MOROLIN, Marianna
Marianna Torta, maritata Morolin, fu attrice, nata in Alba il 30 giugno 1840, morta a Venezia il 19 giugno 1879.
Questa schietta piemontese, che doveva diventare la maggiore artista del teatro veneziano, dopo avere peregrinato per varie compagnie, cominciò ad affermarsi in quella in dialetto piemontese di Giovanni Toselli.
Non bella, ma di grazia insinuante, di viva intelligenza e di squisita sensibilità, dotata di voce dolcissima, raggiunse ampia notorietà nel repertorio della compagnia, a base sentimentale e con spunti patriottici. Nel 1867 a Venezia, specie nel Ciochè del vilage suscitò nel pubblico una commozione straordinaria: ciò indusse il marito di lei, Angiolo, a ridurre la commedia in veneziano. L'attore Covi divenne il suo maestro di dialetto, ed ella riuscì ad assumere il più puro accento veneziano, facendosi acclamare dal pubblico in Maridemo la putela, La fia del sor Piero all'asta, ecc. Il successo del repertorio e il fascino dell'attrice, indussero R. Selvatico a scrivere La bozeta de l'ogio, e più tardi Gallina Le barufe in famegia. Da una perfetta fusione di autori e interpreti, uscì il nuovo teatro veneziano, del quale la M. fu l'anima. Ella viveva i personaggi con verità e semplicità estreme: prima che attrice, era donna, che gioiva e dolorava, con piena, ingenua, toccante felicità d'espressione e con tendenza a un delicato sentimentalismo, il quale forse non fu senza influenza sugli autori che scrissero per lei: primo fra tutti Giacinto Gallina (v.), tanto che, quando ella morì, il commediografo tacque per qualche tempo, e il rinato teatro veneziano parve declinare.
Il marito Angiolo Morolin, nacque nel 1831 a Venezia, dove morì il 9 febbraio 1898.
Segretario di E. Rossi, di A. Salvini, fece parte, dopo avere sposato la Torta, della Compagnia Toselli; ma il suo successo fu, come si è detto, nel farsi capocomico d'una compagnia trasformata in veneziana. La morte della moglie ne segnò il tramonto; perduti gli attori di maggior fama e il repertorio, si rassegnò a un modesto impiego. Era un buon attore: sobrio, corretto, diligente.