BARBIERI, Marianna
Nacque a Firenze il 18 febbr. 1818 da un modesto impiegato della corte granducale. I primi elementi dello studio musicale le furono impartiti dallo zio Luigi Barbieri. Più tardi studiò con Giuditta Pasta e N. Vaccaj di Milano (o, secondo altri, con Ermanno Ricchi e Pietro Romani) e per la parte scenica con Carlotta Marchionni.
Debuttò nella stagione di carnevale del 1839-40 con la Lucrezia Borgia di G. Donizetti al Teatro della Pergola di Firenze.
Sulla scelta di quest'opera, che fu una delle preferite dalla B., c'è tutta una storia: l'estrema bruttezza della B., concordemente ammessa da tutti i biografl, pare avesse destato le preoccupazioni dell'impresario e della stessa cantante. La scelta, dunque, cadde su quest'opera, perché durante tutto il primo atto la protagonista canta con una maschera sul viso, che toglie solo alla fine: il successo fu grande' proprio perché le sue doti canore si imposero clamorosamente. Un intraprendente artigiano lucchese coniò poi un gran numero di caricature della cantante, in ceramica, che ebbero una vendita straordinaria e accrebbero la sua notorietà.
Subito dopo, la B. cantò al Teatro alla Scala di Milano (4 genn. 1840) nel Belisario di G. Donizetti con il ruolo di Antonia, ma questa volta il pubblico sembrava non volesse ascoltarla e rumoreggiava al solo vederla apparire: essa dovette fare notevoli sforzi per poter essere accettata. Dopo queste prime apparizioni, ci fu una certa interruzione, provocata dagli imbrogli del suo impresario B. Merelli, il quale, temendo forse le ire del pubblico, si rifiutava di rispettare il contratto e voleva costringerla a cantare fra un atto e l'altro al milanese Teatro della Canobbiana. La B. ricorse in tribunale e, vinta la causa, fu libera di potersi impegnare di nuovo. Un impresario di notevole fiuto, Alessandro Lanari, la scritturò immediatamente, e fece un buon affare, poiché in brevissimo tempo la B. suscitò il più vivo entusiasmo, in modo particolare nelle stagioni 1844-45 e 1846 al Teatro Regio di Parma. Per la sua voce di straordinaria potenza e il suo temperamento fortemente drammatico, era adattissima ad interpretare le eroine verdiane; fu la prima interprete, infatti, de I due Foscari,data a Roma al Teatro Argentina il 3 nov. 1844, e di Macbeth,rappresentata il 14 marzo 1847 al Teatro della Pergola di Firenze, la cui esecuzione stupenda le valse la gratitudine e l'apprezzamento dello stesso Verdi.
Da Firenze la B. passò al Teatro S. Carlo di Napoli, dove cantò la Lucrezia Borgia nel carnevale del 1848, per poi partecipare alla prima esecuzione de Il corsaro di Verdi, dato al Teatro Grande di Trieste il 25 ottobre dello stesso anno. Fu anche una delle prime interpreti de I masnadieri (Torino, Teatro Regio, stagione 1849-50, insieme con la Lucrezia Borgia e il Poliuto donizettiani), della Luisa Miller (Bologna, Teatro Comunale, autunno 1850, insieme con Macbeth)e di altre opere verdiane, come Ernani, Nabucco, Il Trovatore.Nel 1851, dopo i trionfi riscossi nei teatri di Vienna, Barcellona e Madrid, la B. ottenne uguali successi al Teatro Italiano di Parigi cantando nella Semiramide di Rossini. Altri compositori, oltre Verdi, la predilessero, come G. Pacini e T. Mabellini, che scrissero per lei Lorenzino dei Medici e Il conte di Lavagna.Del Pacini la B.. interpretò anche Buondelmonte durante la stagione 1852-53 al Teatro Regio di Torino (insieme con il Mosè rossiniano). La B., che era socia dell'Accademia di S. Cecilia in Roma, del Liceo di Belle Arti e dell'Accademia FilarTonica di Firenze, ricevette anche il titolo 4i "virtuosa onoraria di camera e cappella" del granduca di Toscana. Ebbe due mariti, il primo dei quali fu il conte Antonio Nini, senese, da cui ebbe un figlio. Ritiratasi dalle scene verso il 1857, la cantante si stabilì a Firenze, accogliendo nella sua casa la migliore società del luogo e tutti i musicisti e gli uomini notevoli di passaggio. Durante un ricevimento da lei dato, conobbe il pianista viennese Leopold Hackenzóllner, divenuto suo secondo marito, che sparì dopo averne dilapidato il patrimonio senza lasciare tracce di sé.
La B., lasciata dal marito nella più completa miseria, visse i suoi ultimi anni impartendo lezioni di canto, specialmente agli stranieri, in una soffitta. Comparve in pubblico per l'ultima velta il 4 maggio 1887, cantando nello Stabat Mater rossiniano, per le onoranze a Rossini in Santa Croce. Qualche mese dopo, il 28 nov. 1887, moriva a Firenze.
La B. ebbe una voce notevolmente voluminosa e pesante; questo, però, non le impediva di avere una coloritura di una limpidezza assoluta, tanto che il Rovani definiva le sue scale "una pioggia di perle scintillanti" (Bonaventura). Tutto il suo registro acuto, del resto, era chiaro e squillante, come richiedevano le opere verdiane, delle quali fu una delle maggiori interpreti. Il suo temperamento forte, drammatico, si accordava in modo perfetto alla potenza della voce, e ne faceva uno dei migliori "soprani-drammatici" del tempo; la qual cosa non è poco, se si considera il periodo particolarmente ricco di cantanti di grande risonanza.
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