1848 e morto il 28 ott. 1851 a Portici; Maria Grazia Pia, nata a Gaeta il 2 ag. 1849; Vincenzo conte di Melazzo, nato il 26 apr. 1851 e morto a Caserta il 13 ott. 1853; Pasquale conte di Bari, nato il 10 sett. 1852; Maria Immacolata Luigia, nata il 21 genn. 1855; Gennaro Maria conte di Caltagirone, nato il 28 febbr. 1857 a Caserta.
M. ebbe una parte importante nel combinare gli accordi per il matrimonio di Francesco, l’erede al trono figlio di Ferdinando II e di Maria Cristina, con Maria Sofia di Baviera, celebrato nel 1859. A Bari fu lei ad accoglierla per prima, a nome del re, gravemente malato. Assistette di persona Ferdinando II durante la sua terribile e penosa malattia, fino alla morte, avvenuta a Caserta il 22 maggio. Divenuto re Francesco, M. non si rassegnò all’idea di dover perdere la propria influenza diventando l’antagonista della giovane e spensierata regina Maria Sofia. Il primo ministro generale C. Filangieri parlò allora di una congiura ordita da M. nei confronti di Francesco, prima della sua ascesa al trono: secondo Filangieri, M. avrebbe complottato affinché al posto di Francesco ereditasse il trono uno dei suoi figli. Il nuovo re non volle intervenire contro M., la quale respinse con decisione ogni accusa, attribuendo a Filangieri il proposito di voler causare divisioni nella famiglia reale.
Durante il breve regno di Francesco, si circondò dei personaggi più reazionari, mostrandosi contraria a ogni concessione liberale da parte del sovrano. Nel 1860 si rifugiò con la famiglia reale a Gaeta sotto assedio, e il 20 novembre proseguì per Roma insieme con sette dei suoi figli. Stabilitasi con la famiglia a palazzo Farnese, raccolse attorno a sé i nostalgici della monarchia borbonica.
Nell’agosto 1867 si trovava in villeggiatura sui Colli Albani quando due dei suoi figli più piccoli manifestarono i sintomi del colera. Rimasta contagiata per assisterli, M. morì ad Albano Laziale l’8 ag. 1867.
Per ordine di Pio IX vennero fatte solenni onoranze funebri nella chiesa di S. Maria in Vallicella a Roma.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Arch. Borbone, nn. 759, 794, 803, 1009, 1105, 1148 (corrispondenza), 1088, 1507 (matrimonio e parti), 1579, 1624, 1625, 1628 (periodo di vedovanza), 1608 (atto di matrimonio), 1614 (morte della regina); necrologi in La Civiltà cattolica, XVIII (1867), 11, pp. 610-616; F. Ceva Grimaldi, Della città di Napoli dal tempo della sua fondazione fino al presente, Napoli 1857, p. 761; H. Acton, Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861), Firenze 1962, pp. 121, 126, 154, 171, 185, 198, 318, 359, 383-390, 405, 409, 426-452, 485, 513, 519, 584, 588, 605-610; R. De Cesare, La fine di un Regno, Milano 1970, pp. 237, 245-253, 388, 413, 811; L. Settembrini, Ricordanze della mia vita, Roma 1990, pp. 78 s.; R.M. Selvaggi, Ferdinando II di Borbone, Roma 1996, pp. 26 s.; S. De Maio, Breve storia del Regno di Napoli, Roma 1996, p. 47; G. Coniglio, I Borboni di Napoli, Milano 1999, pp. 338-340; G. Campolieti, Re Franceschiello, Milano 2005, pp. 31-50, 62 s., 67, 76, 89, 96, 122-127, 133, 144-149, 155, 163, 173, 182-197, 208, 220, 230-232, 263, 270, 279, 307, 315, 341, 357, 363, 394-398, 419-438, 470.