COPPEDÈ, Mariano
Nacque a Firenze il 14 ag. 1839, da famiglia di condizioni assai modeste, quattordicesimo figlio del sarto Luigi e di Assunta Masini. La sua biografia, quale ci è tramandata dai figlì, è imperniata tutta sul tema del riscatto sociale, sull'uomo che seppe elevare le sue umili origini con l'esercizio e l'amore per l'arte. A cinque anni, rimasto orfano di padre e di madre, il C. fu affidato dai fratelli all'orfanotrofio del Bigallo e poi alla Pia Casa di lavoro; messo successivamente "a bottega", cambiò più volte mestiere e padrone finché, "essendo stata notata in lui inclinazione al disegno", venne collocato presso un intagliatore. Fu questa definitivamente la sua strada nel solco di quella tradizione artigiana dell'intaglio e della scultura in legno che a Firenze, dalla metà dell'Ottocento, trovava motivi di efficace incremento in una ideale continuità con la "bottega" rinascimentale. Fu allievo prima di P. Cheloni, poi del Morinì e del Caianì nel laboratorio dei quali maturò la sua formazione.
Partecipò volontario alle campagne del '59 e '60 guadagnandosi una medaglia al valore ed altre onorificenze. A guerra finita, fu nuovamente a Firenze dove, ritornato al lavoro "con tenacia ed intensa volontà", nel '65 sposò Antonietta Bizzarri dalla quale ebbe tre figli: Gino, Carlo e Adolfo. Verso il 1875 aprì un proprio laboratorio d'intaglio e di mobili d'arte sotto i loggiati, allora chiusi, alla sinistra della chiesa di S. Croce e dopo aver superato un momento economicamente difficile e per giunta funestato dalla morte della giovane moglie, cominciò a trovare commesse numerose ed importanti. Nel 1885 il laboratorio venne trasferito in locali più ampi, sul lungamo Guicciardini, ed assunse la denominazione di "Casa artistica".
In un primo momento la produzione del C., pur in ambito sostanzialmente eclettico, appare orientata preferenzialmente verso la rivisitazione dei medio Rinascimento fiorentino ed è in una linea forse anche più sobria rispetto ai coevi prodotti di altri laboratori artigiani cittadini assai noti quali quelli di A. e R. Barbetti, di L. Frullini, di P. Fanfani, di A. Baccetti; in un repertorio che comprende stipi, cassoni, caminiere, credenze di impianto tradizionale, il C. privilegia quella decorazione ad intaglio, spesso ad altorilievo, che meglio contribuisce a far risaltare le qualità esecutive di questo. tipo di artigianato. Tuttavia dopo il 1890, forse anche per l'apporto del maggiore dei figli del C., Gino, si assiste ad una progressiva evoluzione del linguaggio della Casa artistica: il punto di riferimento è ora più precisamente l'opulénza ornamentale e la pregnanza simbolica della stagione manierista fiorentina. Nel disegno di questi manufatti la decorazione acquista sempre più peso fino a coinvolgere, con vere e proprie sculture a tutto tondo, la stessa struttura del mobile. Motivi zoomorfi ed antropomorfi, ghirlande di fiori, stemmi, borchie e festoni, fusi in un unicum monumentale, vanno a caratterizzare questa mobilia che esemplifica, portandolo al paradosso, un certo gusto dell'epoca umbertina. Tale linguaggio decorativo, trovando in seguito più ampio sviluppo nell'operare architettonico di Gino e Adolfò, è la premessa a quello che si connoterà come "stileCoppedè".Negli anni '90 dunque il C., coadiuvato dai figli, da alcuni ebanisti e scultori in legno direttamente alle dipendenze della Casa artistica ed usufruendo della rete capillare del lavoro a cottimo congenito a questo tipo di artigianato e alla stessa struttura sociale dei quartieri fiorentini di S. Croce e di Oltrarno, eseguì numerosi lavori per committenti di prestigio; specie per quella aristocrazia per la quale Firenze continuava ad essere sinonimo del massimo di artisticità e di buon gusto.
Merita ricordare gli arredi per i Morgan di Londra, per i Rothschild di Parigi, per casa Savoia, per il marchese de la Motilla di Siviglia; in ambito locale la Casa artistica eseguì alcuni mobili per la residenza reale di palazzo Pitti, alcuni modelli per fusioni in metallo per la fonderia dei Pignone, nonché singoli mobili od interi ambienti per la più varia clientela. Anche l'attività architettonica di Gino fu poi occasione di lavori importanti: vanno menzionati, tra gli altri, l'arredo di alcune sale del castello MacKenzie (1897-1906) e del castello Bruzzo (1912) a Genova, del castello Rolandi-Ricci (1909-10) a Lido di Camaiore presso Viareggio, della villa Biancardi (circa 1907) a Codogno (Milano). Ancora più legata al laboratorio paterno fu l'attività di - Adolfò, spesso impegnato in progetti di prestigiosi interni.
Nel 1909-10 il C. fu a Città del Messico con alcuni suoi lavoranti per soprintendere alla messa in opera degli arredi e dei rivestimenti interni del Palacio de Correos y Obras Publicas. Fu nominato cavaliere del lavoro e contemporaneamente professore onorario dell'Accademia delle arti del disegno di Firenze.
Intorno al 1910 il laboratorio, che programmaticamente si configurava come "lo studio di tutte le arti dove era curata ogni manifestazione del bello" e che annoverava collaboratori numerosi fino a formare una sorta di scuola, venne trasferito sul viale Carlo Alberto in ampi locali di proprietà della Pia Casa di lavoro; trasferimento forse operato anche in previsione della progettazione ed esecuzione di arredi navali per il Lloyd Sabaudo. Dopo alcune sale per il piroscafo "Principe di Udine" (che il C. aveva eseguito prima del 1908), fu iniziata nel 1 14 la progettazione degli interni di prima classe del "Conte Rosso". Questo lavoro a cui parteciparono tutti e quattro i Coppedè venne portato a termine nel 1920, dopo la parentesi bellica, e fu interamente eseguito a Firenze.
Il C. morì, ottantenne, a Firenze il 20 dic. 1920.
Fonti e Bibl.: Firenze e Montemurlo (Firenze), Archivio della famiglia; Indicatore gen. della città di Firenze, a cura di Z. Ventinove, II, Firenze 1877, p. 199; D. Bicchi, Le industrie fiorentine, in Firenze d'oggi, Firenze 1896, p. 172; Ricordi di architettura, XVIII (1899), n. s, tavv. 26 s., 33, 34; Atti del Consiglio comunale di Firenze. Adunanza Pubblica del dì 30 dic. 1920, Firenze 1921, pp. I, 10-13; Il primo trionfale viaggio del Conte Rosso in America, in L'Illustraz. ital., 11 giugno 1922, p. 516; Accad. reale delle arti del disegno di Firenze, Concorso Panerai, Dupré, Coppedè (catalogo), Firenze 1928, pp. 2931; R. Bossaglia-M. Cozzi, I Coppedì, Genova 1982; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 375; Enc. Ital., XI, p. 327.