CELLINI, Mariano
Nato a Firenze l'8 dic. 1803 da Gaetano e da Luisa Conti, modesti operai di sartoria, aveva cominciato a lavorare a otto anni, presso un negozio di cartoleria, per passare, poco più che decenne, come aiuto alla composizione prima nella tipografia della vedova Luchi e poi in quella di Guglielmo Piatti, dove aveva trovato un'ottima guida nel proto L. Ambarelli, che proveniva dall'officina del Bodoni e si era rifugiato in Toscana dopo la Restaurazione. Nel 1815 aveva perso la madre, cui era molto affezionato. Nell'ottobre 1817 il C. dovette lasciare la tipografia per seguire in Egitto, il padre, ingaggiato con un gruppo d'una quindicina d'operai per impiantare al Cairo una fabbrica di panni all'uso toscano. Il carattere riservato e un po' scontroso del ragazzo mal si adattò al costume troppo libero di quella compagnia, a lungo inoperosa perché l'impresa, voluta dal vicere, andava a rilento, e lo indusse ad iniziare per proprio conto gli studi ecclesiastici, sotto la guida d'un frate del locale convento francescano. Rimpatriato dopo una grave malattia, riprese il lavoro dal Piatti dove rimase fino alla primavera del 1821, quando fu scelto quale compositore per la stampa dell'Antologia da G. Cioni, che era stato incaricato da G. Vieusseux della redazione e dei rapporti con la tipografia, e che era insoddisfatto dell'opera di Luigi e Iacopo Ciardelli nella stampa dei primi tre numeri.
Passò così all'officina gestita da L. Pezzati, dai cui torchi uscirono tutti i successivi fascicoli della rivista fino alla sua soppressione, nel marzo 1833. Ed ebbe così iniziò una lunga, riconoscente, fedele amicizia del C. per il Vieusseux, per il quale fu stimolo indiretto ad ampliare l'attività editoriale iniziata con l'Antologia e il Giornale agrario. A lui infatti si rivolse il C. qualche anno dopo il matrimonio (9 febbr. 1828), per provvedere ai crescenti bisogni della famiglia, con la proposta d'iniziare un'attività di compositore in proprio in aggiunta agl'impegni col Pezzati. L'occasione si presentò nel 1834: Glauco Alasi, in seguito al divieto di continuare nell'esercizio della tipografia, fu costretto a vendere le attrezzature dell'officina livornese, ch'era stata di suo padre Tommaso, e lo stesso C. fu incaricato di andarne a esaminare la consistenza. Conclusero l'acquisto, col Vieusseux, vari amici del gruppo dell'Antologia, fra cui C. Ridoffi che dal 1842 al 1848 ospitò l'impresa nei locali a piano terra del suo palazzo "che girando da via Toscanella conducono allo sdrucciolo de' Pitti fin presso via Maggio". La direzione fu affidata ancora al Cioni, ormai settantacinquenne, e la tipografia incominciò a funzionare il 2 genn. 1835 con la denominazione di "Galileiana", scelta dai soci per richiamare gli intenti dell'Antologia non puramente letterari, bensì estesi alle scienze, all'economia e alle loro applicazioni pratiche.
Il lavoro iniziò nel 1835 con una succinta opera del C., Biografia di G. Galilei, quale, primo "Saggio de' caratteri". Agl'impegni fissi iniziali dei fascicoli trimestrali del Giornale agrario toscano (dal vol. IX) e degli Atti dell'Accademia economico-agraria dei Georgofili (dal vol. XIII) si affiancarono presto i Rendiconti dell'Istituto agrario di Meleto fondato dal Ridolfi (1835-42), il Giornale dell'Associazione agraria della provincia di Grosseto (1835-45), la Guida dell'educatore diretta da R. Lambruschini con le annesse Letture per fanciulli di P. Thouar (1836-45), un calendario artistico, L'Illustratore fiorentino (1836-40), un Calendario italiano (1837-38, poi 1841-47) compilato da "una società di amici" come il successivo Mondo nuovo (1851-61).
La censura non aveva concesso al Vieusseux di pubblicare, dopo la soppressione dell'Antologia, un Indicatore bibliografico italiano quindicinale, né una raccolta di Opuscoli, memorie e corrispondenze di scienze, lettere ed arti, come aveva più tardi respinto un'analoga proposta di Miscellanea avanzata dal Masi, già costretto a lasciare Livorno; permise però un ben limitato notiziario delle novità librarie attraverso un Bullettino bibliografico toscano da annettersi ai fascicoli del Giornale agrario (giugno 1835) e la pubblicazione d'un foglio di annunzi delle nuove accessioni al Gabinetto scientifico e letterario del Vieusseux, che ebbe luogo saltuariamente a partire dal 1839. Dal 1841 finalmente poterono uscire i poderosi volumi dell'Archivio storico italiano, ossia raccolta di opere e documenti inediti o divenuti rarissimi riguardanti la Storia d'Italia, della sua Appendice e poi del Giornale storico degli archivi toscani iniziato nel 1857 per affiancarne l'opera.
L'attività di stamperia, limitata per i primi cinque anni a soli quattro torchi a mano, e in un regime di quasi provvisorietà per le incertezze dei soci aveva preso un certo slancio solo con gli anni '40. In precedenza erano apparse alcune memorie di modesta mole a carattere scientifico, agrario, economico, o edizioni scolastiche (curiosi dodici volumetti di Letturine, "pubblicati dal conte Piero Guicciardini per la prima sala d'asilo aperta in Firenze", nel 1836), senza oltrepassare le seicentottanta pagine d'una traduzione di Tucidide o le settecentosessanta del Trattato completo di anatomia descrittiva del Boyer. Col 1840 una più solida base finanziaria permise di tentare il campo delle grandi, compilazioni storiche in parecchi volumi già dimostrato promettente dall'editoria piemontese e lombarda: L'Europa durante il Consolato e l'Impero del Capefigue, Storia fiorentina dai tempi etruschi fino all'epoca presente di Giunio Carbone accompagnata da laboriose Tavole cronologiche e sincrone di A. v. Reumont del 1841, Rimembranze storiche ed aneddoti della vita di Napoleone Bonaparte di L. Giovanni, sempre del 1841, e un Atlante militare di Napoleone e le sue 14 campagne dello stesso, del 1842.
Erano soprattutto idee del Vieusseux (il C., da parte sua, non si sarebbe spinto più in là del suggerimento di una "raccolta completa dei Padri della Chiesa": lettera al Vieusseux del 17 ag. 1842), ma non dovettero incontrare il successo sperato, perché nel giro di qualche anno tali iniziative furono abbandonate, o passarono ad altri editori, come la Storia d'Italia narrata al popolo italiano di G. La Farina (1846, ripresa poi tra il 1848 e il 1853). Probabilmente, il perfezionismo tecnico e, d'altro canto, la modesta attrezzatura, non consentivano l'uscita di dispense con periodicità regolare, indispensabile per un vasto smercio. Ugualmente sfortunata, e cioè limitata a sedici dispense soltanto, poi affidata ad altri, fu nel 1859 la stampa d'una Storia d'Italia dal 1815 al 1859 di G. Pistelli per conto dell'editore Angelo Usigli.
La tipografia Galileiana continuò quindi a stampare prevalentemente perfetti, splendidi volumi di grande impegno e di limitata diffusione, come i quattro della R. Galleria Pitti illustrata da cinquecento tavole incise su rame da L. Bardi del 1842. Si acuivano intanto i contrasti, tutt'altro che nuovi, col più che ottuagenario Cioni; il C. offrì più volte le sue dimissioni dalle funzioni di proto, ma soltanto nel 1850 ottenne il riconoscimento formale delle mansioni direttive esercitate fin dal 1835, e l'aggiunta in ditta della dicitura "di M. Cellini e C.". Il. suo amor proprio di autodidatta aveva già trovato qualche soddisfazione nella fondazione (1846) d'una Società di mutuo soccorso fra i tipografi, che ebbe sede presso la Galileiana, sotto la sua presidenza, e nella stesura d'un "dialogo popolare", Della legge sulla stampa in Toscana (1847).
La libertà di stampa, del resto, non, servì al Vieusseux per far rinascere (con l'allusivo titolo La Fenice) la prediletta Antologia: il manifesto allora diffuso, precisa lo stesso C., "non ebbe effetto per mancanza d'associati". Uscirono dalla Galileiana, inadatta alla stampa di quotidiani, due fogli settimanali dalla breve vita: Lo Specchio e Letture politiche. Giornaletto per il popolo, diretto da P. Thouar e dal Cellini. Di ben maggiore importanza la ripresa dall'agosto 1849 d'una rivista pedagogica, curata insieme al Thouar dallo stesso C.: Letture di famiglia (dal 1855 col sottotitolo Raccolta di scritti originali d'educazione, d'istruzione e ricreazione intellettuale),che venne affiancata dal 1854 al 1859 da un'Appendice, e poi da La Famiglia e la scuola (1860-61) e da La Gioventù. Ragguagli d'educazione e d'istruzione. Un'altra rivista mensile, Le Arti, progettata per il 1865 col corredo per ogni fascicolo di "almeno una tavola fotografica" non giunse alla pubblicazione; il tentativo di avvalersi direttamente di riproduzioni fotografiche si limitò ad un quadro di C. Vogel premesso al volume Dante e il suo secolo, edito per il centenario, in quello stesso anno. Costretto ad ozio forzato da una paralisi al lato destro a partire dal 1870, il C. si dedicò dal 1871 al 1873, a Signa, alla stesura di alcune pagine autobiografiche (Vita di un povero ragazzo, uscita col titolo Alcuni ricordi della sua vita pubblicati dai figliuoli, a cura di A. Gelli, Firenze 1878, e ristamp. da C. Cappuccio in Memorialisti dell'Ottocento, III, Milano 1972, pp. 677-729).
Il C. morì a Firenze il 13 apr. 1877.
Fonti e Bibl.: Lettere del C. al Vieusseux e al Tommaseo sono conservate nei fondi rispettivi, presso la Bibl. nazionale di Firenze. Si vedano Saggio di caratteri della Tipografia Galileiana e per incidenza cenni sull'origine della stampa, storia di detta tipogr. e catalogo delle opere stampate fin qui dalla medesima, Firenze 1853; Nota dei lavori della Tipografia Galileiana e per incidenza cenni sull'origine della stampa e storia di detta tipografia, Firenze 1862; B. Prina, Glorie patrie, o profili di letter. ed educatori, Milano 1890, pp. 345-354; B. Righini, Iperiodici fiorentini, Firenze 1955, ad Indicem.